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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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Comunicato stampa

RSA: “PRIVILEGIO” DEI BIANCHI

Diritti alla Follia · 08/09/2023 · 1 commento

Loro non sono come noi. Sono meglio. Loro non mettono i loro anziani nelle RSA o cronicari vari. Loro considerano sacri i loro vecchi, anche se dementi, malati, invalidi e li accudiscono in famiglia, con l’aiuto della comunità di riferimento. Loro sono come eravamo noi italiani tanti anni fa, prima che esplodesse il business delle strutture per vecchi. Loro sono i nostri migranti, quelli che vengono in Italia a pulire le nostre case, a occuparsi dei nostri anziani. A fare di tutto e di più. E sono allibiti dal fatto che noi italiani non si abbia tempo per i genitori invecchiati. Che non ci sia intorno a loro una rete di assistenza e protezione fornita dall’intera comunità come accade nei loro paesi.

L’associazione radicale “Diritti alla follia”, nella sua rubrica “Il diritto fragile, ha voluto ascoltare le loro testimonianze, puntando l’accento sui migranti anziani: che fine fanno? Nessuno ne ha mai parlato finora. Nel nostro immaginario i migranti sono tutti giovani e forti, ma anche loro invecchiano. E dopo che succede?

Doumbia, 35 anni, è in Italia da sei e viene dalla Costa d’Avorio: “Sono arrivato con la barca a Lampedusa, racconta, ho visto tanti bambini e donne rimasti in acqua. Poi sono stato trasferito a Verona, ho imparato l’italiano perché per l’integrazione devi conoscere la lingua, ho fatto le scuole serali e ho trovato lavoro alla Fondazione Arena. In Costa d’Avorio gli anziani sono le persone più preziose, quando muoiono è come una biblioteca che brucia. Da noi non esistono centri per anziani, vengono accuditi in casa. Certo, ci sono gli invalidi, ma non è che non li devi rispettare perché tali”.

Celestino Victor Mussomar, 37 anni, è nato in un poverissimo villaggio del Mozambico.  Ora è docente di Filosofia politica all’università di Maputo e presidente del Centro studi africani in Italia. E racconta: “Nel mio villaggio gli anziani sono persone che tramandano la cultura e i valori, non esiste l’esclusione. Primeggia l’essere e non l’avere, come invece è nella cultura occidentale. Per noi africani che stiamo in Italia è inconcepibile portare le persone in RSA, sarebbe contro i diritti umani. Questo distacco fra l’anziano e la famiglia, invece di migliorarli, aumenta i problemi della possibilità di vita per gli anziani.

In Occidente vediamo che l’anziano è diventato un peso per la famiglia. E, dall’altra parte, c’è la cultura di non fare figli. Quindi è una cultura della morte. Ci criticano perché noi africani facciamo tanti figli. Ma fare figli è una banca della vita.  Quello che guarisce è la vicinanza, la condivisione. Un sorriso di un medico potrebbe curare  più di un farmaco. Invece nella RSA l’anziano è un oggetto di guadagno per chi dovrebbe curare.

Voi medicalizzate, internate e separate gli anziani dal mondo. Mi chiedete come ci  comportiamo noi in Mozambico con chi soffre di demenza? Io, in famiglia, ho una persona con demenza. E’ a casa, vive con noi, lo curiamo. Lo portiamo in ospedale quando necessario e poi lo riportiamo a casa.

Devo dire però che c’è un’Africa moderna che è fotocopia dell’Occidente, ma questi centri di ricovero sono contestati perché la maggioranza della nostra popolazione, diciamo il 75%, vive ancora nei villaggi, nell’ambiente rurale. L’Africa al momento è fatta di due culture in conflitto: la cultura tradizionale, al momento, per fortuna, in maggioranza, e l’imitazione dell’Occidente.

