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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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CRPD

VERSO LA FEDERAZIONE

Diritti alla Follia · 05/02/2023 · Lascia un commento

Le associazioni interessate a partecipare possono inviare una mail a dirittiallafollia@gmail.com

PROPOSTA DI UNA “FEDERAZIONE” TRA ASSOCIAZIONI/FONDAZIONI/COMITATI/MOVIMENTI ED ALTRE REALTÀ ORGANIZZATE, OPERANTI SUL PIANO NAZIONALE E/O LOCALE E CHE SIANO INTERESSATE A:

  • PROMUOVERE IL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI DI CUI ALLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ (CRPD);
  • RIFORMARE GLI ISTITUTI GIURIDICI DEL TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO, DELL’ AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO, E DELLE MISURE DI SICUREZZA PER I NON IMPUTABILI;
  • RIFORMARE I DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE E GLI STRUMENTI DI WELFARE ALLO STATO ESISTENTI

Carissime e carissimi destinatari (referenti di associazioni, fondazioni, movimenti, comitati etc.), con la presente nota l’ Associazione “Diritti alla Follia” si augura di avviare un percorso diretto alla nascita di una Federazione che riunisca le forze e le idee di quanti intendono proporre un “cambio di paradigma” nella legislazione e nell’attività amministrativa (a partire dalla cultura delle cittadine e dei cittadini che è all’origine di entrambe) che concernono il “disagio diffuso”, in particolare quello psicosociale.
Nell’ambito delle attività pubbliche afferenti a tale tema, ci troviamo di fronte a fenomeni di sistematica lesione dei diritti fondamentali della persona e ad un approccio esclusivamente sanitario a tale “disagio”, laddove nuove politiche, normative e prassi vanno introdotte in coerenza con l’approccio della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD). La legge 3 marzo 2009, n. 18, con cui il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione, sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007, risulta allo stato inattuata. La possibilità che la “rivoluzione copernicana” dettata dalla CRPD possa compiersi, come da ultimo ha ricordato il Comitato permanente della CRPD rivolgendosi all’Italia, sono legate ad una vera e propria necessaria “alfabetizzazione” degli operatori della cosiddetta “salute mentale” coinvolti sul piano sociale, sanitario, giudiziario, amministrativo (e magari familiare) nell’attività su questi temi.
In accordo alla CRPD, occorre una gigantesca opera di “recupero” del consenso delle persone cui sono dirette le politiche di “salute mentale”, una drastica opera tesa a garantire le condizioni perché tutti i cittadini vedano garantito il diritto di far valere le proprie ragioni a fronte di provvedimenti ed azioni coercitive (e non ci riferiamo esclusivamente alla “contenzione”) , senza che la condizione di “disagio” possa rappresentare il biglietto d’ingresso in una ”terra di nessuno” ove le più sacre prerogative dell’individuo, all’interno di uno Stato di diritto, siano cancellate.
Per un verso rileviamo con preoccupazione come siano state letteralmente ignorate dall’Italia sia le Raccomandazioni del Comitato ONU CRPD, che nell’ agosto 2016 segnalava al nostro Paese le urgenti riforme funzionali ad allineare la normativa e le prassi italiane ai diritti riconosciuti alle persone con “disabilità psicosociale” dalla Convenzione stessa, sia le ripetute (da ormai vent’anni) Raccomandazioni del Comitato di Prevenzione della Tortura (CPT) circa le necessarie riforme in tema di trattamento sanitario obbligatorio. Per altro verso constatiamo che il dibattito pubblico attorno ai temi della “salute mentale” si muove nella direzione di un ulteriore aggravamento di tale stato di clamorosa illegalità internazionale dello Stato italiano.
L’ azione pubblica in tema di “salute mentale” e la quotidiana operatività dei Dipartimenti di Salute Mentale (ivi compresi i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, verso cui si consolida e va incoraggiata l’attenzione del Collegio del Garante Nazionale dei Diritti delle persone private della libertà personale e della Rete dei Garanti tutta) ignora le recenti “Linee guida sulla deistituzionalizzazione” del Comitato ONU CRPD; non consente che alcun ruolo effettivo (culturalmente e pubblicamente riconosciuto) sia svolto da utenti ed ex utenti (del cui apporto ci si avvale in molte esperienze all’estero); non concede alcuno spazio ad esperienze sociali che, pure, in altri Paesi hanno dato ottima prova di efficacia (qui in gran parte del tutto ignorate); “schiaccia” la libertà terapeutica dei medici costringendoli a condotte professionali difensive, minando in radice ogni possibile alleanza con gli utenti; è costruita senza alcuna consapevolezza della centralità del destinatario del servizio (e dunque dell’indispensabilità del suo protagonismo) nella destinazione e gestione delle risorse messe in campo (apparentemente) a suo beneficio.

