MOZIONE GENERALE
L’ assemblea dell’ Associazione “Diritti alla Follia”, riunita a Roma in Via Bargoni nn. 32 – 36 Domenica 24 Novembre 2019 per il II Congresso:
-udita la relazione del segretario, la approva;
-saluta l’ inserimento, nel “documento politico” espresso dal IX Congresso Italiano del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, riunito a Napoli dal 31 Ottobre al 2 Novembre 2019, della denuncia della “coercizione psichiatrica, e di come la cosiddetta legge Basaglia non garantisca alcun contraddittorio, alcuna difesa tecnica, alcun passaggio obbligatorio in una udienza giurisdizionale, alla persona sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio, trattamento spesso posto in essere all’ interno di reparti “chiusi” alle visite dei familiari, e privo di uno statuto legale proprio”;
– esprime delusione per il Relazione al Parlamento del 2019 del “Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”, ed in generale per l’ attività, del tutto insufficiente, svolta dal Garante Nazionale in quest’ ambito. Pur esprimendo apprezzamento per l’ esplicitazione – da parte del Collegio del Garante Nazionale – dell’ intenzione di occuparsi del tema della coercizione psichiatrica, e per le iniziative già intraprese su questo terreno, è evidente che occorre sollecitare il Collegio ad approfondire le problematiche sul tappeto e rendere più incisiva la propria preziosa azione;
-denuncia l’ assoluta inadeguatezza dell’ attività generale della rete dei Garanti, di ambito regionale o cittadino che siano, sul fronte della tutela e salvaguardia delle prerogative dei sottoposti – in varie modalità – a coercizione psichiatrica. Si tratta di un ambito di intervento che – anche quando specificamente previsto nella legge o nel provvedimento normativo istitutivo della figura del Garante – si scontra con la scarsa o inesistente conoscenza del tema da un lato, con la sottovalutazione della gravità delle forme di abuso ordinariamente inflitte dall’ altro;
-registra la sostanziale coincidenza tra le proposte di modifica delle procedure di trattamento sanitario obbligatorio messe in campo da “Diritti alla Follia” e le raccomandazioni ripetutamente rivolte all’ Italia dal Comitato Europeo di Prevenzione della Tortura in materia di coercizione psichiatrica (in occasione di visite agli SPDC svolte negli anni 2004, 2008, 2012, 2016) e denuncia la “congiura del silenzio” che si è manifestata riguardo al contenuto di tali raccomandazioni;
-sottolinea come la “risoluzione” sui temi della salute mentale, approvata all’ unanimità dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati il 6 Novembre 2019, a prima firma della deputata del partito Democratico Giuditta Pini, non contenga – in nessuno dei 13 punti in cui è articolata -una riga di auspicio e sollecitazione a riforme in tema di attribuzione di “diritti”, a conferma di una totale “sordità” ai temi delle garanzie da riconoscere in quest’ ambito da parte dell’ intero arco “costituzionale”;
-prende atto – all’ interno di una comunità psichiatrica fortemente contraria ad ogni prospettiva di riforma che possa introdurre elementi di contraddittorio e controllo dell’ operato psichiatrico nell’ ambito delle procedure coercitive, come testimoniato in particolare dalla ufficiale presa di posizione della Società Psichiatrica Italiana sul fronte dell’ inserimento di garanzie in favore dei sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio – degli spazi di dialogo che sembrano manifestarsi nel rapporto con “Psichiatria Democratica”, con la quale è indispensabile continuare un serrato confronto nel merito dei problemi;
-evidenzia come i fatti di Bibbiano, relativi a presunti abusi nelle pratiche di affidamento dei bambini nella Val d’ Enza in Emilia, segnalino la necessità di affrontare i nodi: della coercizione dei servizi sociali, con il “tragico” supporto psicologico-psichiatrico, a carico di bambini e genitori che si registra in tali procedure, nonchè dell’ inadeguatezza del contraddittorio garantito ai protagonisti innanzi al Tribunale per i Minorenni, con enorme sacrificio dello stesso ascolto dei minori;
-in tema di amministrazione di sostegno, conferma il giudizio totalmente negativo sull’ effettiva piega assunta dall’ istituto giuridico, che nell’ ambito di un procedimento di volontaria giurisdizione caratterizzato dall’ assenza di garanzie di contraddittorio, consente l’ assunzione di un ruolo che può permettere all’ amministratore di sostegno – scelto anche “contro” la volontà dell’ interessato e senza il “gradimento” dell’ interessato sulla persona – di sostituirsi al cosiddetto “beneficiario” nella prestazione del consenso alle cure e di assumere decisioni circa la “collocazione” fisica del beneficiario. Le situazioni che si creano, drammatiche specie nei casi in cui l’ amministratore di sostegno (come il tutore in analoghi casi) viene individuato al di fuori della famiglia ed ingaggia immediatamente un conflitto con i familiari, sono gestite al di fuori di procedure rigorosamente codificate dai giudici tutelari, in una “giungla” di prassi nelle quali i diritti fondamentali della persona sono calpestati;
-in tema di misure di sicurezza per i “non imputabili”, lamenta l’ assurdità civile e giuridica delle “liste d’ attesa” per le REMS, che al di là dell’ inadeguatezza di tali strutture, costringe ad una condizione di detenzione cittadini che sono destinatari della misura di sicurezza, ed evidenzia l’ insostenibilità dello statuto giuridico della libertà vigilata, indefinita nei contorni e potenzialmente perpetua nei rinnovi: ciò di fatto consente il perpetuarsi di forme di “ergastolo bianco” a carico degli i capaci di intendere e di volere.
Di fronte a tale situazione di “emergenza”, preso atto delle difficoltà organizzative e finanziarie che hanno impedito l’ attuazione della prevista presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare sui temi del TSO, l’ Assemblea generale dell’ associazione “Diritti alla Follia” dà mandato agli organi dirigenti:
-di stabilire collaborazioni con realtà associative, anche estere, impegnate su temi di interesse dell’ associazione, per elaborare disegni di riforma “comuni” e sviluppare campagne di informazione e sensibilizzazione a riguardo;
– di predisporre un approfondimento sulle criticità dell’ istituto dell’ amministrazione di sostegno e sulle misure di sicurezza per i non imputabili, in ordine ai quali temi l’ associazione deve dotarsi di una proposta di riforma organica;
– di continuare nell’ attività di dialogo, segnalazione e denuncia di casi concreti ai diversi Garanti – nazionale, regionali e locali – al fine di responsabilizzarli circa il compiuto esercizio della funzione loro assegnata;
– di continuare ed approfondire il dialogo stabilito con il Comitato per la Prevenzione della Tortura nell’ ambito del Consiglio d’ Europa, per rendersene interlocutori a proposito delle attività del Comitato sulla coercizione psichiatrica, per segnalare allo stesso situazioni meritevoli di intervento;
– di divulgare il contenuto delle “Raccomandazioni” inviate dal Comitato dall’ Italia nelle visite del 2004, del 2008, del 2012, del 2016, sviluppando specifiche iniziative nei confronti delle massime autorità della Repubblica,
– di esplorare la possibilità di attivare le giurisdizioni internazionali per la verifica della compatibilità – con gli standard internazionali in materia di giusto processo e tutela della dignità e dei diritti fondamentali della persona – della disciplina in tema di trattamento sanitario obbligatorio, tutela ed amministrazione di sostegno, misure di sicurezza per i non imputabili, procedura per la sottrazione dei minori alla famiglia di provenienza.
La quota associativa per l’ anno 2020 è fissata in € 20,00 (euro venti,00)
Roma 24 novembre 2019