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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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Commenti a margine del VI Congresso annuale dell’associazione ‘Diritti alla Follia’ di V.S.

Diritti alla Follia · 15/12/2023 · Lascia un commento

Commenti a margine del VI Congresso annuale dell’associazione ‘Diritti alla Follia’

di V. S.
  • Prima giornata: venerdì 1° dicembre

https://www.radioradicale.it/scheda/714502/manicomio-allitaliana-luoghi-e-forme-dellistituzionalizzazione-vi-congresso-nazionale

Il dibattito è stato incisivo, conciso, efficace.

La sostanza è stata abbondante e genuina.

Dietro ogni intervento ci sono profonde considerazioni da ricordare, fra cui la fallibilità dei Giudici tutelari, la loro furbizia di non emettere ritualmente provvedimenti impugnabili; la modesta preparazione e deontologia degli avvocati; la consapevolezza che gli amministratori di sostegno professionisti sono ‘professionisti del malaffare’

(la quasi totalità), in misura diversa quantitativamente ma qualitativamente identica concretizzata in false relazioni annuali sullo stato di salute e sociale del beneficiario, così ingannando i Giudici tutelari, mordendo la mano che li alimenta.

Coraggioso e trasparente il riferimento ai Giudici tutelari, qualcuno nominato con specificità. Lodevole l’ammissione a parlare alla madre romana, estemporanea e demolitrice a tutto campo.

Sono emerse: latitanza dei Giudici tutelari, grave disorganizzazione delle cancellerie, insufficiente preparazione degli avvocati che dovrebbero assistere beneficiari e familiari dagli abusi degli AdS e “tradimenti” professionali dei clienti. Alcuni Giudici (pochi o molti) non rispettano le leggi della Repubblica: il caso della giornalista Barbara Pavarotti, membro dell’associazione e moderatrice del panel dedicato alle criticità dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, è eclatante: la legge Cirinnà sulle coppie di fatto non è stata rispettata. Non è pensabile che il Giudice non la conosca. Se così fosse non potrebbe restare magistrato.

  • Seconda giornata: sabato 2 dicembre

https://www.radioradicale.it/scheda/714503/manicomio-allitaliana-luoghi-e-forme-dellistituzionalizzazione-vi-congresso-nazionale

L’apertura è stata sostanzialmente tecnica, relativa agli aspetti psichiatrici sul tema delle terapie farmacologiche protratte nel tempo e relative conseguenze, che generano aggravamenti della salute fisica e psichica delle persone, cooperanti alla distruzione di vite umane per mezzo delle “tutele” di amministratori di sostegno. A ciò si aggiungono, in completamento, le segnalazioni dei servizi all’autorità giudiziaria dei pazienti benestanti per invalidarli e depredarli attraverso il mezzo dell’amministrazione di sostegno. Le testimonianze durante il Congresso hanno confermato e messo a nudo questa realtà. Un Congresso serve a fare il punto sullo stato dell’arte, che è drammatico. Una delle giovani intervenute ha citato l’esistenza di iniziative per tentare nuovi approcci sperimentali che, si spera, possano ambire ad aiutare.. Mario, Giulio, Giovanna, Maria, Daniela che, nel frattempo, sono seviziati, insieme ai familiari, dagli AdS e dai Giudici tutelari.

Le capacità e sforzi dei vertici dell’Associazione alimentano, coraggiosamente, ampie speranze, con le proposte di modifiche di TSO e amministrazione di sostegno.

  • Terza giornata: domenica 3 dicembre

https://www.radioradicale.it/scheda/714504/manicomio-allitaliana-luoghi-e-forme-dellistituzionalizzazione-vi-congresso-nazionale

Vedendo il servizio sui centri di permanenza e rimpatrio (CPR) ho avuto un blocco allo stomaco: umanità e dignità calpestate. L’Italia è chiamata “culla della civiltà”. Non sapevo che la civiltà fosse così. Una conoscenza in più. La storia si ripete a cicli. Siamo di nuovo alle violenze e torture ricorrenti. In mezzo ai lussi ed agi della società del benessere, c’è chi soffre e muore nell’indifferenza generale, anzi nel compiacimento della società “civile”. Dovremmo vergognarci di come (mal)trattiamo i meno fortunati. Il servizio andrebbe proiettato nelle scuole dei giovani scicchiettosi con abiti firmati, sneakers da 300 euro e vuoto nel cervello, ed anche nelle reti TV di ‘Grande Fratello’ e ‘Isola dei Famosi’, perchè i genitori sono peggio dei figli in elevatezza sociale.

