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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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Barbara Pavarotti

Amministrazione di sostegno: ‘Diritti alla Follia’ deposita la proposta di legge di iniziativa popolare

Diritti alla Follia · 15/04/2024 · Lascia un commento

 

 L’ASSOCIAZIONE RADICALE “DIRITTI ALLA FOLLIA”, con il DEPOSITO di GIOVEDI’ 18 APRILE in CORTE DI CASSAZIONE, AVVIA la RACCOLTA FIRME relativa alla PROPOSTA DI LEGGE
per l’ABOLIZIONE dell’INTERDIZIONE e dell’INABILITAZIONE
e per la RIFORMA dell’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

Sono passati otto anni da quando – nell’agosto del 2016 – il Comitato ONU istituito dalla Convenzione per i Diritti delle persone con Disabilità (CRPD) raccomandava all’Italia la necessità di rispettare i diritti riconosciuti dalla Convenzione alle persone con disabilità, provvedendo all’abolizione dell’interdizione, dell’inabilitazione e dell’amministrazione di sostegno “sostitutiva”.

Gli antichi istituti dell’interdizione, dell’inabilitazione e (in moltissimi casi)  il nuovo strumento dell’amministrazione di sostegno, infatti, portano in sé una latitudine di poteri conferiti al Giudice tutelare ed al tutore/curatore/amministratore di sostegno, tale da corrispondere  in decine di migliaia di casi alla possibilità di sostituirsi al “beneficiario” (così lo definisce la legge) nella scelta del luogo dove vivere, delle comunicazioni da intrattenere, delle cure cui sottoporsi, etc…, con una “delega in bianco” che viola in modo clamoroso gli obblighi internazionali dell’Italia quale firmataria della CRPD.

Con particolare riguardo alla legge 6/2004, che ha introdotto la figura dell’Amministratore di sostegno (e mettendo da parte i casi di vere e proprie vergognose ruberie di cui spesso la cronaca rende rappresentazione), ci si trova oggi di fronte ad un ordinario, spaventoso calpestamento dei diritti dei “beneficiari”, cioè di quelle persone che, trovandosi in una condizione di diminuita autosufficienza, vengono affidate ad un Amministratore di sostegno.

Internamenti forzati in strutture sanitarie; impossibilità di avvalersi di una difesa legale; separazione brutale da familiari, congiunti di fatto, amici; cinica sordità di fronte alle più svariate esigenze esistenziali; coercizione farmacologica con aggiramento delle garanzie stabilite dalla disciplina del trattamento sanitario obbligatorio (TSO): le denunce di fatti di questo genere si contano a migliaia. Ed è solo la punta dell’iceberg: moltissimi – familiari o diretti interessati – subiscono in silenzio, per paura di rappresaglie, per il timore di trovarsi coinvolti in lunghe e costose vicende giudiziarie o solo per vergogna.

Attorno a tali istituti si è sviluppato, nel tempo, un torbido mondo di alleanze e cointeressenze che lega Giudici tutelari, amministratori, medici, servizi sociali, consulenti tecnici, strutture sanitarie private. La “professione” di tutore, curatore, amministratore di sostegno consente di gestire, spesso dietro ricchi compensi esentasse, anche più di 50 individui.

L’Associazione radicale “Diritti alla Follia” dopo anni di ascolto, sensibilizzazione e denuncia, passa adesso alla mobilitazione di cittadine e cittadini per dare forza ad una necessaria  riforma che il Parlamento non si decide a compiere: giovedì 18 aprile, alle h.11.00, a Roma, una delegazione di associati e “testimoni” della barbarie di tali istituti, depositerà presso la Cancelleria della Corte di Cassazione una Proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’interdizione, dell’inabilitazione, e per la riforma dell’amministrazione di sostegno: per evitare che continuino ad essere strumenti al servizio dell’istituzionalizzazione forzata.

Sarà presente Nina Palmieri, giornalista delle ‘Iene’, oggi sotto processo per avere denunciato l’internamento forzato – grazie all’amministrazione di sostegno – di Carlo Gilardi: una vicenda che ha consentito di disvelare all’intero Paese una realtà ordinariamente clandestina: determinando interrogazioni parlamentari ed una sentenza della CEDU che ha censurato la violazione dei diritti fondamentali del professore di Airuno, in provincia di Lecco (scomparso il 27 ottobre del 2023 senza che gli fosse stato consentito di tornare a casa).  Nina Palmieri si è occupata anche della vicenda della ragazza fiorentina Yaska, interdetta e costretta ad abortire contro la sua volontà.

Ci sarà Barbara Pavarotti, giornalista, protagonista di una drammatica vicenda che l’ha vista totalmente estromessa dalla vita e dalle cure al compagno, rinchiuso in una RSA dopo essere stato sottoposto all’amministrazione di sostegno e senza avere avuto la possibilità di interloquire all’interno della procedura per l’assenza di legami di sangue con il “beneficiario” (mentre la proposta di legge valorizza, a questo fine, anche i rapporti consolidati di affetto che non corrispondano ad un legame parentale…). Barbara Pavarotti, così facendo della sua sofferenza ragione di impegno civile per le altre “vittime” della amministrazione di sostegno, con la regista Roberta Zanzarelli, è stata autrice di un docufilm  – “La prigionia dei vecchi e degli inutili” – che documenta il dramma dello sradicamento e dell’ istituzionalizzazione vissuto da decine di migliaia di persone, specie anziani.