Roberta Zanzarelli, ideatrice, regista e sceneggiatrice del primo e unico docufilm  dedicato ai migranti anziani in Italia, “RSA: ‘privilegio’ dei bianchi”, in collaborazione con la giornalista Barbara Pavarotti,  riferisce altre testimonianze,  fra cui quella di una coppia musulmana a Torino:  “Costoro mi hanno detto che per l’Islam il modo con il quale accudisci i genitori anziani sarà la chiave per il Paradiso. E in questo fanno riferimento a specifici versetti del Corano. Inoltre sono molto riconoscenti per la vita e l’educazione ricevuta, quindi si occupano dell’anziano genitore per restituirgli almeno un 10% di quanto hanno avuto. Il marito ha detto: “Le chiamate case di cura o di riposo. Perché non le chiamate case per abbandonare i genitori?”.

“I figli che ricoverano i genitori – prosegue la regista Zanzarelli – sono il frutto del ‘pensa a te stesso, fai carriera, non guardare in faccia a nessuno. Sempre la cultura dell’avere e non dell’essere. E l’hanno interiorizzata così tanto da non guardare in faccia nemmeno i loro genitori”.

Rosaria Impenna, antropologa: “Tempo fa ho letto che la Cassazione ha sentenziato: se i nipoti non vogliono andare a trovare i nonni, ne hanno tutto il diritto. Ci rendiamo conto del punto a cui siamo arrivati? L’anziano come figura sempre più lontana dalla famiglia, un disturbo. La voragine è data dall’istituzione della famiglia ormai sconquassata.  In Occidente siamo diventati antropofagi, ci stiamo divorando. L’anziano non ha salvezza, è una merce di scarto.  Il suo unico diritto è quello di morire, la sua unica funzione è riversare i beni che ha accumulato in vita agli eredi. Perché l’anziano spesso possiede, quantomeno una casetta, quindi la sua eliminazione ci permette di migliorare la nostra condizione economica.  I cronicari rappresentano un passo molto più atroce della badante, che consente di rimanere in casa, coi propri ricordi. Appena lo si sposta in RSA precipita in uno stato comatoso psico-fisico”.

Barbara Pavarotti ricorda che Piero Coppo, il fondatore dell’etnopsichiatria, nei suoi libri spiega come, in culture che l’Occidente ha il vizio di considerare poco sviluppate, la comunità viene considerata come una rete. Se si apre un buco nella rete, con persone in crisi per vari motivi, questa va ricucita. Se ne occupano i guaritori e chi, per esempio –secondo i nostri canoni occidentali – perde il contatto con la realtà non è un demente, ma una persona entrata in contatto col mondo degli spiriti, che è un mondo divino, sacro. Nel nostro Occidente super sviluppato, invece, chi perde il senno è un problema, non serve più a nulla, è un peso morto di cui disfarsi.

Infine l’appello di Doumbia e Celestino agli occidentali.

Doumbia: “Per me quello che manca agli europei è la dignità degli esseri umani. L’Occidente deve tornare a occuparsi degli anziani e a rispettarli”

Celestino: “Basta con la cultura dell’avere e non dell’essere. Sì alla banca della vita, non dei soldi. L’Occidente deve ripensare la famiglia. Una cultura che delega agli altri, agli stranieri, la cura della vita, è una cultura che ha perso ogni orizzonte”.

Per chi lo vuole vedere, ecco il trailer del docufilm: “Rsa ‘privilegio’ dei bianchi.

https://www.youtube.com/watch?v=ev5EtEOxxBU

https://www.facebook.com/DirittiallaFollia/videos/670584875046984

 

 

 

 

 

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FILOMENA DAI LUNGHI CAPELLI. MORTA QUANDO IN RSA GLIELI HANNO TAGLIATI

Diritti alla Follia · 30/08/2023 · Lascia un commento

Filomena era un’anziana assistita tanti anni fa dalla Comunità di Sant’Egidio. Aveva lunghi capelli fino alle ginocchia. Il suo orgoglio. I figli, contro il parere della Comunità, la misero in un istituto. Appena entrata le tagliarono i capelli. Il giorno dopo Filomena morì.