Molto determinate ed incisive le relazioni degli intervenuti. E’ matura la volontà di agire per il superamento delle attuali situazioni di errore e disagio.

L’apice del Congresso è stato toccato con il servizio sugli anziani e le RSA (commentato da monsignor Paglia, prelato stimato dal Papa) incentrato sulla differenza fra società europea ed africana, che mantiene i valori tradizionali di rispetto alla funzione degli anziani nella famiglia. Mi è piaciuto molto il commento di Barbara Pavarotti sulla donna che va a lavorare per un stipendio di 1500 euro al mese e, per farlo, ne spende 2000 per la RSA del genitore anziano. Ho conosciuto anziani in RSA, tristi in attesa delle visite dei figli e durante queste lunghe attese raccontavano agli altri, ospiti o personale, quando curavano i figli giovani, che oggi tardano ad arrivare. Anziani alle prese con telefonini complicati, dipendenti da estranei che li sopportano come parte di un lavoro sgradito.

La sintesi del Congresso è stata fatta dall’avv. Capano che, assolte le formalità assembleari, ha delineato gli obiettivi prossimi dell’Associazione impegnata sulle revisioni delle normative relative a TSO e AdS, rinfrescando le necessità urgenti di attività per arrivare al raggiungimento delle firme previste dalla Costituzione per le iniziative popolari. L’Associazione ha nel cassetto i nuovi testi di proposta di legge.

  • Il giorno dopo…..I “giorno dopo” sono sempre un pò vuoti, incerti. Mi riferisco al giorno dopo il Congresso. Anche se apparentemente passive, le partecipazioni online suscitano emozioni e riflessioni, lasciano traccia. Trascorrere ore insieme a persone che hanno legami comuni coinvolge tutti i nostri sentimenti, calandoci in un ambiente amichevole, finanche familiare di rapporto con persone “vive” e non attraverso commenti scritti, a volte poco chiari.

Al Congresso c’è stata la partecipazione anche fisica del relatore e ciò ha aggiunto una notevole forza comunicativa. Il loro entusiasmo ha suscitato anche il mio, come ossigeno ai polmoni per rinnovare speranze di soluzione a problemi difficilissimi. Le modifiche di TSO e di ads sono sguiscianti: sembra di averle in mano e poi scappano lontano. Dopotutto le smargiassate del PROFESSORE sono utili a ricordarci che c’è “il fuoco sotto la brace” e bisogna agire per debellarlo. Durante il Congresso l’avv. Capano ha opportunamente ricordato che l’UNCRPD ha sollecitato l’abolizione dell’amministrazione di sostegno ‘sostitutiva’ e, dopo otto anni, i nostri brillanti legislatori si dilettano a scrivere proposte di legge che vogliono non sopprimere ma rafforzare l’istituto. Un quadro deludente della maturità della conoscenza italiana dei diritti umani, evidenziando che c’è un problema di inadeguatezza del sistema politico che sembra vivere in contesto astronomicamente distante, interessato a cronache di poveri amanti e cognati viaggiatori in Trenitalia.

E l’origine della sensazione di vuoto post-congresso nasce dal passaggio dal sentir parlare seriamente di giustizia, psichiatria, migranti e anziani a tornare ad assistere a modeste di gente comune che però ha in mano le vite di decine di milioni di persone. L’inno nazionale dovrebbe passare dal vetusto Inno mameliano a quello più realistico dei Vianello : “semo gente di borgata“. Non faccio riferimenti di colore politico, essendo passati dal multicolor allo scolorito monocolor panorama parlamentare che ignora che esistono impegni internazionali ONU e CEDU, beccandosi sollecitazioni e sanzioni miliardarie.

Dopo i sogni e le emozioni del Congresso, ripartiamo a lottare per i nostri casi particolari con una dose di maggiore entusiasmo a partecipare alla vita dell’Associazione, immaginando quale sarebbe la prospettiva senza di essa.

Oggi, 4-12-23 ho dormito tutto il pomeriggio.