Non è rinviabile, va aggiunto, una serena ed equilibrata, ma decisa, rivalutazione critica delle evidenze relative al rapporto tra benefici e rischi nella somministrazione, soprattutto a lungo termine, delle principali classi di psicofarmaci, valorizzando tutte le evidenze disponibili sui percorsi di deprescrizione in psichiatria (considerati i costi economici e sociali delle terapie farmacologiche a lungo termine e delle disabilità fisiche e funzionali che ne possono derivare), (cit. “Linee Guida per i percorsi di deprescrizione” dell’ I.I.P.D.W.).

Vi alleghiamo, oltre alle Osservazioni del Comitato ONU CRPD ed alle Raccomandazioni del Comitato di Prevenzione della Tortura cui abbiamo fatto cenno, le nostre proposte in tema di riforma di trattamento sanitario obbligatorio e dell’amministrazione di sostegno (cui intendiamo collegare l’abrogazione dell’interdizione e dell’inabilitazione), il lavoro del “Gruppo di Lavoro dei Familiari” dell’associazione “Diritti alla Follia” riguardo alle esperienze che li hanno visti coinvolti nel rapporto con i Servizi di Salute Mentale territoriali cui si sono rivolti: quali riferimenti e spunti per il possibile lavoro comune.

Abbiamo svolto un primo incontro insieme ad alcune associazioni: “Michele Baù – Angeli con le ali” (animata dal dott. Giuseppe Galdi e Orietta Baù); “AMA – Linea di Sconfine” (presieduta dal dott. Marco Bertali); “Diritti senza Barriere” (Presieduta da Bruna Belotti); “Movimento psicospirituale” (animato dal dott. Enrico Loria). Nome, caratteri, parole d’ordine ed effettive priorità di una possibile “Federazione” sono di là da venire, proprio in quanto si è aperti a contributi diretti alla costruzione di un progetto comune perché condiviso.
Vi proponiamo, allora, di partecipare ad un confronto che si terrà con modalità telematica domenica 12 febbraio alle h. 18.00, e per il quale vi invieremo il link ove ci rivolgiate un cenno di interesse, del quale ci auguriamo (l’invito può essere esteso anche ad altre associazioni).
Grazie comunque della vostra attenzione, e buon lavoro.

Roma, 4.2.2023

Per l’Associazione Radicale Diritti alla Follia
La Segretaria, Cristina Paderi
La Tesoriera, Susanna Brunelli
Il Presidente, Michele Capano

Le associazioni interessate a partecipare possono inviare una mail a dirittiallafollia@gmail.com
Proposta-riforma-Amministrazione-di-Sostegno-Diritti-alla-FolliaDownload
Proposta-di-riforma-della-procedura-di-applicazione-del-TSO-con-legge-attuale-a-fronteDownload
Nota-Gruppo-Familiari-Diritti-alla-Follia-settembre-2022Download
Schema-Aspettative-Criticita-ProposteDownload
CRPD-Linee-guida-sulla-deistituzionalizzazione-Traduzione-Fraga-1Download
Guidelines-on-deinstitutionalization-including-in-emergenciesDownload
oss.-conclusive-1°-report-Italia-Italiano-agostoi-2016Download
Raccomandazioni-del-CPT-allItaliaDownload
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Comitato sui diritti delle persone con disabilità: Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza

Diritti alla Follia · 02/02/2023 · Lascia un commento

Le “Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza” hanno lo scopo di guidare e sostenere gli Stati parti nei loro sforzi per realizzare il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente, e ad essere incluse nella comunità, ma anche quello di fornire la base per la pianificazione dei processi di deistituzionalizzazione e la prevenzione della stessa. Come si può facilmente intuire, si tratta di un testo quanto mai importante in un Paese, come il nostro, dove ancora troppo spesso per le persone con disabilità l’unica alternativa alle cure prestate dalla famiglia continua ad essere proprio l’istituzionalizzazione.

