Si trasmette in allegato la documentazione ufficiale relativa alla vicenda della famiglia di Palmoli, predisposta dall’Associazione Diritti alla Follia. Si chiede cortese presa in carico e riscontro istituzionale.
In allegato si inviano la lettera aperta, l’articolo e il comunicato stampa dell’Associazione Diritti alla Follia
LETTERA APERTA
C’era una volta una famiglia nel bosco…
Sulla vicenda di Palmoli e sul dovere istituzionale di tutelare anche le scelte non conformi
Alla cortese attenzione di:
– Ministro dell’Istruzione e del Merito
– Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità
– Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
– Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza
– Presidente del Consiglio
– Conferenza delle Regioni
– Conferenza Nazionale Minori
– Ordine degli Assistenti Sociali
– Commissioni parlamentari competenti
Oggetto: tutela dei diritti dei minori, rispetto delle libertà familiari e necessità di piena trasparenza nella vicenda della famiglia di Palmoli
Gentili Autorità,
l’associazione Diritti alla Follia segue da tempo, con crescente preoccupazione, la vicenda della famiglia che vive nei boschi di Palmoli, in Abruzzo. Ci rivolgiamo alle Istituzioni per esprimere un allarme che non riguarda solo un caso individuale, ma l’intero equilibrio tra libertà, prevenzione e controllo istituzionale nel nostro Paese.
In Italia si parla molto di prevenzione: prevenire lo stress, le condizioni ambientali tossiche, l’ipercompetizione scolastica, la sofferenza psichica che nasce da ritmi di vita sempre più frenetici.
Esiste però un paradosso: quando la prevenzione viene esercitata dalle famiglie in forme autonome,
Come ricordato dalla stampa nazionale – tra cui Il Centro (1 novembre) e L’Indipendente (5 novembre) – Nathan e Catherine avevano compiuto una scelta educativa e di vita meditata:
- vivere lontano dallo stress urbano
- crescere i loro tre figli a contatto diretto con la natura
- praticare istruzione parentale e percorsi non standardizzati
- proteggere l’infanzia da modelli percepiti come iperconsumistici e accelerati
Una scelta fondata su argomenti pedagogici, ecologici, filosofici.
Tuttavia questa scelta è stata oggetto di segnalazione, indagine e sospetto, fino all’ipotesi di sospensione della responsabilità genitoriale.
Il 20 novembre 2025, secondo quanto riportato da numerose testate, il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento immediato dei tre minori e la sospensione in via esecutiva della responsabilità genitoriale, nominando un tutore provvisorio.
Nonostante:
– una copertura mediatica imponente
– il coinvolgimento dei garanti nazionale e regionale
– una petizione con oltre 31.000 firme
– la testimonianza di giornalisti che hanno condiviso la quotidianità della famiglia
– la presenza costante dell’avvocato difensore
i bambini sono stati prelevati e collocati in una comunità educativa “per un periodo di osservazione”.
Ci chiediamo: osservazione di cosa? Della loro conformità a uno standard? Della loro capacità di adattarsi a un contesto che non appartiene alla loro esperienza?
In una democrazia, la diversità delle scelte esistenziali dovrebbe essere tutelata, non punita.
È legittimo discutere della sicurezza di una casa priva di elettricità o gas; è doveroso verificare la presenza di adeguati strumenti educativi.
Ma è altrettanto doveroso riconoscere che la sola divergenza dal modello dominante non può essere considerata un rischio in sé.
Nel valutare la “tutela” dei minori, nessun atto pubblico sembra interrogarsi su aspetti fondamentali del loro benessere reale, corporeo e quotidiano:
– Quale sarà l’impatto su organismi cresciuti con cibo naturale e autoprodotto, ora esposti a conservanti, pesticidi, farine raffinate?
– Come reagiranno sistemi immunitari abituati all’aria di bosco al contatto con ambienti chiusi e affollati?
– Che effetti avranno nuovi ritmi sonno–veglia imposti da regolamenti rigidi, lontani dai cicli naturali?
– Perché l’assenza di plastica nella loro quotidianità viene letta come carenza, mentre l’esposizione improvvisa a materiali sintetici non viene problematizzata?
Queste domande rientrano pienamente nel concetto di prevenzione che le istituzioni dichiarano di voler promuovere.
Mentre questa famiglia viene considerata a rischio perché troppo “diversa”, un altro caso – quello di Paolo Mendico, 14 anni, morto suicida dopo ripetuti episodi di bullismo denunciati senza esito – mostra come il sistema ordinario non sempre riesca a prevenire la sofferenza.
Una famiglia fuori norma viene trattata come potenzialmente pericolosa.
Una famiglia dentro la norma non viene protetta in tempo da una violenza documentata.
È legittimo chiedersi dove si annidi davvero il rischio.
Alla luce di quanto esposto, Diritti alla Follia chiede formalmente:
- La revisione urgente del provvedimento di allontanamento, con valutazione specifica dell’impatto della misura sul benessere fisico ed emotivo dei minori
- La nomina di un’équipe terza e indipendente, con competenze in pedagogie alternative, ecologia dello sviluppo e modelli non standard di educazione familiare
- La garanzia di piena trasparenza su tutti gli atti, comprese le motivazioni complete dell’“osservazione” richiesta
- L’apertura di un tavolo nazionale sulle pratiche di vita alternativa, istruzione parentale e minoranze educative, per evitare che la diversità sia automaticamente scambiata per pericolo.
- La tutela effettiva della privacy della famiglia, già gravemente compromessa
C’era una volta una famiglia nel bosco.
Oggi quella famiglia è divisa, in nome della sicurezza e della normalizzazione.
È urgente interrogarsi su quale società stiamo costruendo: una società che protegge solo ciò che conosce, o una società capace di riconoscere e tutelare anche ciò che esce dal campo visivo del modello dominante?
Con rispetto ma con determinazione,
chiediamo che una scelta di vita alternativa non venga trasformata in un reato di diversità.
Diritti alla Follia – Associazione nazionale per la tutela dei diritti nelle pratiche psichiatriche e sociali
21 novembre 2025