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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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presidio

COMUNICATO STAMPA

Diritti alla Follia · 11/05/2022 · 1 commento

Diritti alla Follia

Amministrazione di sostegno

Un caso giudiziario di pubblico interesse :

resoconto prima udienza e Presidio a Cagliari

“Diritti alla Follia” seguirà, udienza per udienza, l’evolversi di questo emblematico processo

Ieri alle h.12.00, in un’aula del Tribunale di Cagliari, si è svolta la prima udienza del processo a Gigi Monello, professore di filosofia in pensione, scrittore ed editore, accusato di  “maltrattamenti in famiglia” all’anziana madre – in seguito alla denuncia da parte dell’Amministratrice di sostegno della donna – . Conseguentemente, il professore era stato allontanato dalla casa di famiglia (dopo decenni  di convivenza ininterrotta con la madre) e gli era stato evitato qualunque contatto con l’anziana attraverso un provvedimento cautelare (per cui ha avuto la possibilità  di vedere la madre, oggi deceduta, per sole tre ore nell’ ultimo anno di vita della donna ).

Sono stati ascoltati il fratello e la sorella dell’imputato, che non sono stati in grado di confermare la veridicità delle condotte denunciate.

Un nutrito gruppo di amici e conoscenti di Gigi Monello non ha potuto avere accesso all’aula in quanto ancora in vigore  le misure anti-Covid. I presenti si sono, dunque, ritrovati nei giardini pubblici antistanti il Palazzo di Giustizia, dove l’Associazione Radicale “Diritti alla Follia” ha organizzato un Presidio.

Cristina Paderi, segretaria dell’associazione ha dichiarato: “ saremo nuovamente qui l’11 novembre , cioè quando si terrà la prossima udienza , ove è prevista l’audizione dell’amministratrice di sostegno”. In tale circostanza organizzeremo un approfondimento sulle distorsioni prodotte dall’attuale legge sull’amministrazione di sostegno,  che stiamo lavorando per riformare e di cui la vicenda occorsa a Gigi, nostro associato, è un esempio evidente “.

Michele Capano, tesoriere dell’associazione, ha dichiarato: ” la criminalizzazione di familiari estromessi dalla possibilità di avere voce in capitolo rispetto al proprio congiunto sottoposto ad amministrazione di sostegno rappresenta una tecnica collaudata in tutta Italia dal “duo” Giudice-Amministratore di sostegno, ben determinato a lavorare il meno possibile e quindi a non ricevere alcun disturbo dell’ esercizio del proprio potere, ‘di vita e di morte’, nei confronti del beneficiario. Gigi Monello è stato vittima di questa consolidata e sopraffina tecnica. “Diritti alla Follia” seguirà, udienza per udienza, l’evolversi di questo emblematico processo”.

 La prossima udienza – che vedrà fra i testi l’Amministratrice – è stata fissata per l’11 novembre 2022.

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Associazione Diritti alla Follia PRESIDIO al TRIBUNALE di CAGLIARI

Diritti alla Follia · 28/04/2022 · Lascia un commento

Il prossimo 10 maggio alle h. 12.00, in un’aula del tribunale di Cagliari, si aprirà il processo penale a carico del professor Gigi Monello, protagonista  di uno sconcertante caso giudiziario. Gigi Monello è un ex-insegnante di filosofia. Dopo 40 anni passati nella Scuola Pubblica, fa  ora, a tempo pieno, ciò che in passato faceva nel tempo libero: lo scrittore e l’editore.

 Il professor Monello è formalmente accusato di aver inflitto maltrattamenti a sua madre, la persona con cui da sempre conviveva.

” Debbo questo onore all’ Amministratrice di sostegno di mia madre” racconta Monello nel suo blog*, ” un avvocato cagliaritano che, di concerto con due miei stretti congiunti, ha sporto querela contro di me. Ho deciso di rendere pubblico il caso giudiziario che mi vede protagonista, è giusto che si sappia cosa può accadere, in Italia, ad imbattersi nella cosiddetta Amministrazione di sostegno”. “I maltrattamenti”, prosegue Monello, ” possono, in buona sostanza, riassumersi in una continuativa interferenza nel lavoro delle badanti, che avrebbe portato ad un peggioramento delle condizioni di salute di mia  madre”.