Si ringrazia Jeanette Fraga per la traduzione del documento

CRPD-Linee-guida-sulla-deistituzionalizzazione-Traduzione-FragaDownload
CRPD-GuidelinesArticle14Download
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Novità dalle Reti amiche internazionali: ENUSP e lo Shadow Report sulla CRPD

Diritti alla Follia · 19/09/2022 · Lascia un commento

L’associazione “Diritti alla Follia” in qualità di membro dell’ENUSP  (European Network of (Ex-)Users and Survivors of Psychiatry) parteciperà con un suo contributo all’elaborazione del Rapporto Ombra (Shadow Report) sull’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle persone con Disabilità (CRPD) da parte dell’Unione Europea.

L’Italia, Stato parte CRPD che quest’anno avrebbe dovuto presentare un rapporto sullo stato dell’arte riguardo all’applicazione della Convenzione secondo la cosiddetta “procedura semplificata”, non ha neanche inviato la “Lista di Domande” (List of issues) preliminari al rapporto stesso, la cui adozione da parte del Comitato CRPD, prevista per aprile 2022, è stata rinviata a data da destinarsi.

“Diritti alla Follia”  parteciperà agli incontri tematici previsti ed organizzati dall’ENUSP  dedicati a diversi argomenti connessi alla CRPD.

Il  primo incontro, previsto ad ottobre, sarà dedicato al tema della coercizione in generale (articolo 14 della CRPD e correlati), ad una discussione più approfondita sullo stesso tema nei Paesi associati a  ENUSP e sul ruolo dell’UE.

L’ENUSP è interessata a conoscere le nostre esperienze e a ricevere dati, statistiche, testimonianze, casi giudiziari, articoli dei media, violazioni, casi estremi, ecc.

Non ci tireremo di certo indietro.

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LA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA’ CIVILE ALL’ESAME DELL’ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’(CRPD)

Diritti alla Follia · 05/04/2022 · Lascia un commento

Poiché il Comitato per i diritti delle persone con disabilità e la Convenzione hanno reso possibile la partecipazione della società civile alle varie fasi dell’esame dell’attuazione della convenzione, è importante che le Organizzazioni ne conoscano i meccanismi e sappiano come utilizzarli.

L’Italia invierà a breve il suo secondo rapporto sull’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) al Comitato che si occupa della sua attuazione.

L’associazione Diritti alla Follia ha elaborato una serie di  domande che verrà resa pubblica a breve (cosiddetta List of issues) e che sarà inviata al Comitato quale espressione del coinvolgimento in questo processo,  Questa è una occasione preziosa che permette di influenzare direttamente l’attuazione della Convenzione e di evidenziare questioni che altrimenti potrebbero essere trascurate.

Ci sono quattro fasi in cui è possibile partecipare: la fase di reporting, la lista delle domande, il dialogo e le osservazioni conclusive.

I rapporti delle ONG sono molto apprezzati dal Comitato, sono chiamati rapporti “alternativi” o “ombra”. Uno dei modi migliori per contribuire a un processo di revisione è quello di presentare il proprio rapporto “alternativo” al Comitato.

Questi rapporti possono fornire al Comitato informazioni vitali per la revisione e rappresentano una narrazione diversa da quella fornita dallo Stato.

COME INFLUENZARE LE DOMANDE DEL COMITATO ALLO STATO PARTE

Il Comitato preposto al monitoraggio dell’applicazione della Convenzione pone allo Stato Parte una serie di domande finalizzate a chiarire o completare le informazioni fornite nel rapporto governativo  o per chiedere allo Stato parte di aggiornare il Comitato su qualsiasi cambiamento recente avvenuto dopo la presentazione del suo rapporto.

 La lista delle domande viene inviata allo Stato parte prima dell’esame del rapporto in sessione plenaria e lo Stato parte è invitato a rispondere per iscritto a queste domande con largo anticipo rispetto alla sessione di revisione. 

L’obiettivo è quello di ottenere il maggior numero di informazioni e chiarimenti per integrare il rapporto dello Stato parte e per garantire che il dialogo interattivo tra lo Stato parte e il Comitato sia il più costruttivo e ben informato possibile.

LE PROPOSTE DELLA RETE ENUSP

Proposte della ENUSP (Rete Europea di (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria) riguardo all’elenco delle priorità relative  al rapporto sull’attuazione da parte dell’Unione Europea della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD).

Il documento ha lo scopo di fornire informazioni supplementari al Comitato sull’attuazione della CRPD nell’Unione Europea, in modo che  esse vengano prese in considerazione nella compilazione dell’elenco delle questioni preliminari al rapporto per l’Unione Europea.

