Il giorno 13 agosto 2019 Elena Casetto di venti anni, ricoverata presso il Reparto di Psichiatria dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo moriva in conseguenza di un incendio divampato all’interno del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) mentre era sottoposta a contenzione meccanica attraverso legatura al letto con fasce contenitive. Tale condizione non ha consentito alla ragazza di allontanarsi dal letto né ha dato la possibilità al personale e agli altri soccorritori di procedere alle operazioni per metterla in salvo.
I sanitari dichiararono che “La paziente deceduta era stata bloccata pochi istanti prima dell’incendio, a causa di un forte stato di agitazione, dall’équipe del reparto.” Nello specifico: la paziente era stata legata mani e piedi, fissata al letto con una fascia toracica e sedata.
Quello che sappiamo su questo tragico evento è poco, appreso dalle notizie di stampa, dalle dichiarazioni dell’Azienda ospedaliera di Bergamo e dal rapporto del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà.
L’appello della madre : https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/morta-incendio-ospedale-1.4884986
Il Garante nazionale dei detenuti interloquisce con l’ATS Bergamo
https://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/it/dettaglio_contenuto.page?contentId=CNG6796&modelId=10017
Conclusioni indagini preliminari :
Le indagini preliminari si sono concluse portando a giudizio l’ultimo anello di una catena di responsabilità che ha portato alla morte di Elena. In qualche modo legittimando tutti i passaggi precedenti.
Due indagati per la terribile morte di Elena Casetto: La Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
https://primabergamo.it/cronaca/rogo-nella-psichiatria-dellospedale-due-indagati-per-la-morte-di-elena-casetto/
“Legarla, a detta dei sanitari, è stata la cosa migliore da fare di fronte alla sua “agitazione”. Dicono che voleva morire, attorcigliandosi delle lenzuola intorno al collo. La madre dice invece che voleva solo uscire da quel luogo e tornare a casa. Era agitata, si, potremmo anche dire incazzata come ogni persona a cui viene impedita e bloccata ogni via di fuga .Voi non lo sareste? Elena ci viene descritta oggi come una plurisuicida, dedita a questo proposito insano che era necessario contenere. Ciò che sembra interessare ai dirigenti sanitari è capire come sia stato possibile che la ragazza abbia potuto eludere i controlli e portare con se un accendino e come sia potuto succedere che il moderno avveniristico reparto psichiatrico (ignifugo e claustrofobico) abbia potuto prendere fuoco così facilmente. E ancora una volta ci tocca sentire dai paladini della lotta alla contenzione che esiste una correlazione fra la carenza di organico o di investimenti in psichiatria e quanto è accaduto a Bergamo. E ancora oggi sentiamo parlare di “superamento” della contenzione in psichiatria quando essa deve essere vietata per legge e non normata (e quindi normalizzata e legalizzata) con l’emanazione di linee guida per la sua attuazione ” Giuseppe Bucalo , Presidente Associazione Penelope Coordinamento Solidarietà Sociale – Messina
“ La società civile è stata incapace di comprendere fino in fondo, di condannare senza eccezioni di sorta la causa principale di un tale orrore, ovvero la barbarie della contenzione fisica inflitta nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e penitenziarie italiane, ovvero l’antico tormento di costringere persone private della loro libertà a rimanere immobilizzate con le mani e con i piedi legati a un letto di contenzione.” Giorgio Pompa , Presidente Associazione Dalle Ande agli Appennini da “Il reparto di psichiatria di Bergamo dove Elena Casetto è morta bruciata viva legata mani e piedi in un letto di contenzione deve essere chiuso “
Giorgio Pompa Il reparto di psichiatria di Bergamo deve essere chiuso
….. “Elena Casetto muore intossicata e arsa, bloccata al letto di contenzione di un reparto di psichiatria ? Andrea Soldi muore soffocato dalle manovre dei vigili urbani che seguono un TSO ? Francesco Mastrogiovanni rimane legato al letto per 87 ore di agonia prima di spirare ? Sono “solo” casi di malasanità, cattiva psichiatria, un modo errato di trattare la “sofferenza” psichica.” Giuseppe Bucalo, Presidente Associazione Penelope Coordinamento Solidarietà Sociale – Messina