A seguito della querela, è stato “urgentemente” allontanato dall’ abitazione in cui viveva, con assoluto divieto di avvicinamento alla “persona offesa”.

Un rapporto affettivo durato un’intera vita è stato stroncato brutalmente, in pochi minuti, senza che si potesse neppure tentare di dare una spiegazione, una scusa. C’erano dei rituali affettivi che andavano avanti da anni. Cose del quotidiano. Svaniti di colpo. Che avrà pensato la signora di questo figlio di colpo scomparso? Un tradimento? Si è stancato?

“Naturalmente è convinta che me ne sia andato di mia volontà” scrive il professore. “Il reato contestatomi (articolo 572 del C.P.) è cosa assai seria: prevede una pena minima di tre anni di detenzione. Pur potendolo, non ho voluto fare ricorso al Rito Abbreviato e, d’intesa con i miei legali, ho scelto la via del Processo Ordinario. Confido che il dibattimento possa chiarire quale grave distorsione dei fatti sia stata compiuta in merito alla mia condotta . La presenza di chiunque volesse assistere alle udienze, è per me gradita. Penso che la mia vicenda sia talmente sconcertante da assumere l’oggettivo profilo di un fatto di pubblico interesse. Per questo motivo, con l’Associazione radicale “Diritti alla Follia”, ho deciso di dare ad essa la massima notorietà.”

Partendo da questa vicenda, è possibile trattare il problema, oramai sempre più allarmante, della degenerazione dell’istituto giuridico dell’amministrazione di sostegno ed è per questo motivo che l’Associazione  “Diritti alla Follia” seguirà tutte le fasi del processo del professor Monello. Anche allo scopo di incontrare i giornalisti che volessero approfondire i caratteri della storia , l’associazione ha organizzato un presidio che si terrà martedì 10 maggio alle ore 13.00  nello spazio all’aperto antistante l’ ingresso del Tribunale di Cagliari, Piazza della Repubblica,18.

Siete tutti invitati a partecipare

Associazione Radicale “Diritti alla Follia”

Per info e contatti

dirittiallafollia@gmail.com

*http://picciokkumalu.blogspot.com/

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IL TRIBUNALE DI FIRENZE ASSOLVE JEANETTE FRAGA DALL’ACCUSA DI CONCORSO IN VIOLENZA SESSUALE A CARICO DELLA FIGLIA

Diritti alla Follia · 23/03/2022 · Lascia un commento

ASSOCIAZIONE “DIRITTI ALLA FOLLIA” : “ SIA VIATICO PER SUPERARE LA CONDIZIONE DI SEGREGAZIONE ANCORA VISSUTA DA YASKA”

All’ udienza tenutasi oggi, mercoledì 23 marzo 2023, dinanzi al Collegio A della II sezione penale del Tribunale di Firenze, presieduto dalla dottoressa Mazzeo, Jeanette Fraga è stata assolta, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di concorso in violenza sessuale a danno della figlia Yaska.
Il Tribunale, che ha indicato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni, ha così accolto la richiesta della stessa Procura della Repubblica che prima ancora che il processo venisse effettivamente celebrato, ai sensi dell’ art. 129 c.p.p., ha scagionato Jeanette Fraga.
Tanto, si ricorda, all’indomani dell’ eguale assoluzione del compagno di Yaska, F.F. (che aveva scelto il rito abbreviato), e dell’archiviazione (soprattutto) della denuncia che Jeanette Fraga aveva depositato a Genova contro il Giudice tutelare di Firenze, Silvia Castriota (segnalando come la stessa, investita di obblighi di garanzia penalmente rilevanti, fosse stata perfettamente consapevole della relazione sessuale di Yaska, e che come tale – in ipotesi – avrebbe dovuto essere egualmente processata). La Procura di Genova aveva nelle scorse settimane chiesto l’archiviazione della posizione della Giudice Castriota proprio segnalando che nessuna violenza sessuale c’era stata.