Lo racconta Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, intervistato dall’associazione radicale “Diritti alla Follia” nell’ambito della rubrica “Il Diritto Fragile”.  Paglia ha steso, con l’apposita Commissione da lui presieduta, la “Carta dei diritti degli anziani”. Un lavoro durato due anni, da cui è nato il disegno di una legge delega, approvato dal Parlamento: la legge 33 del 2023, intitolata “Un nuovo patto tra generazioni”, i cui decreti attuativi si avranno a gennaio.

“Proprio dalla storia di Filomena – spiega il Monsignore – decidemmo che questi istituti avrebbero dovuto cessare di esistere. Gli anziani devono rimanere a casa, accuditi dalle famiglie, ma anche dalla comunità, da tutto il quartiere, da tutti coloro a loro legati. Il nemico più grande della vecchiaia è culturale, pensiamo sia uno scarto”.

“Ma ormai”, afferma Michele Capano, presidente di “Diritti alla Follia”, “alla comunità, alla parrocchia, alle relazioni, alla famiglia si è sostituita, per molti anziani, un’amministrazione di sostegno, i giudici e i tribunali. Che ne pensa, Monsignor Paglia?”.

Monsignor Paglia: “La legge non supplisce all’amore, alla pietà”.

Incalza Barbara Pavarotti, giornalista e attivista dei diritti degli anziani: “ Non si sta esagerando con gli anziani sottoposti ad amministrazione di sostegno? Ogni volta che un anziano viene trascinato in tribunale è una sconfitta. Cosa possiamo fare per fermare questo scempio? Come può un giudice decidere per una persona che a volte nemmeno conosce e che si fida solo del filtro dell’amministratore di sostegno?”.

Monsignor Paglia: “Sono convinto che è il momento di mettere mano a tutta la riorganizzazione dell’assistenza, compresa questa legge (ndr. la legge n. 6 del 2004, quella che ha istituito la figura dell’ amministratore di sostegno). Ma c’è bisogno di un disegno che metta in questione anche le Rsa come unica risposta a un anziano con problemi. Per 280.000 ricoverati in Rsa si spendono 12 miliardi all’anno. Per due milioni e 700.000 anziani in casa nemmeno due miliardi. Stanno sorgendo a migliaia Rsa non autorizzate, che tolgono agli anziani la pensione per la retta, magari li sedano e guadagnano in maniera crudele. Mentre per gli anziani e i malati di alzheimer i punti di riferimento sono cruciali. Noi diciamo alle Rsa di trasformarsi: assistenza domiciliare, centri diurni, cohousing”.

Pavarotti: “Un giudice ha detto: tutte le persone con demenza devono avere un ads  (ndr. acronimo di amministratore di sostegno). Possiamo dire che gli anziani non debbono avere una figura così pesantemente sostitutiva dei loro diritti?”

Monsignor Paglia: “Ritengo assolutamente inesatto, inadeguato e impossibile che sia l’amministratore di sostegno l’unico che si debba prendere cura di un anziano. Questa deve essere un’indicazione quando tutto il resto è impossibile. Non possiamo affidare la vecchiaia a una norma giuridica. Noi anziani abbiamo bisogno di amore, non di un ads. Abbiamo bisogno di sostegno affettivo. Dal medico, dall’assistente sociale, dall’amico, dal familiare deve nascere una nuova alleanza. Va riformata questa legge, non c’è dubbio. Ma dobbiamo suonare tutti i tasti del pianoforte: tutti si devono sentire responsabili dei nostri anziani”.

Pavarotti: “Non un giudice però in questa alleanza, per piacere”.

Monsignor Paglia: “Sono d’accordo con lei. Dietro queste vostre sollecitazioni sarà mia cura creare una situazione nella quale poter esporre con un gruppo di magistrati queste riflessioni. Con alcuni di loro ho anche parlato di questo, ma non c’è dubbio che è utile, all’interno di una riscrittura dell’assistenza generale, affrontare anche questa tematica.