 

 

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MOZIONE GENERALE – VI CONGRESSO ASSOCIAZIONE RADICALE ‘DIRITTI ALLA FOLLIA’ MANICOMIO ALL’ITALIANA: LUOGHI E FORME DELL’ISTITUZIONALIZZAZIONE

Diritti alla Follia · 09/12/2023 · 1 commento

L’assemblea dell’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’, riunita da venerdì 1° a domenica 3 dicembre 2023 – con partecipazione in modalità telematica ed in presenza –  in Via delle Coppelle n. 35 a Roma, presso l’Istituto Luigi Sturzo, per il VI Congresso, udite:

–       la relazione del presidente Michele Capano, tesa a denunciare, ad oltre quarant’anni dalla cosiddetta “chiusura dei manicomi”, la perdurante condizione di segregazione in cui vivono decine di migliaia di cittadini e cittadine, ed attuata attraverso gli istituti del trattamento sanitario obbligatorio, dell’interdizione, dell’inabilitazione, dell’amministrazione di sostegno, delle misure di sicurezza per i non imputabili (ed in particolare della libertà vigilata);

–       la relazione della tesoriera Susanna Brunelli, diretta ad evidenziare come l’ulteriore portato di questa cultura della segregazione sia rappresentato dalla sistematica esclusione degli utenti, dei “diretti interessati”, sia dai consessi dove vengano elaborate le politiche in materia di cosiddetta “salute mentale”, sia dalla possibilità di dare un contributo al concreto funzionamento dei servizi di salute mentale (“esperti per esperienza”);

–       la relazione della segretaria Cristina Paderi, che ha illustrato la proposta di riforma dell’associazione in tema di Trattamento Sanitario Obbligatorio, evidenziandone le connessioni con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e la Convenzione Europea contro la tortura: tanto che la disciplina italiana della legge 833/1978 viene giudicata incompatibile con i dettami dei due documenti dal Comitato ONU CRPD e dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura;

–        la relazione di Andrea Michelazzi, membro del Direttivo, che dopo aver sintetizzato l’evoluzione storica dell’alleanza tra il sistema giuridico e quello sanitario che continua a condizionare la pratica psichiatrica e quella della salute mentale, ha evidenzialto come questa contraddizione si espliciti nelle prospettive più proibizioniste o più antiproibizioniste all’interno di queste pratiche, che dipende dalla maggiore o minore sensibilità verso la libertà e i diritti delle persone.  In questo senso ha sottolineato l’importanza di una prospettiva governamentale che ha definito “Aproibizionista”, una terza via che vada a privare della sua essenza la prospettiva proibizionista senza scadere però nei rischi di quella antiprobizionista, andando nello stesso tempo a recuperare valore sociale;

–       la relazione di Maria Rosaria D’Oronzo, membro del Direttivo, che ha messo in luce la passata ed attuale, costante “clandestinizzazione” degli approcci non coercitivi al disagio psicosociale, con riferimento all’esperienza di Giorgio Antonucci e – tra le altre – a quella di Stefania Guerra Lisi, egualmente intervenuta all’assemblea per illustrare i caratteri dell’approccio basato sulla “Globalità dei Linguaggi”. L’occultamento, e talora – come nel caso di Giorgio Antonucci – il tentativo di “criminalizzazione” di tali approcci non coercitivi corrispondano all’autodifesa di un sistema che ha bisogno di rappresentarsi come privo di alternative praticabili;

le approva.

L’Assemblea ringrazia Barbara Pavarotti e Roberta Zanzarelli per la messa a disposizione del docu-film “La prigionia dei vecchi e degli inutili” ed “RSA, privilegio dei bianchi”, proiettati nell’ambito delle discussioni: 1) in tema di amministrazione di sostegno: istituto di cui sono stati per l’ennesima volta illustrati , con testimonianze, i drammatici risvolti concreti, e per cui è stata nuovamente esposta la proposta di riforma di cui l’associazione è portatrice; in tema di RSA: luoghi dove sono condannate alla segregazione forzata decine di migliaia di persone private dei diritti umani fondamentali, a partire – molto spesso – della libertà di comunicare e vedere le persone cui sono legate da rapporti affettivi.

L’assemblea prende atto con soddisfazione:

–        dell’avvenuta adesione dell’associazione all’ Agenzia “Mental Health Europe”, con lo scopo di proporre le proprie priorità programmatiche all’agenda di MHE;

–       della presenza al Congresso della Presidente ENUSP (Network europeo di associazioni, singoli utenti e sopravvissuti alla psichiatria) Olga Kalina, nel segno della continuità di una collaborazione segnata dall’adesione di ‘Diritti alla Follia’ ad Enusp, e – da ultimo – di un comune lavoro sul “rapporto ombra” al Comitato CRPD sull’attuazione nell’Unione Europea della Convenzione;