L’Avv. Michele Capano, legale di Fraga, ha dichiarato: “Finisce “a tarallucci e vino” perché la Procura ed il Tribunale si sono resi conto che, in nome dell’ accanimento contro Jeanette Fraga, sarebbero stati coinvolti magistrati, medici, operatori: tutti a conoscenza della relazione di Yaska. Una pagina oscura, l’ennesima, nel libro nero della storia giudiziaria italiana. Chiederemo conto, in giudizio, della lesione dei diritti fondamentali alla relazione familiare che sono stati prodotti in nome di un’accusa infondata, ma nessuno restituirà a Yaska la vita perduta di una relazione d’amore criminalizzata e massacrata dalla Procura di Firenze e dal Giudice tutelare, che hanno letteralmente terrorizzato un compagno, F.F. tanto più prezioso nella situazione di disabilità vissuta da Yaska, e che ha dovuto mettersi da parte ed affrontare un processo”.

Cristina Paderi, segretaria dell’ associazione radicale “Diritti alla Follia”, ha dichiarato: ” È giunto il momento di “liberare” Yaska e farla uscire dalla struttura che la ospita con la forza, restituirla ai suoi affetti familiari che da mesi non ha la possibilità di coltivare, di prendere atto che – prima e più delle relazioni psichiatriche, che anche in questo processo vengono smentite dagli esiti giudiziari – vi sono dei diritti fondamentali riguardo alle proprie scelte esistenziali che devono essere riconosciuti in ogni caso alle persone con disabilità.
Stamane c’era come di consueto il nostro Presidio dinanzi al Tribunale di Firenze. Ringraziamo Simona Lancioni della UILDM ed Alberto Brugnettini del CCDU di avervi preso parte con altri amici ed amiche: è un impegno che continuerà – con esposti ed iniziative su ogni fronte – finché continuerà la medioevale pratica di negazione della volontà, delle scelte, dei desideri di Yaska”.

Simona Lancioni della UILDM di Pisa, responsabile del “Centro informare un’ h” che si occupa in modo specifico della discriminazione delle donne con disabilità’: “Questo processo e’ incomprensibile alla luce dell’art. 12 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilita’ (legge in Italia dal 2009, legge 18), che riconosce capacità giuridica e di agire , e dunque la capacita’ di decidere per se’, ad ogni persona disabile (a prescindere dal tipo e dal grado di disabilità): mentre ciò viene negato a Yaska ipotizzandosi che non abbia la possibilità ed il diritto di scegliere riguardo a se’, in ogni ambito ivi compresa la sfera sessuale e riproduttiva. Va anche sottolineato come la stessa Convenzione raccomandi di tenere conto di come la condizione femminile determini un’ esposizione ulteriore alla discriminazione, che risulta così moltiplicata nei suoi effetti concreti. La storia di Yaska, con l’aborto forzato che ha subito, porta appunto il segno di questa combinazione di fattori discriminanti: che va superata restituendole la sua autonomia”.

Alberto Brugnettini, del CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani) ha dichiarato “esprimiamo soddisfazione per questo esito: quando i magistrati decidono di entrare nel merito delle vicende umane, senza appiattirsi sulle opinioni espresse dagli psichiatri, i diritti umani vincono. Speriamo che, sull’onda di questa sentenza, anche la vicenda di Yaska si possa concludere velocemente”

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ASSOCIAZIONE “DIRITTI ALLA FOLLIA”: PRESIDIO DINANZI AL TRIBUNALE DI FIRENZE il 23 MARZO. UDIENZA PER LA PRESUNTA VIOLENZA SESSUALE A CARICO DI YASKA GHODS: LA STESSA PROCURA CHIEDE L’ASSOLUZIONE PER LA MADRE JEANETTE FRAGA.

Diritti alla Follia · 06/03/2022 · Lascia un commento

Colpo di scena nel processo a carico di Jeanette Fraga, rinviata a giudizio con l’accusa di concorso in violenza sessuale a danno della figlia Yaska Ghods.

All’ indomani dell’ assoluzione perché il fatto non sussiste del fidanzato di Yaska, F.F., che aveva optato per il giudizio abbreviato, arriva la richiesta della Procura di Firenze di un’assoluzione “lampo” per Jeanette Fraga, ancor prima che il processo che la riguarda entri nel vivo.

Già all’ udienza del 23 marzo potrebbe esserci una decisione a riguardo.

L’Avv. Michele Capano, legale di Jeanette Fraga, ha dichiarato: “Questa vicenda, drammatica per i protagonisti, e non ancora conclusa, segna una delle pagine più nere della magistratura italiana. L’accanimento della Procura nei confronti di Jeanette Fraga, rea soprattutto di non arrendersi alla violenza istituzionale perpetrata ai danni della figlia, si è magicamente fermato quando si è profilato il concreto rischio di conseguenze penali a carico del Giudice tutelare dell’ interdetta Yaska Ghods.