Il  quarto Comandamento – che noi abbiamo ridotto ai bambini che devono ubbidire ai genitori – in realtà riguarda gli adulti che non debbono mettere i loro anziani nei cronicari. Anche quando perdono il senno devono onorarli”.

Pavarotti: “Lei lo vorrebbe per sé un amministratore di sostegno?”.

Monsignor Paglia: “Ma col cavolo…”.

Pavarotti: “Ma allora perché bisogna infliggerlo agli altri?”.

Monsignor Paglia: “Cercherò di creare delle condizioni per riflettere in maniera attenta su questa tematica, proprio perché ho avuto esperienza diretta del dramma i tanti anziani. Vogliamo una nuova affezione per gli anziani, non soggetti che devono essere regolamentati con le carte. C’è prima una condizione di affetto che non può decadere. Ecco perché sono convinto che questa battaglia di dare dignità agli anziani sia una battaglia di altissima civiltà. L’ho detto anche alla premier Meloni: l’Italia, essendo il primo paese europeo per vecchiaia, ha il diritto morale di dire a tutta Europa che gli anziani devono essere onorati. Io non cesserò di ricordarlo e di far sì che si dica: l’Italia è un paese dove si invecchia bene”.

Pavarotti: “E i giudici fuori dalla porta, grazie…”.

Monsignor Paglia: “Noi ai giudici, quando diventeranno anziani, gli daremo affetto, non l’amministrazione di sostegno. Noi anziani abbiamo una condizione di fragilità, ma, se condivisa, diventa una forza, non una debolezza. Ecco perché c’è bisogno di tessere un’alleanza fra tutti noi fragili e amici del fragile. E la collocazione in cronicari non dovrà più essere l’unica risposta alla fragilità”.

Monsignor Paglia, a 78 anni, ha l’energia e la grinta di un ventenne. Il suo ultimo libro si intitola “L’età da inventare”. La vecchiaia, appunto. Tutta da reinventare e riformulare perché non sia l’età del castigo.

 

 

 

 

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Comunicato stampa: IL SENATORE ANTONIO GUIDI: NO ALLA “DELEGA IN BIANCO” AGLI AMMINISTRATORI DI SOSTEGNO

Diritti alla Follia · 14/08/2023 · 1 commento

Il Senatore Antonio Guidi, responsabile del Dipartimento “Disabilità ed equità sociale” di Fratelli d’Italia, ha partecipato alle fasi di gestazione della legge n. 6 del 2004 – quella che ha istituito la figura degli amministratori di sostegno – ma ora,  nel corso di un’intervista all’interno della rubrica di informazione “Il Diritto Fragile” a cura dell’associazione radicale “Diritti alla follia in esclusiva, dichiara:

“Non sono mai stato d’accordo su una delega così ampia e in bianco agli amministratori di sostegno, perché prevedevo – non in queste proporzioni e con tale profondità – i pericoli di un assegno in bianco così forte a carico di una persona responsabile di una o più vite umane. Negli anni si è creato – nonostante tanti esempi positivi – un vero e proprio mercimonio di amministratori di sostegno che hanno depredato persone fragili o le hanno rinchiuse in Rsa private, traendone un grande guadagno anche personale e illegittimo.

Questo clima – se non di illegalità, borderline – mi fa dire che, come tutte le leggi, seppur nate positivamente, anche questa deve essere rivista, dopo un paio di decenni. Questo è il momento giusto, soprattutto, ripeto, perché la delega in bianco non può che essere foriera di pericoli troppo spesso diventati realtà.

Tutto qua. E’ chiaro che all’interno di queste parole “tutto qua” c’è un mondo di sofferenze, ingiustizie, complicità anche organizzate.

Un amministratore di sostegno per me? No. Ci mancherebbe altro. Secondo me è quasi naturale il no.  Capisco che in certi casi l’aiuto di una persona terza possa essere utile, per esempio quello di una consulenza legale. Una gestione non eterodiretta e non così potente da superare qualsiasi altro sentimento.