–       della continuità del rapporto tra l’associazione ed il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT). L’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ è stata individuata, nel Report del 2023 sulla visita del CPT in Italia, nei luoghi di privazione della libertà personale (avvenuta nel 2022), come (unico) “partner’ di riferimento in relazione alle ‘detenzioni sanitarie’;

–       dell’avvio del rapporto dell’associazione con il Comitato ONU CRPD, consacrata dalla presenza al Congresso (prima presenza in Italia) di Amalia Gamio, Vicepresidente dello stesso Comitato ONU, e copresidente del gruppo di lavoro che ha prodotto le “Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza” emanate nel 2022 e tradotte in italiano dall’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’;

–       della nascita, promossa da ‘Diritti alla Follia’, in adempimento della mozione del Congresso del 2022, della rete ALIBES (Alleanza per la Libertà di scelta e il Bene-Essere psicosociale): un “cartello” di circa venti associazioni che condividono la necessità di superare l’imperante approccio esclusivamente sanitario ed incapacitante al disagio psicosociale, per dare spazio ad un sistema integrato che valorizzi il dialogo ed il supporto sociale, e che hanno avviato un’attività di confronto e lavoro comuni: da proseguire e rafforzare. L’ esclusività e la pervasività dell’apporto farmacologico, all’ opposto hanno raggiunto anche i “Centri di permanenza e rimpatrio” (CPR), e le “Residenze sanitarie assistite” (RSA), oltre che le carceri: tutti luoghi di detenzione in cui è ordinario l’uso della sedazione a scopo di controllo e quale strumento di più agevole gestione dei ristretti.

–       dell’avvenuta nomina del Garante della Regione Sardegna per le persone private della libertà personale: a colmare una lacuna istituzionale segnalata da anni dall’Associazione, che ha dedicato iniziative ed impegno finalizzati a sollecitare il Consiglio regionale sardo ad adempiere al proprio dovere istituzionale.

L’Assemblea segnala come i “tavoli”, variamente costituiti presso i ministeri, nei quali i temi oggetto dell’’interesse dell’Associazione si discutono in chiave di riforma, continuano a vedere l’illegale – a lume della CRPD e della legge 18/2009 che ha reso esecutiva la Convenzione in Italia – esclusione di realtà associative che esprimano interessi ed aspirazioni degli utenti della ‘salute mentale’. Stesso dicasi per la recente nuova composizione dell’Osservatorio sulla disabilità, operante presso l’omonimo Ministero per la disabilità. Nessuna associazione di utenti della ‘salute mentale’, ivi compresa l’associazione radicale ‘Diritti alla Follia’, che aveva esplicitamente posto la propria candidatura, è chiamata a far parte dell’Osservatorio: a conferma del grande ritardo dell’Italia nel garantire – come segnalato in apertura di Congresso da Susanna Brunelli – il (dovuto) coinvolgimento dei “diretti interessati” nelle questioni che li riguardano direttamente.

Su questo piano, il Congresso saluta con favore la progressiva, anche se lenta, affermazione della figura del “Peer specialist”, ossia dell’“esperto per esperienza”, cui è stata dedicata una apposita sessione dei lavori: l’ex utente che all’indomani di un percorso di formazione possa essere inserito nell’attività dei servizi di salute mentale per migliorarne l’efficacia di azione e l’attitudine al rispetto dei diritti fondamentali degli utenti. A fronte di una larga e soddisfacente diffusione della figura sul piano internazionale (il dottor Marcello Maviglia ha esposto dati significativi sui benefici e i vantaggi riscontrati nell’ “l’impiego” nei servizi statunitensi, del New Mexico in particolare, la dott.ssa Kirsten Maria Dϋsberg ha parlato della presenza dei “peer supporters” in Europa), in Italia si è appena conclusa la prima edizione italiana del percorso formativo “Ex-in”, con venti “esperti per esperienza” selezionati. L’assemblea sottolinea l’importanza e la possibile vitalità dell’istituto, in grado di rappresentare un significativo passo in avanti anche nel garantire il rispetto dei diritti fondamentali degli utenti, ove la sua implementazione sia accompagnata, oltre che da un adeguato percorso formativo, da uno “status” che lo renda totalmente indipendente, pur all’ interno di un rapporto di fattiva collaborazione, dagli altri operatori dei servizi (ed anzitutto dai medici psichiatri).