Giacché  Jeanette Fraga, sul presupposto che la figlia non sia in grado di autodeterminarsi ad un rapporto sessuale, veniva accusata di avere concorso alla violenza sessuale agevolando rapporti intimi “impropri”, abbiamo denunciato alla Procura di Genova il Giudice tutelare e lo stesso PM (altresì chiedendo che il processo venisse per connessione celebrato per tutti a Genova), chiarendo che  era stato informato dei rapporti intimi di Yaska, e non aveva avuto nulla da obiettare, pur essendo investito di ogni potere di intervento sulla vita dell’ interdetta (avendo cioè una posizione di garanzia).

Solo a questo punto, per salvare “uno di loro”(e anzi più di uno) , cioè un magistrato, le procure di Firenze  e Genova hanno cominciato a fare marcia indietro.

Arriva l’assoluzione di F.F., fidanzato di Yaska, (nell’ ambito di un giudizio abbreviato  in cui viene interrogato senza che la Procura gli faccia una domanda! Mai vista una cosa del genere!), ed arriva da Genova poi, a stretto giro,  la richiesta di archiviazione per il Giudice  motivata (guarda un po’) con l’assoluzione di F. (quindi con l’insussistenza di “violenza sessuale”).

A seguito, dunque , la richiesta di assoluzione della Procura di Firenze per Jeanette Fraga (dunque il PM, con insolita mitezza, invece di fare appello avverso

 l’assoluzione di F. sceglie di “chiudere”).

Naturalmente occorrerà attendere le scelte del Tribunale, ma  quello che è accaduto è una (consueta) vergogna. In molti devono delle scuse a Jeanette Fraga; purtroppo nessuno le farà. Le nostre azioni continuano per fare giustizia delle violenze istituzionali di cui Yaska e la sua famiglia sono vittime da anni.

 Medici, magistrati, avvocati. Troveremo un Giudice, prima o poi; certo non a Firenze. Magari a Strasburgo”.

Cristina Paderi, Segretaria dell’ Associazione Radicale “Diritti alla Follia”, ha dichiarato: “Saremo il 23 marzo con il nostro presidio davanti al Tribunale di Firenze, con i nostri militanti ed i familiari ed amici della famiglia di Yaska. Sentiamo che la Procura oggi chiede l’assoluzione per Jeanette Fraga. Ma il male è fatto.

 La relazione tra   Yaska ed il suo fidanzato è stata distrutta: giacché dopo quelle accuse infamanti il ragazzo non si è più fatto vivo con lei (magari per beccarsi un altro processo …), che soffre tutti i giorni per questo e chiede quotidianamente ed inutilmente notizie del fidanzato. Yaska continua a vivere in una condizione di reclusione: negli ultimi tre mesi, ci fanno sapere che sarebbe  uscita per 11 ore dalla struttura che la ospita, ed allo stato le sarebbe impedito il contatto (neanche “protetto”) con i familiari. Questa mostruosità deve cessare, e purtroppo dubitiamo che la città di Firenze, le cui Istituzioni l’hanno prodotta, sia in grado di “tornare indietro”. Nei prossimi giorni invieremo un esposto al Comitato Onu di Ginevra  che si occupa dell’attuazione della Convenzione ONU 2006 sui Diritti delle persone con Disabilità (CRPD), violata in quasi tutti gli articoli nella vicenda che riguarda Yaska e la sua famiglia”.

Siete tutti invitati a partecipare

Associazione Radicale “Diritti alla Follia”

Un presidio per chiedere la fine della segregazione di Yaska

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Comunicato Stampa : Processo violenza sessuale Yaska Ghods: assolto il fidanzato

Diritti alla Follia · 23/12/2021 · 2 commenti

Si è tenuta il 22 dicembre a Firenze  la terza udienza del processo a Jeanette Fraga, accusata di concorso (con il fidanzato di Yaska, F.F.) in violenza sessuale a danno della figlia Yaska Ghods.

A seguito della “separazione” tra la posizione del fidanzato di Yaska (che ha scelto il rito abbreviato) e la posizione di Jeanette Fraga (che ha optato per il rito ordinario), si è appreso che il giudizio abbreviato si è concluso il 18 novembre con l’assoluzione di F.F., difeso dall’avv. Daniele Colangelo, da parte del Gup Fantechi perché “il fatto non sussiste”.