Quanto potrò garantire di concreto non lo so, ma fornirò certamente la massima attenzione attiva, perché l’argomento merita il massimo dell’interesse fattivo. In qualsiasi momento sono con voi”.

Inoltre il senatore Guidi ha fatto il punto sulle politiche della disabilità in Italia.

“Il nostro paese ha fatto una conquista enorme, la chiusura dei manicomi, con la legge 180. I lager di Stato non esistono più, anche se esistono case di cura orribili, centri, anche statali, che fanno vergogna, ma il manicomio per fortuna no. Si sono presi provvedimenti importanti, anche se con eccessiva lentezza e con enorme disparità fra le Regioni. La pandemia, per le restrizioni spesso inutili della libertà personale, ha bloccato il percorso di una lenta conquista della dignità. Recuperare questa forbice è molto difficile, siamo entrati in un periodo di egoismo e di vedere l’altro come un nemico.

Un’epoca è finita, anche in un urlo di dolore, dobbiamo rifondare qualche punto anche per dare un po’ di entusiasmo ai diretti interessati (non utenti, beninteso) con disabilità.

Quindi mi sono permesso, avendo partecipato da semplice medico di provincia alla stesura della legge 104, di dire, in maniera un po’ provocatoria, che si può parlare di stendere una “105”, una legge leggera, agile, veloce, che comprenda tutti i diritti e i doveri enunciati dalla 104, ma che non permetta di evadere così tanto, perché questi diritti così fragili e così poco esigibili sono davvero una condanna”

Altro tema affrontato è quello dell’assenza, nel tavolo sulla Salute mentale istituito presso il Ministero della Salute,  dei destinatari delle riforma.

“Per me, ha detto il senatore Guidi, la partecipazione del diretto interessato è fondamentale, non per una regalia ”para democratica”, ma per un discorso scientifico. Senza questa partecipazione non si può costruire un percorso di terapia, diagnosi e progetto di vita. Io stesso, quando, per tre anni e mezzo, ho presieduto l’Osservatorio sulla salute mentale, quando ero sottosegretario di Stato, ho lamentato la scarsa presenza dei diretti interessati. Perché è molto rassicurante mettere i tecnici a parlare di sè stessi e degli altri, è autoreferenziale. Io mi sono sempre battuto sulla partecipazione, prima di tutto, dei diretti interessati e delle loro famiglie. Però è un percorso molto difficile, perché mette in luce le insicurezze, i dubbi, le problematiche del tecnico. E’ facile dire: là c’è il male, io sono il bene che “bonifica”. Non è così, questo va superato. Io sento molto la mancanza della presenza, meravigliosamente scomoda, dei diretti interessati”.

Qui di seguito il link al video su youtube

 

 

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COMUNICATO STAMPA L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO HA FAGOCITATO L’INTERDIZIONE E L’INABILITAZIONE: Le dichiarazioni degli avvocati C. Taormina e M. Capano

Diritti alla Follia · 29/07/2023 · 3 commenti

“Non c’è più bisogno di interdizione e inabilitazione perché ormai l’istituto dell’amministrazione di sostegno non differisce per nulla da queste misure. Dov’è la differenza quando l’amministrazione stabilisce per gli amministrati condizioni di segregazione? Divieti di visite, di incontri, ricoveri coatti. Questa situazione è una truffa dal punto di vista giuridico”.

 

Lo ha affermato l’avvocato Michele Capano, presidente dell’associazione radicale “Diritti alla follia”, nel corso della rassegna stampa del 25 luglio, curata settimanalmente dall’associazione.