L’assemblea, a valle del dibattito tenutosi in Congresso circa la nascita e/o il rafforzamento di reti di utenti, ribadisce in ogni caso che l’associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ si propone quale associazione che possa aggregare gli utenti (oltre che i sopravvissuti) dei servizi psichiatrici, nel perseguimento degli obiettivi di riforma statutari, nella diffusione di un’adeguata informazioni sugli effetti collaterali connessi all’assunzione degli psicofarmaci (di cui si è parlato anche in Congresso grazie alla relazione della farmacologa Laura Guerra di Mad in Italy) in modo da promuoverne un uso consapevole, nel favorire la presenza degli utenti sia nelle attività concrete fornite dai servizi (in posizione di responsabilità ed indipendenza), sia negli organismi di elaborazione dei progetti e di valutazione dell’efficacia dei servizi di salute mentale.

Circa tali servizi, l’assemblea registra le valutazioni compiute dal Comitato di prevenzione della tortura (operante nell’ambito del Consiglio d’Europa) in occasione della visita in Italia nel 2022, ed in particolare la segnalazione all’Italia circa la necessità di adottare formalmente la procedura di TSO al cospetto dei trattamenti coercitivi, giacchè – a chiarimento della bontà delle statistiche esistenti a riguardo… – si è rilevato dal CPT che erano incredibilmente registrati in trattamento sanitario volontario anche pazienti che erano sottoposti a contenzione meccanica.

L’assemblea prende atto della condizione di drammatico isolamento delle proprie posizioni nel confronto con l’approccio dei partiti ai temi afferenti la cosiddetta “salute mentale”. Tanto all’indomani della celebrazione di un Congresso nel quale la necessità di attuare una “rivoluzione copernicana” – tesa a mettere al centro dell’organizzazione  dei progetti di riforma dei servizi gli utenti, piuttosto che gli operatori e la parte della società che dagli utenti vorrebbe difendersi – è stata posta all’attenzione delle forze politiche, di cui si è registrata l’assente indifferenza, o la chiara distanza (nel caso della proposta Sensi-Serracchiani presentata in questa legislatura dal Partito Democratico), ma anche possibili aperture (nel caso del Movimento 5 Stelle che ha mostrato attenzione alle proposte di ‘Diritti alla Follia’).

In questa situazione, l’assemblea riconosce come le uniche vie percorribili per la realizzazione delle riforme elaborate dall’associazione, siano rappresentate:

1)     dal tentativo di aggregare cittadini e cittadine al fine di presentare la/le proposte di riforma (ivi compresa una proposta per la riforma sulle misure di sicurezza per i non imputabili che non si è riusciti a produrre per il VI Congresso e che vedrà la luce nelle prossime settimane) come disegni di legge di iniziativa popolare. A questo scopo, reso solo oggi praticabile dalla recentissima previsione normativa della possibilità di esercitare le forme di partecipazione popolare al processo normativo anche a mezzo “spid”, l’assemblea dà mandato agli organi dirigenti di individuare, a partire dai partner di ALIBES, e senza alcuna preclusione, le alleanze di soggetti politici e/o associativi con i quali, nel 2024, avviare un primo tentativo di raccolta delle 50.000 firme necessarie al deposito in Parlamento della, o delle, proposte;

2)     dalla continuità degli esposti, relativi a casi singoli come alla generale situazione italiana, agli organismi sovranazionali in grado di esercitare una funzione di monitoraggio e sollecitazione all’Italia perché allinei la propria legislazione e la propria prassi amministrativa agli standard, in tema di salvaguardia dei diritti fondamentali degli “utenti”, definiti dalla CRPD;

3)     dalla pratica di azioni nonviolente tese a contrastare le violenze istituzionali e  le segregazioni illegali a danno degli utenti (e di chi prova a difenderne la dignità e la libertà), anche allo scopo di fare breccia nel muro della disinformazione che impedisce la conoscenza ed il dibattito circa il “manicomio all’italiana” che è andato erigendosi nel nostro Paese nel corso dei decenni, e che sempre più l’associazione è chiamata a  documentare e disvelare: nei suoi numeri e nelle sue caratteristiche.

