Testimonianza
Con gran sollievo ho appreso che l’organizzazione ”Diritti alla follia” cerca di correggere le storture e le deformità insite nell’istituto dell’amministrazione di sostegno e che purtroppo la mia famiglia ed io abbiamo sperimentato.
Questa è la storia: mia sorella, convivente con me e con mio figlio da circa ventinove anni, nel febbraio scorso, è stata ricoverata in una casa di cura cittadina perchè affetta da una infezione dermatologica e inoltre molto deperita.
In accordo con la geriatra, chiamata da noi, il ricovero sarebbe dovuto durare circa una settimana o al massimo dieci giorni.
L’ amministratrice di sostegno, ( ahimè da noi inizialmente voluta per poi renderci conto dell’ inutilità di questa presenza estranea ) senza alcun preavviso e con una rapidità sorprendente, soprattutto senza il consenso della diretta interessata, ha predisposto il trasferimento o meglio la deportazione di mia sorella in una struttura in cui si trova ormai da quasi cinque mesi. Il senso di questo gesto crudele e cinico è da ricercarsi in parte nel desiderio di mostrarsi zelante con le istituzioni e in parte per vendicarsi della nostra richiesta di rimozione dall’incarico.
Nel giro di un paio di giorni la nostra vita è cambiata; nessun ricorso al giudice, nessuna istanza, nessuna mail, niente di tutto ciò è servito a rimuovere tale situazione dove i più elementari diritti sono stati violati, la volontà di mia sorella è stata ignorata, il nostro parere mai richiesto, ne mai siamo stati ascoltati, a me è stato tolto il contributo sul canone d’affitto che dividevo con mia sorella
mettendomi in grave difficoltà, a lei la dignità di essere umano cosciente e razionale.
Poi che importanza può avere che lei sia una donna di ottantadue anni, che sei anni fa abbia perso l’unico giovane figlio, che noi rappresentiamo per lei la famiglia, la sicurezza e il luogo dei suoi ricordi?
Il giudice ha salomonicamente affidato la sentenza ai servizi sociali che hanno ” consigliato ” un prolungamento della degenza in struttura, periodo abbondantemente trascorso, ha poi rimosso l’amministratrice di sostegno come avevamo chiesto, per sostituirla con una collega della precedente che ne prosegue l’operato. Una situazione grottesca che sembra senza via d’uscita, un rimpallo di
responsabilità, una rete di bugie e di calunnie che circondano quello che a tutti gli effetti è un sequestro di persona.
Aggiungo con amarezza che in un mondo popolato prevalentemente di donne, ho visto emergere con chiarezza viltà e cinismo, sete di vendetta e desiderio di affermazione, esercizio del potere e mediocrità ma mai ho visto una scintilla, uno sprazzo, una luce di quell’intelligenza che diventa poi umanità e compassione.
Leggo con sconcerto e indignazione e umana “pietas”. Colgo poi una sfumatura interessante, quando l’autrice/vittima parla di desiderio di affermazione da parte di questi “soggetti amministranti”… Aggiungerei che esistono mediocri individui (maschi o femmine) che traggono dall’esercizio di uno squallido dominio sugli altri, un piacere sadico che li compensa della cupa, subconscia consapevolezza di essere professionalmente dei semifalliti. Uscire allo scoperto, denunciare, fargli pagare un prezzo. Unirsi per ottenere una profonda, radicale modifica di una legge che sta producendo una vera forma di schiavitù legale.
Stessa identica cosa è successa a mia madre abbandonata a se stessa perchè l’A.D.S.è troppo indaffarato a fare la guerra a me ,che ho chiesto di sostituirlo al G.T.,ma siccome che nel Tribunale di Rimini non importa la tutela dei deboli ma solo i guadagni degli AVVOCATI A.D.S.,noi dobbiamo difenderci da lui ,mentre chi ha bisogno di cure è abbandonato a se stesso e il G.T.è troppo indaffarato a tutelare il suo a.d.s.per rispondere alle istanze dei famigliari che vivono quotidianamente il deperimento della propria madre questa è la Giustizia Italiana