 

Gli ha fatto eco l’avvocato Carlo Taormina: “L’amministrazione di sostegno si è rivelata assolutamente negativa, sotto tutti i profili. E’ diventata una professione, un ‘affare’ e gli approfittamenti sono continui, i peculati sono decine e decine. L’amministratore dispone di poteri sulla persona e questi poteri sono lasciati alla sua discrezionalità. Invece la Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha detto: basta con questa storia. Abbiamo un mandato dalla Corte di rivedere il nostro istituto di amministrazione di sostegno, perché non può essere che quando il vecchio ti dà fastidio lo sbatti nelle Rsa. E’ tutto da rifare. Serve un’amministrazione che abbia punti specifici rispetto a quanto si può fare quando si incide sulla libertà di una persona”.

 

Avvocato Capano: “Noi, come associazione, abbiamo riflettuto molto sulle cosiddette ‘detenzioni sanitarie’. Ci è stato detto che, in questo campo, le garanzie previste dall’ambito penalistico non si possono pretendere, perché è un ambito sanitario. Quindi il fatto sanitario diventa un lasciapassare attraverso cui eludere quel presidio cruciale che stabilisce la Costituzione quando una persona viene privata della libertà personale. Perché di questo si tratta. Inutile girarci intorno. Queste procedure, in ambito sanitario, avvengono in totale assenza di un avvocato della persona che subisce questa ‘detenzione’. Sulla base di accertamenti medici, d’accordo, ma, con la scusa che i ‘malati di mente’ sono da aiutare senza alcun accertamento processuale, costoro vengono privati di ogni garanzia, anche minima. E’ su questo che vorremmo un’interlocuzione con la Corte Europea e qualcosa ha cominciato a dire all’Italia anche il Comitato per la prevenzione della tortura, che opera nell’ambito del Consiglio d’Europa.

 

Durissimo l’avvocato Taormina, che ha puntato il dito sulla “latitanza” dei giudici tutelari.

“Questa situazione ha un elemento di grandissima disattenzione e incapacità istituzionale che è quella dei giudici tutelari. Per loro la giurisdizione tutelare è una sinecura. Mettono tutto in mano all’amministratore di sostegno o al tutore. Ecco, dunque, il verificarsi di casi come quello di Carlo Gilardi. Troppa gente sta nelle Rsa e non ci dovrebbe stare.  Non c’è nessuna responsabilità di quanto fa o ha fatto l’AdS (ndr. acronimo di amministratore di sostegno).

Quando si tratta di decidere cose fondamentali per la vita di una persona serve un Collegio di magistrati. Invece queste sono tutte situazioni che abbiamo sempre ritenuto di serie C, giustizia di serie C.  E naturalmente serve un avvocato che tuteli la persona da sè stesso e dall’amministratore di sostegno.

 

Barbara Pavarotti, giornalista e conduttrice della rassegna: “Ogni giorno leggiamo di ruberie degli AdS che si appropriano dei soldi del loro assistito e vengono condannati. Ma dove erano i giudici tutelari, non hanno visto i rendiconti? Il giudice che doveva evitare queste ruberie non viene mai chiamato in causa.

 

Avvocato Taormina: “E’ vero. Il giudice tutelare, se l’AdS sbaglia o si frega soldi, non ne risponde mai. Anche se ha avuto tutta la documentazione e non l’ha controllata. Nel 99% delle procedure di amministrazione di sostegno, il giudice se ne frega e si basa su carte prodotte da medici. Invece dovrebbe convocare questi esperti, valutare l’accertamento. Non è possibile basare la decisione se X deve andare in Rsa sul parere dello psicologo di turno. Il giudice deve convocare tutti, valutare gli accertamenti medici e poi decidere. E questo deve essere frutto di una decisione collegiale, non affidata al singolo giudice. Sono scelte troppo delicate per affidarle a una singola persona”.

 

Avvocato Capano: “I decreti di nomina degli amministratori di sostegno autorizzano ogni sostituzione rispetto alla volontà dell’amministrato. Tipo la scelta delle cure. L’AdS si sostituisce al consenso sulle cure anche in caso di ricovero. Il coinvolgimento del beneficiario è solo teorico. Il grande equivoco è che non vengono definiti ‘trattamenti sanitari obbligatori’, ma volontari. Volontari, ma decisi da altri. Poi l’AdS si sostituisce alla persona nello stabilirne la residenza. E questo nonostante nel 2016, lo specifico Comitato Onu abbia raccomandato all’Italia di abrogare tutte le figure sostitutive della persona, AdS compresi. Noi speravamo, con la legge che ha istituito nel 2004, la figura degli amministratori di sostegno, in un protagonismo del beneficiario. Così non è stato”.