Se la sentenza  (di cui non si hanno ancora le motivazioni, per le quali il Gup si è preso 90 giorni di tempo) dovesse consolidarsi in difetto di appello da parte della Procura, risulterebbe “svuotato” e segnato anche il processo a Jeanette Fraga (che non può avere concorso ad una altrui condotta ritenuta “insussistente”).

Circa l’udienza del 22 dicembre, l’Avv. Michele Capano ha dichiarato: “ci troviamo di fronte all’ennesima manifestazione di inefficienza e disorganizzazione del Tribunale di Firenze: neanche oggi il processo è effettivamente cominciato. A fronte della dichiarazione di astensione della dott.ssa Cannata’ (membro del collegio 2A presieduto dalla dott.ssa Pagliai) di Luglio, non sono bastati 6 mesi al Tribunale per operare una sostituzione. Ne’ questa ci sarà alla prossima udienza del 23 febbraio 2021, annunciata come “di smistamento”. La gravità delle accuse a Jeanette Fraga, ed il peso che le stesse hanno sul terreno della frequentazione tra madre e figlia (negata da anni) imporrebbero una velocità di accertamento ed un impegno ben maggiori. A meno che – oggi – non si abbia tanta voglia di celebrare un processo che – anche all’ indomani dell’ assoluzione del fidanzato di Yaska – rischia di rappresentare un clamoroso autogol da parte della Procura. Ad ogni modo noi chiederemo alla Presidenza del Tribunale e del Collegio di accelerare, così come solleciteremo a provvedere (anche oggi lo abbiamo fatto inutilmente) sulla richiesta di Radio Radicale di registrare il processo. Il tema dell’intangibilità dell’intimità di una donna, e della necessità di rispettarne le scelte indipendentemente dall’eventuale condizione di disabilità, interroga la coscienza di ognuno, ed è cruciale che i cittadini abbiano la possibilità di riflettere su questo. Non si tratta di “pubblicità”, si tratta della crescita di una comunità”.

Cristina Paderi, segretaria dell’associazione Diritti alla Follia, ha dichiarato: “Diritti alla Follia continua e continuerà a seguire questo incredibile processo. Oggi abbiamo tenuto il terzo presidio davanti al Tribunale anzitutto per denunciare la vera mostruosità che questa voce rivela: non gli inesistenti abusi sessuali di madre e fidanzato di Yaska, ma la perdurante condizione di segregazione di quest’ultima, aggravatasi in conseguenza – come è stato detto e scritto- dei problemi causati dal “clamore mediatico” della vicenda (come se rispetto alla scelte dettate dal benessere della ragazza si potesse cambiare programma alla luce di fatti come un articolo di giornale o un servizio televisivo).

Oggi ne’ i genitori, ne’ il fratello e la sorella posso vedere, neanche in modalità “protetta”, Yaska, e questo contro la volontà  della ragazza. Questo isolamento sarebbe dettato dal “bene” di Yaska. Noi riteniamo che questa idea e queste pratiche di “protezione” del disabile siano già finite nelle discariche della civiltà e del diritto, per quanto sopravvivano nella prassi delle strutture e dell’attività di tutori, amministratori di sostegno e giudici tutelari. I valori oggi solennemente affermati dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità ( CRPD, divenuta legge in Italia dal 2009) ci dicono di insopprimibili spazi di libertà e di autonoma determinazione da riconoscere ad ogni individuo, anche se portatore di  una disabilità psicosociale . Per questo, stiamo preparando un esposto sul caso di Yaska al Comitato CRPD”.

La vicenda è stata narrata dalla trasmissione televisiva “Le iene”, che ne ha fatto materia di due servizi, disponibili ai seguenti link:

https://www.iene.mediaset.it/video/yaska-la-schizofrenia-e-il-dramma_1024224.shtml

https://www.iene.mediaset.it/video/yaska-costretta-all-aborto-perche-schizofrenica_1031173.shtml

https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_dicembre_22/firenze-affetta-schizofrenia-rimase-incinta-fidanzato-assolto-dall-accusa-violenza-sessuale-e85bc842-6337-11ec-a6da-1d2e19638b8b.shtml

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