La Rete Europea degli (ex) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (ENUSP) è l’organizzazione di riferimento, indipendente e rappresentativa degli utenti dei servizi di salute mentale e dei sopravvissuti alla psichiatria a livello europeo. I membri dell’ ENUSP sono organizzazioni regionali, nazionali e locali e singole persone, con sede in Europa. Fin dalla sua fondazione nel 1991, l’ ENUSP ha condotto una campagna in favore dei diritti umani e della dignità degli utenti dei servizi di salute mentale e dei sopravvissuti alla psichiatria e per l’abolizione di tutte le leggi e le pratiche che ci discriminano. L’ENUSP è attualmente consulente della Commissione Europea, dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’ENUSP è membro del Forum Europeo della Disabilità (EDF) e del Forum Europeo dei Pazienti (EPF) e fa parte della Rete Mondiale di Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (WNUSP).

Il documento evidenzia le questioni chiave che saranno sollevate più approfonditamente nel prossimo rapporto parallelo dell’ ENUSP sull’attuazione della CRPD nell’UE, atteso prima della prossima sessione del Comitato CRPD nel 2022.

Presentazione delle priorità

Sebbene la ratifica della CRPD debba portare alla promozione dei diritti delle persone con disabilità psicosociali, e nonostante il fatto che l’UE possa intraprendere una serie di azioni per porre rimedio alle violazioni dei diritti umani delle persone con disabilità psicosociali in seno all’UE, l’UE non ha intrapreso azioni su questi temi.

La Rete Europea degli (ex) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (ENUSP) è fortemente preoccupata per la situazione delle persone con disabilità psicosociali in Europa. L’ENUSP sollecita l’UE ad agire per includere i diritti delle persone con disabilità psicosociali nella propria agenda dei diritti umani e a porre rimedio alle diffuse violazioni dei diritti umani contro le persone con disabilità psicosociali nell’UE.

L’UE sembra non opporre resistenza alle violazioni della CRPD  per quanto riguarda le persone con disabilità psicosociali. Finora, nessuno degli Stati europei firmatari della CRPD ha abolito completamente il ricorso alla sostituzione nel processo decisionale e gli interventi psichiatrici forzati, anche se l’Irlanda e la Spagna hanno fatto degli sforzi per farlo. Invece, la maggior parte dei paesi europei mantiene leggi, o crea nuove leggi che autorizzano queste pratiche, e quindi agiscono in contrasto con i loro obblighi come Stati che hanno ratificato la CRPD. Finora, l’Unione Europea non ha  mostrato alcuna forma di opposizione alle riforme legislative degli Stati membri che sono contrarie alla CRPD e non intraprende alcuna azione contro le leggi nazionali e internazionali discriminatorie promulgate nei suoi Stati membri che permettono la privazione della capacità giuridica sulla base della disabilità psicosociale.

In modo analogo, un altro punto di preoccupazione è il diritto alla libertà e il diritto ad una vita libera da torture e maltrattamenti. Nessuno degli Stati europei aderenti alla Convenzione ha ripristinato il diritto alla libertà delle persone con disabilità psicosociali su base di uguaglianza con gli altri. E nessuno degli Stati parti europei ha vietato i trattamenti psichiatrici forzati. L’istituzionalizzazione forzata e i trattamenti forzati delle persone con disabilità psicosociali sono autorizzati nelle normative di tutti i paesi europei, e infatti questa pratica è anche legata a varie direttive vincolanti del Consiglio d’Europa, come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, articolo 5.1.e, e la Convenzione di Oviedo, così come il protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo, che vanno contro la CRPD, autorizzando la detenzione per motivi legati alla salute mentale e ai trattamenti psichiatrici non consensuali. Anche se il Consiglio d’Europa non fa parte dell’UE, la situazione dei diritti delle persone con disabilità psicosociali all’interno dell’UE è comunque profondamente influenzata dai trattati e dalle norme del Consiglio d’Europa che si applicano in tutta Europa, anche negli Stati membri dell’UE e alla Corte europea dei diritti umani.

Tale legislazione internazionale e nazionale, discriminatoria in tutti gli stati membri dell’UE, non solo supporta pratiche lesive contro le persone con disabilità psicosociali, ma pone anche barriere insormontabili all’effettivo accesso alla giustizia per le persone con disabilità psicosociali che sono anche state danneggiate, maltrattate, torturate o addirittura uccise da interventi psichiatrici forzati, e i responsabili sono solitamente impuniti, poiché tali violazioni sono considerate legittime in base a questi standard obsoleti – anche in caso di morte della persona. Ancora una volta, l’UE non mostra alcuna forma di opposizione a queste leggi nazionali e internazionali discriminatorie che permettono la privazione della libertà , tortura e maltrattamenti in ragione della disabilità psicosociale.