 

Avvocato Taormina: “L’amministrazione di sostegno sta fagocitando interdizione e inabilitazione, perché è molto più semplice farla. Invece questa distinzione deve rimanere, è ineludibile. Almeno, in queste procedure, si fanno seri approfondimenti. E la responsabilità della deriva dell’amministrazione di sostegno non è nemmeno della legge, ma della superficialità con cui la si applica.

La verità è che si sono miliardi di interessi sull’amministrazione di sostegno. E’ diventata un centro di affari, di interessi e di soldi che fa comodo a tanta gente. Gente che vota. E i politici che la difendono si buttano pure su questo.

 

Avvocato Capano: “Le parole del sottosegretario alla Giustizia Del Mastro con cui in sostanza il Governo fa quadrato e blinda la legge sugli AdS, che anzi va rafforzata ed espansa, segnano probabilmente la parola ‘fine’ alle illusioni suscitate dalla recente sentenza Cedu sul caso Gilardi, nonostante le doglianze espresse in passato da Giorgia Meloni, prima che diventasse Presidente del Consiglio”.

 

Avvocato Taormina: “No, l’Italia adesso deve fare. Se non fa nulla va contro la Corte Europea che ha dato indicazioni ben precise. Bisogna ‘tipicizzare’ tutti gli interventi che riguardano la privazione della libertà delle persone. Scavare, andare a fondo. Senza questo, nessuna limitazione può essere posta. E’ vero che la Corte Europea non ha posto obblighi all’Italia, ma se dice che solo determinate situazioni possono comportare un intervento che incide sulla personalità, allora è un po’ complicato che lo Stato non ne dia seguito.

Quanto al caso Gilardi, è chiaro che lui sta in maniera illegale nella Rsa. Ma ci vuole un magistrato coraggioso che agisca per sequestro di persona per la collocazione in Rsa. Che vada lì e dica: ‘Signori, che volete fare?’. Lo stesso sottosegretario Del Mastro ha detto che lui vuole tornare a casa sua, anche nelle condizioni in cui si trova. Ci vuole che la procura disponga l’arresto di qualcuno. Solo allora si muoverà qualcosa.

Una parola di speranza? La speranza è che in questo Paese gli ‘scarti’ siano ritenuti più importanti di chi non siamo abituati a scartare”.

 Roma 28 luglio 2023

https://youtu.be/iEMpeXjFbQ4

 

 

 

 

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NEMMENO IL TENORE BOCELLI HA POTUTO INCONTRARE CARLO GILARDI- ISOLAMENTO SOCIALE E UTILIZZO IMPROPRIO DELLA DISCIPLINA DEL TSO: LA CEDU SENTENZIA SUL CASO GILARDI E ACCUSA L’ITALIA DI GRAVI VIOLAZIONI

Diritti alla Follia · 13/07/2023 · 1 commento

La violazione dei diritti umani di Carlo Gilardi, prodotta e avallata dalla giustizia italiana, è affermata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Viene confermato quanto da tempo sostenuto dall’ associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ e cioè che la legge sull’ amministrazione di sostegno, la legge 6 del 2004, nell’interpretazione consolidata e benedetta anche dalla Corte costituzionale, è strutturalmente incompatibile con i principi sia della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1952, sia con la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall’ Italia con legge del 2009 n°18.

La volontaria giurisdizione – quella dei giudici tutelari – può avere un impatto micidiale sulla famiglia. Può massacrare l’onorabilità ed i patrimoni dei padri in procinto di separarsi dal coniuge, può imporre in famiglia un amministratore estraneo alla stessa, può sottrarre i figli minori ai genitori, può “carcerare” nelle RSA disabili e vecchi, può mettere in moto lucrosi affari in nome della tutela dei più deboli.