La quota associativa, per l’anno 2023/2024, è confermata in € 35,00 (euro trentacinque,00)

Cristina Paderi, Michele Capano, Susanna Brunelli, Maria Rosaria D’Oronzo, Andrea Michelazzi

Mozione generale 2023

 

 

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Mozione Generale 2020 III Congresso Associazione Radicale Diritti alla Follia

Diritti alla Follia · 26/10/2020 ·

MOZIONE GENERALE

L’ assemblea dell’ Associazione radicale “Diritti alla Follia”, riunita in modalità telematica, sulla piattaforma “Zoom”, Sabato 24 Ottobre 2020 per il III Congresso:
-udita le relazioni del segretario e del tesoriere, le approva;

– registra la perdurante “emergenza” della sistematica lesione dei diritti fondamentali della persona nell’ ambito dell’ applicazione delle procedure di TSO (rispetto alle quali anche le insufficienti garanzie della legge 1978/833 vengono ordinariamente calpestate, come clamorosi casi di cronaca hanno evidenziato anche nel 2020), nell’ ambito degli istituti della tutela, della curatela e dell’ amministrazione di sostegno (“figura”, quest’ ultimo, protagonista di un’ enorme e preoccupante espansione “quantitativa”, accompagnata da una sempre maggiore ed indebita “latitudine” – grazie ai decreti dei giudici tutelari – dei poteri dell’ amministratore sul beneficiario sul piano personale, patrimoniale e sanitario: fino alla sostituzione nella prestazione del consenso alle cure), nell’ ambito della disciplina delle misure di sicurezza per i non imputabili, o parzialmente imputabili, (per i quali si ripete il “calvario” della durata indefinita della libertà vigilata, e l’ intreccio tra magistratura di sorveglianza e psichiatria forense attorno all’ inadeguato concetto di “pericolosità sociale”);

-denuncia, a fronte di tale drammatica situazione, la totale assenza – nel dibattito pubblico concernente le urgenze connesse alla cosiddetta “salute mentale” – di ogni approccio inteso alla salvaguardia ed al rafforzamento dei diritti e delle garanzie per coloro i quali – in quanto “responsabili” di cosiddetto “disagio psichico” – si trovano a subire restrizioni di libertà. Emblematiche, in questo senso, sono state le celebrazioni della “giornata mondiale della salute mentale”, Sabato 10 Ottobre: né il Presidente della Repubblica Mattarella, intervenuto sul tema, né il Ministero della Salute, né la psichiatria organizzata, né le associazioni dei “familiari” sono andati oltre le parole di circostanza sull’ invito alla “solidarietà” verso i “malati” e – soprattutto – la richiesta o la promessa di maggiori risorse finanziarie per gli “operatori della salute mentale”;

– saluta, per converso, la diversa prospettiva in cui si pongono :
1) sul piano internazionale il Comitato ONU per i diritti delle persone con disabilità, che nel 2016, nelle “Osservazioni conclusive al primo rapporto sull’ Italia” (clandestine) ha raccomandato di abrogare tutte le leggi che permettono sia ai tutori che agli amministratori di sostegno di sostituirsi ai soggetti interessati nel prendere le decisioni, e di emanare ed attuare provvedimenti per il sostegno al processo decisionale autonomo degli individui, formando nel contempo a tale “rispetto” ed a tale “consapevolezza” i professionisti che operano nel sistema giudiziario, sanitario e sociale;
2) sul piano europeo il Comitato per Prevenzione della Tortura (con il quale “Diritti alla Follia” ha stabilito contatti segnati ad un reciproco impegno alla collaborazione) che in ripetute raccomandazioni (clandestine) all’ Italia in occasione delle visite periodiche anche nelle strutture coercitive sanitarie – da ultimo nel 2016 – denuncia l’ inadeguatezza del attuale disciplina concernente il trattamento sanitario obbligatorio e la necessità (tra l’ altro) di garantire un effettivo contraddittorio al soggetto coinvolto, all’ interno di una udienza che consenta il contatto diretto tra il giudice tutelare ed il “paziente”;
3) sul piano nazionale il Garante nazionale dei diritti delle persone provate della libertà personale, che ha cominciato ad approfondire la propria attività di monitoraggio verso servizi Psichiatrici di diagnosi e Cura e comunità terapeutiche, scontrandosi (come il rapporto sulla visita regionale in Sardegna pubblicato il 16 aprile 2020 evidenzia) con vecchie “insofferenze” all’ ingerenza di chicchessia nell’ esercizio del “potere assoluto” da parte dei medici sul “paziente psichiatrico” in reparto, e con la stessa ignoranza della funzione istituzionale dell’ ufficio del garante;