Gli Stati membri dell’UE devono affrontare degli obblighi in conflitto tra l’attuazione della Convenzione ONU CRPD da un lato, e dall’altro, gli standard ancora esistenti contenuti in diverse convenzioni vincolanti del Consiglio d’Europa e la corrispondente giurisprudenza dei meccanismi indipendenti (non UE).

Le chiare raccomandazioni date dal Comitato CRPD attraverso le Osservazioni Conclusive  sull’UE e le Linee Guida sull’Articolo 14 che sono state pubblicate nel settembre 2015 non sono state accompagnate da azioni specifiche da parte dell’UE per migliorare la situazione di milioni di persone con disabilità psicosociali private della loro libertà nell’UE.

 Qui di seguito il testo integrale del documento dell’ENUSP

https://tbinternet.ohchr.org/_layouts/15/treatybodyexternal/Download.aspx?symbolno=INT%2fCRPD%2fICS%2fEUR%2f48016&Lang=en

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La Francia sotto i riflettori

Diritti alla Follia · 22/03/2022 · Lascia un commento

dell’associazione Advocacy-France, associazione di (ex)utenti della salute mentale

In occasione dell’esame da parte del Comitato CRPD delle Nazioni Unite del rapporto governativo francese, ad Agosto 2021 l’associazione Advocacy-France ha inviato al Comitato il suo contributo critico , cosiddetto rapporto-ombra o rapporto alternativo.

Advocacy-FranceDownload

Qui di seguito la traduzione di un estratto del rapporto.

Advocacy-France, fondata nel 1997, è un’organizzazione nazionale francese senza scopo di lucro di (ex)utenti della salute mentale.
Il direttivo è composto per gran parte da (ex)utenti dei servizi, familiari e amici, professionisti e volontari non utenti rappresentano una minoranza.
Gli obiettivi sono: promuovere e diffondere il concetto e le pratiche di “advocacy” in Francia adattandole alla cultura e alla situazione specifica francese; agire per fornire accesso a ricorsi e rimedi affinché la voce e le richieste degli utenti siano ascoltate, per il rispetto e la dignità e i diritti degli utenti dei servizi di salute mentale in ambito medico, giuridico e sociale.

Dal rapporto :

“Raccomandiamo che la Francia metta veramente in atto le azioni necessarie per i regimi di decisione assistita attraverso la promozione e il riconoscimento delle “persone di fiducia”, dei “consulenti e delle persone di sostegno” e delle “Direttive anticipate in psichiatria”, tra le altre misure di sostegno che devono essere rese facilmente accessibili alle persone in difficoltà. In passato, per esempio, l’agenzia di servizi alle famiglie (Caisses d’allocations familiales – CAF) forniva consulenti economici e sociali nei centri socio-culturali (e non nelle strutture di assistenza sociale o medico-sociale) con un’assistenza personalizzata offerta alle famiglie (aiuto nella gestione del budget alimentare e degli assegni sociali).

Questo servizio tradizionale aperto a tutti, era anche un approccio molto meno stigmatizzante, di cui i nostri membri con disabilità hanno potuto beneficiare.

Riempirsi la bocca delle parole “esperti per esperienza” non porterà mai a un vero riconoscimento finché i problemi di rappresentanza e di autonomia delle persone con disabilità non saranno risolti.

La recente decisione di non costituzionalità pronunciata dal Consiglio costituzionale francese il 4 giugno 2021 su una domanda di pronuncia pregiudiziale prioritaria di costituzionalità presentata da un’organizzazione per la difesa dei diritti in psichiatria (Cercle de Réflexion et de Proposition d’Actions sur la psychiatrie – CRPA) afferma che il controllo giurisdizionale sulle misure di contenzione e di isolamento è necessario poiché esse costituiscono una privazione della libertà. Questa decisione porterà ad una nuova riforma legislativa sulla segregazione e la contenzione dei pazienti psichiatrici, ma solo per quanto riguarda il controllo giurisdizionale sistematico necessario per il mantenimento di tali misure secondo termini e condizioni che restano da determinare, e non per prevedere l’eliminazione di queste pratiche come richiesto dal Comitato ONU.

