Di Michele Capano
Si è svolta oggi, giovedì 8 maggio, la prima udienza del processo di appello relativo al caso di Eugenio Carpanedo, morto il 24 marzo del 2017 nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso (Vicenza), in circostanze mai del tutto chiarite.
Carpanedo muore asfissiato a seguito di un incendio sviluppatosi nella notte proprio dalla stanza in cui era degente. L’Associazione Cittadinanza e Salute, oggi presieduta da Aida Brusaporco (nella foto gli associati Bruna ed Edoardo Berton), ha seguito costantemente l’evoluzione delle indagini, poi costituendosi parte civile nel processo che mette sul banco degli imputati due infermieri ed una OSS condannati poi in primo grado per omicidio colposo in rapporto al mancato tempestivo soccorso a Carpanedo, ed al mancato controllo esercitato quella notte, nonostante le condizioni di difficoltà del paziente.
“Cittadinanza e Salute” ha sempre richiamato l’attenzione sul sospetto che Carpanedo si trovasse almeno parzialmente “contenuto” , e che per questo, nonostante l’avanzate del fumo e delle fiamme, non fosse riuscito a mettersi in salvo.
Un’area “bianca” sul polso, trovata sul cadavere, fu attribuita dal CTU alla presenza di un braccialetto identificativo (come quelli dei nidi per neonati degli ospedali) e non di una fascetta contenitiva.
Si dice dai periti che la morte non sia intervenuta prima di sette minuti dall’inizio delle fiamme, ma non si spiega allora come mai – se libero di farlo – Carpanedo non si fosse allontanato …
Oggi, dinanzi alla Corte d’Appello di Venezia, la richiesta è di scrivere parole chiare su quello che accadde nel reparto dove morì – uno tra i tanti – un uomo affidato alle cure della Repubblica, restituito poi cadavere ai suoi cari.
Grazie all’ Associazione Cittadinanza e Salute per avere lavorato e per continuare a lavorare a che si conservi la memoria di questa morte, di questa vicenda, di questa vergogna.
Michele Capano, Presidente Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’