Di fronte a tutto ciò, consapevole di rappresentare – con poche altre realtà associazionistiche – un’ alternativa “Radicale” alle attuali politiche e priorità pubbliche sui temi descritti (e della responsabilità che da questo deriva), l’ Assemblea generale dell’ associazione “Diritti alla Follia” dà mandato agli organi dirigenti:
-di proseguire nella collaborazione con altre realtà associative, anche estere, impegnate su temi di interesse dell’ associazione, a partire dal “Comitato Legittima Difesa”, autore di una proposta organica di riforma del TSO che deve essere posto all’ attenzione del potere legislativo;
– di proseguire nella campagna di informazione e denuncia “Se la tutela diventa ragnatela”, relativa alle criticità e agli abusi dell’ istituto dell’ amministrazione di sostegno, completando l’ elaborazione di un progetto di riforma dell’ istituto che lo renda rispettoso della dignità della persona che vi è coinvolta in qualità di “beneficiario”;
– di continuare nell’ attività di dialogo, segnalazione e denuncia di casi concreti ai diversi Garanti – nazionale, regionali e locali – al fine di responsabilizzarli circa il compiuto esercizio della funzione loro assegnata;
– di continuare ed approfondire il dialogo stabilito con il Comitato per la Prevenzione della Tortura nell’ ambito del Consiglio d’ Europa, per rendersene interlocutori a proposito delle attività del Comitato sulla coercizione psichiatrica, per segnalare allo stesso situazioni meritevoli di intervento, e di cercare il contatto con altre istituzioni internazionali investite di ruoli di monitoraggio e salvaguardia dei diritti fondamentali della persona nell’ ambito dei temi di interesse dell’ associazione

La quota associativa, anche per l’ anno 2021, è fissata in € 20,00 (euro venti,00)

Cristina Paderi, Segretaria
Michele Capano, Tesoriere

http://www.dirittiallafollia.it/iump-subscription-plan/

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3° Congresso Associazione Radicale “Diritti alla Follia”

Diritti alla Follia · 11/10/2020 ·

 

Care amiche e cari amici,

Diritti alla Follia celebrerà on line il suo terzo congresso nell’ intera giornata di sabato 24 ottobre 2020.

Abbiamo scelto di dedicare la mattina (9.00 – 13.30), oltre che agli adempimenti congressuali, alla disamina dell’ “attualità” degli impegni oggetto dell’attività dell’ associazione: la riforma del TSO, delle misure di sicurezza per i non imputabili, degli istituti limitativi della capacità di agire per ragioni connesse al cosiddetto “disagio psichico” .

Il dibattito sarà animato da contributi di giuristi, psichiatri e operatori, da testimonianze e da militanti dell’impegno per i diritti di quanti –  in quanto destinatari di diagnosi psichiatrica –  subiscono le conseguenze di tale etichettamento sul piano della libertà personale.

Il pomeriggio (dalle ore 15.00 alle ore 19.30) sarà dedicato ad un approfondimento dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, oggetto di una specifica “Campagna” lanciata dall’associazione in una prospettiva di profonda riforma dell’assetto normativo oggi in essere.

Nata con il dichiarato intento di sostituire l’istituto dell’ interdizione, per garantire al “beneficiario” (più dolcemente definito tale) minori limitazioni alle facoltà di compiere scelte personali in modo autonomo, l’ “amministrazione di sostegno” – a quasi quindici anni dalla legge del 2006 che l’ha istituita – si è rivelata da tempo strumento di vessazione degli “psichiatrizzati”, spesso privati definitivamente della possibilità  di interloquire sulle proprie cure, sulle proprie condizioni di vita, sul proprio destino, sulla base di decreti del Giudice tutelare che aggirano le pur labili e minimi garanzie riconosciute in materia di trattamento sanitario obbligatorio, di fatto come, per numeri più contenuti, accadeva già e continua ad accadere attraverso gli istituti della tutela degli interdetti e della curatela degli inabilitati.

Va formandosi, intanto, un “esercito” di amministratori di sostegno professionali, spesso legati da rapporti impropri con i Giudici tutelari che li nominano e di cui sono “fiduciari”, già organizzati in associazioni di categoria, impegnati a moltiplicare i loro “utenti” (dai quali sono spesso obbligatoriamente retribuiti) e ad esercitare diritti di vita e di morte sugli stessi.

Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il tema dei diritti dei “pazienti” (cioè di coloro che sopportano pazientemente da decenni la violazione dei propri diritti umani)  è totalmente assente dal dibattito ufficiale in tema di salute mentale. Le recenti celebrazioni dei 40 anni dalla legge (cosiddetta) Basaglia, come gli eventi dei giorni per la “giornata internazionale della salute mentale” hanno costituito l’ occasione per l’autocelebrazione del “modello italiano”, per le consuete affettuose “pacche  sulle spalle” ai “pazienti”, per l’eterno battere cassa degli operatori sanitari (medici ed infermieri) che chiedono più soldi e più personale per “curare” meglio, per l’ennesima esibizione degli spettacolini teatrali e dei soprammobili di ceramica frutto dei laboratori della salute mentale, nei quali i “pazzi” – spogliati di dignità, volontà e diritti – divengono materiale utile all’ industria del sociale, garantendo la crescita di buone coscienze a buon mercato e di qualche posto di lavoro nell’ associazione o nella cooperativa vicine e gradite alla psichiatria pubblica.

In questa presa d’atto c’è il senso della Radicalità (nel senso della tradizione Radicale che incarna e dell’inconciliabilità della prospettiva che assume a fronte delle altre che sono in campo) dell’alternativa di cui “Diritti alla Follia”, insieme a pochi compagni di viaggio, è portatrice.

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale in occasione della giornata internazionale della salute mentale hanno messo in bocca lo stanco “non lasciateli soli”, rispondiamo “lasciateli soli”. Dell’ aiuto di questo TSO come di questa amministrazione di sostegno i “pazienti” fanno e faranno volentieri a meno. Andrea Soldi avrebbe avuto bisogno di essere “lasciato solo” sulla panchina del parco torinese dove era seduto, invece che ucciso nell’esecuzione di un Tso; Franco Mastrogiovanni avrebbe avuto bisogno di essere “lasciato solo” sulla spiaggia cilentana che frequentava giornalmente invece che essere prelevato con la forza per essere ucciso in un letto d’ospedale dopo quattro giorni di contenzione ininterrotta; Elena Casetto avrebbe avuto bisogno di essere “lasciata sola” invece di morire bruciata viva in un ospedale di Bergamo dove nella concitazione dell’incendio divampato non c’è stato tempo di scioglierla dalle fasce con cui era legata.

Ma cosa ne sa Il Presidente della Repubblica, poverino, di tutto questo?

Cosa ne sanno i cittadini che il “modello italiano” di Tso è destinatario da sedici anni di reprimende da parte del Comitato di Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa, senza che nessuna istituzione italiana si sia presa neanche la briga di tradurre quelle raccomandazioni che devono restare clandestine?

“Diritti alla Follia”, a tre anni dalla sua vita statutaria, è chiamata allora ad un salto di qualità, ad una crescita e ad un’efficacia di azione adeguata all’enorme responsabilità che già ha assunto: il rappresentare la speranza più concreta per decine di migliaia di persone imbottite, oltre che di farmaci non  desiderati, di “piani terapeutici”, sceneggiature teatrali e “lavoretti” di varia natura, e private  della possibilità di esprimersi, di camminare al sole o sotto la pioggia, di amare, di manifestare se stessi, di vivere.

Dobbiamo essere capaci di introdurre nell’agenda politica del paese i progetti di riforma di cui siamo portatori ed imporli all’attenzione delle aule parlamentari; dobbiamo essere capaci di raccogliere le energie umane e finanziarie necessarie a questo scopo (magari grazie a “pazienti” che “pazientino” di meno e trovino la voglia di impegnarsi per l’affermazione dei propri e altrui diritti); dobbiamo entrare con la forza della fantasia e delle nostre buone ragioni nel circuito informativo relativo ai temi della salute mentale.

Per questo ti chiediamo aiuto, ti chiediamo di iscriverti, di partecipare al Congresso animandone il dibattito, di stare al nostro fianco nel cammino di libertà in cui siamo impegnati.

La modalità telematica (piattaforma “zoom”) con la quale celebreremo il Congresso ci impone di preorganizzare le presenze:

  • per partecipare al Congresso in qualità di iscritto, contribuendo all’elezione delle cariche ed alla votazione dei documenti congressuali, ti chiediamo di perfezionare il versamento entro il 24 ottobre;
  • per partecipare al Congresso (a parte coloro che sono già stati inseriti in scaletta), avendovi la possibilità di intervenire per 5 minuti nella fase di “dibattito generale” sia la mattina che il pomeriggio, chiedici di inviarti il link per il collegamento, scrivendo a dirittiallafollia@gmail.com

 

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Per contattarci                      dirittiallafollia@gmail.com

LA SEGRETARIA,

Cristina Paderi

IL TESORIERE,

Michele Capano

Regolamento Assemblea Generale dei Soci

 

 

 

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