La Francia rifiuta di capire che le misure di privazione della capacità giuridica, della libertà, dell’isolamento e della contenzione si basano su pratiche discriminatorie basate sulla nozione di carenze reali o percepite e sulla negazione della volontà e delle preferenze delle persone che sono considerate incapaci di acconsentire o di prendere decisioni a causa della loro “condizione” giudicata dagli psichiatri (art. L.3211-2 del Codice della Salute Pubblica).
Questo costituisce anche un rifiuto di riconoscere la disabilità in favore di un approccio biomedico. Di conseguenza, il rispetto della dignità della persona, l’informazione fornita, la presa in considerazione della volontà e delle preferenze della persona e la reintegrazione nella comunità sono quasi impossibili, come possiamo vedere lavorando sul campo.
 
Le procedure di appello e di ricorso non sono sufficientemente accessibili. Le “Commissioni dipartimentali dei servizi di assistenza psichiatrica” (CDSP) citati dalla Francia non hanno i mezzi per svolgere le loro missioni di controllo e valutazione. Ancora più grave, dalla legge 2019-222 (articoli 102 e 109) per la programmazione 2018-2022 e la riforma della giustizia, i magistrati che siedono nel CDSP non sono più rimpiazzati alla fine del loro mandato.
Diverse associazioni hanno protestato perché la mancanza di magistrati è in totale contraddizione con gli orientamenti dati attraverso la “road map della salute mentale e della psichiatria” del 28 giugno 2018 che viene propagandata. Si tratta di una grave battuta d’arresto per la protezione delle libertà individuali e dei diritti fondamentali nelle istituzioni psichiatriche.

La giudiziarizzazione del ricovero e del trattamento non volontario con l’intervento di un giudice delle Libertà e la detenzione per il riesame entro 12 giorni dalla detenzione e dal trattamento della persona non costituisce un vero e proprio rimedio. Con l’effetto di potenti trattamenti farmacologici, le persone hanno grandi difficoltà a difendersi, e i giudici si allineano semplicemente all’opinione dello psichiatra, tenendo conto solo della validità della procedura.
Inoltre, il moltiplicarsi di leggi contraddittorie lascia i tribunali con dilemmi irrisolti .

L’ipocrisia legata alla decisione del Consiglio di Stato secondo cui i trattamenti ambulatoriali forzati (“programmes de soins”) non possono essere soggetti a coercizione – o attuati con la forza fisica – il che significherebbe che sarebbero quindi “liberamente acconsentiti” dalla persona. Tuttavia, in caso di rifiuto, la persona vedrà ripartire nei suoi confronti tutta la procedura di ricovero forzato a tempo pieno.

Raccomandiamo anche che il Comitato chieda alla Francia di mettere in atto un’ampia gamma di servizi che rispondano alle richieste delle persone con disabilità psicosociali, che rispettino la loro autonomia, le loro scelte e la loro dignità, compreso il sostegno tra pari e altre alternative al modello biomedico di salute mentale che è estremamente prevalente in Francia.
Questi servizi devono essere finanziati per un’esistenza sostenibile e integrati in tutto il paese, non implementati come progetti una tantum.
Devono essere liberamente acconsentiti e progettati, gestiti e valutati con la stretta collaborazione e il coinvolgimento di tutte le associazioni che rappresentano le persone con disabilità psicosociali, tra cui:

  • centri di accoglienza di emergenza e di crisi,
  • case di accoglienza (non limitate ai senzatetto), come la Soteria,
  • la formazione basata sul recupero e sui diritti umani in linea con le recenti linee guida dell’OMS per servizi di salute mentale centrati sulla persona e basati sui diritti umani,
  • l’effettiva implementazione del programma OMS Quality Rights che è poco conosciuto nel nostro paese e scarsamente finanziato,
  • Collegi di recovery come il COFOR (Centre de Formation au Rétablissement),
  • Direttive anticipate in psichiatria,
  • Accesso a uno psicologo di propria scelta e a ” terapie di dialogo ” rimborsate dal sistema sanitario pubblico senza dover ricorrere, come è previsto attualmente, a medici generali e psichiatri per un numero limitato di sedute.

Mesi fa il Ministero della Salute ha organizzato un “Summit globale della salute mentale” senza coinvolgerci. Queste ” grandi masse “, come vengono chiamate in Francia, non risolvono mai le questioni e non sono altro che una vetrina.

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