La disparità di potere fra le persone fragili e chi decide la loro sorte è enorme.  La storia di Carlo Gilardi docet. Il vecchio professore aveva previsto e denunciato tutto quello che andava subendo, ma ciò non è stato sufficiente a garantirgli la libertà ed ancor meno la piena disponibilità dei suoi averi. Tra gli altri, è intervenuto in suo favore anche il tenore Andrea Bocelli.

In esclusiva a “Diritti alla Follia”, l’avvocato Mattia Alfano, estensore del ricorso alla CEDU sul caso Gilardi, racconta che il tenore, di cui il professore è grande estimatore, voleva andare a trovarlo ma gli è stato negato di andare a cantare “Buon compleanno”. Calpestando il diritto ed umiliando un uomo di grande valore, ancora una volta, il sistema (occulto) ha dimostrato tutta la sua inespugnabilità. 

La strada che conduce giudizialmente alla “tutela” di famiglie e/o di persone in circostanze problematiche è presidiata da diverse figure professionali: giudici tutelari, avvocati, consulenti del tribunale e potenziali amministratori. Questi soggetti, in taluni casi, dopo essersi tolto l’abito di scena, si rivelano dei volgari delinquenti. Eppure in quei frangenti loro sono comunque la legge.

“Un comportamento illegittimo, come ora sancito dalla Corte europea”, sottolinea Michele Capano, presidente dell’associazione, “sostanzialmente i giudici riconoscono che il signor Gilardi è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio che non avrebbe potuto essere autorizzato in quanto le autorità hanno, in pratica, abusato della flessibilità dell’amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che l’ordinamento italiano assegna, con severi limiti, solo a quel tipo di provvedimento e in presenza di precisi presupposti di legge”.

“La privazione della libertà deve essere l’estrema ratio”, dichiara a “Diritti alla Follia” l’avvocato Mattia Alfano “Anche per la persona malata e in un ambito temporale ristretto. Non può essere all’infinito. La decisione della Corte è qualcosa di storico per quanto riguarda l’amministrazione di sostegno. Stabilisce che anche un soggetto fragile, che non ha voce, può essere legittimato ad avere voce”.

Quanto all’isolamento in cui vengono tenute, spesso per ordine dell’amministratore di sostegno, le persone ricoverate, la Corte – continua Alfano – “stabilisce che non c’è alcuna ragione pratica, giuridica e normativa che possa legittimare la privazione dell’affettività delle persone che vengono ristrette in Istituto”. “Come Gilardi ce ne sono a centinaia. Sono stato invaso da telefonate di persone come lui. Purtroppo senza voce”.

“Diritti alla follia” si batte da anni per svelare “La realtà dell’amministrazione di sostegno”, ha elaborato una proposta di riforma con la totale assenza di risposta da parte delle Istituzioni competenti. Ormai ritiene assolutamente necessaria una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mala gestio della legge n. 6/2004.

La realtà dell’amministrazione di sostegno in Italia

Proposta di riforma istituto amministrazione di sostegno : invio al Presidente del Consiglio e al Ministro per la Disabilità

Si spera in una risposta da parte del ministro della Giustizia Nordio all’interpellanza parlamentare fatta dalla deputata Valentina D’Orso (M5S, capogruppo in Commissione Giustizia), in merito al caso Gilardi, dopo la sentenza CEDU.

Chiediamo che lo Stato ascolti la voce delle vittime e dei reclusi condannati a vivere nei parcheggi di fine vita e ad un “ergastolo bianco”.

Roma 12 luglio 2023

Per l’associazione radicale ‘Diritti alla Follia’

Michele Capano, presidente

Cristina Paderi, segretaria

Proposta riforma Amministrazione di Sostegno Diritti alla Follia

CEDU Gilardi

 

 

 

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