Ci saranno gli avvocati che hanno incrociato – nel corso della loro attività professionale – le vicende di cui parliamo: da Antonio Ingroia, che ha difeso Gina Lollobrigida nel calvario che – da “beneficiaria” di AdS – ha affrontato negli ultimi anni della sua vita; a Carlo Taormina, che è pubblicamente intervenuto a più riprese per denunciare la mortificazione dei diritti della difesa in  tali procedure; a Gioacchino Di Palma, dell’ associazione “Telefono Viola”, che oggi vive in prima persona gli effetti perversi dell’attuale normativa: essendo stato condannato “in proprio” a risarcire le spese al termine di un processo in cui il mandato conferitogli da un “beneficiario” di AdS è stato qualificato come “inesistente”: a testimonianza della condizione di minorata difesa vissuta dagli sfortunati protagonisti di tali procedure.

Comincia un cammino nel quale fare valere le ragioni della salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone con disabilità psicosociale.

Fragili non sono loro, fragili sono le garanzie giuridiche poste a presidio della loro dignità: occorre rafforzarle.

Hanno aderito all’ iniziativa, rendendosene promotori, e saranno presenti al deposito della proposta, l’Associazione “Michele Baù” con lo psichiatra Giuseppe Galdi, l’Associazione “Spazio Disponibile” con il Presidente Silvio D’Angerio, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani OdV (CCDU) con il vicepresidente Alberto Brugnettini, il “Centro di Relazioni Umane” con la referente dott.ssa Maria Rosaria d’Oronzo.

L’associazione incontrerà gli organi della stampa nello spazio all’aperto antistante la Corte di Cassazione dalle h.12.30

E’ prevista una diretta che sarà trasmessa sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/DirittiallaFollia/

Per l’Associazione ‘Diritti alla Follia’                                                    lì 15 aprile 2024

Michele Capano, presidente

Cristina Paderi, segretaria

Susanna Brunelli, tesoriera

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MANICOMIO ALL’ITALIANA: Luoghi e forme dell’istituzionalizzazione: presentazione video-locandina

Diritti alla Follia · 22/10/2023 · Lascia un commento

MANICOMIO ALL’ITALIANA
Luoghi e forme dell’istituzionalizzazione

E’ il titolo del VI Congresso annuale dell’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ che si svolgerà a Roma
dal 1° al 3 dicembre: affronteremo il tema della segregazione,😔 dell’emarginazione, della discriminazione 😞
e dell’istituzionalizzazione 😣 di coloro che la nostra società ritiene “inutili”.😪
La video-locandina, nata da un’idea ✨️di Barbara Pavarotti 💚, realizzata grazie alla creatività🪁 della regista-sceneggiatrice Roberta Zanzarelli e alla generosità 💌di artisti di spessore, sarà la colonna sonora 🌈
del nostro Congresso romano.
Vi riserverà delle sorprese…🎊 vi invitiamo a divulgarla e a partecipare al nostro Congresso
  “Diritti alla follia” ringrazia 🙏
tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del video🎉https://www.facebook.com/DirittiallaFollia/videos/725413182741317

 

 

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RSA: “PRIVILEGIO” DEI BIANCHI

Diritti alla Follia · 08/09/2023 · 1 commento

Loro non sono come noi. Sono meglio. Loro non mettono i loro anziani nelle RSA o cronicari vari. Loro considerano sacri i loro vecchi, anche se dementi, malati, invalidi e li accudiscono in famiglia, con l’aiuto della comunità di riferimento. Loro sono come eravamo noi italiani tanti anni fa, prima che esplodesse il business delle strutture per vecchi. Loro sono i nostri migranti, quelli che vengono in Italia a pulire le nostre case, a occuparsi dei nostri anziani. A fare di tutto e di più. E sono allibiti dal fatto che noi italiani non si abbia tempo per i genitori invecchiati. Che non ci sia intorno a loro una rete di assistenza e protezione fornita dall’intera comunità come accade nei loro paesi.

L’associazione radicale “Diritti alla follia”, nella sua rubrica “Il diritto fragile, ha voluto ascoltare le loro testimonianze, puntando l’accento sui migranti anziani: che fine fanno? Nessuno ne ha mai parlato finora. Nel nostro immaginario i migranti sono tutti giovani e forti, ma anche loro invecchiano. E dopo che succede?

Doumbia, 35 anni, è in Italia da sei e viene dalla Costa d’Avorio: “Sono arrivato con la barca a Lampedusa, racconta, ho visto tanti bambini e donne rimasti in acqua. Poi sono stato trasferito a Verona, ho imparato l’italiano perché per l’integrazione devi conoscere la lingua, ho fatto le scuole serali e ho trovato lavoro alla Fondazione Arena. In Costa d’Avorio gli anziani sono le persone più preziose, quando muoiono è come una biblioteca che brucia. Da noi non esistono centri per anziani, vengono accuditi in casa. Certo, ci sono gli invalidi, ma non è che non li devi rispettare perché tali”.

Celestino Victor Mussomar, 37 anni, è nato in un poverissimo villaggio del Mozambico.  Ora è docente di Filosofia politica all’università di Maputo e presidente del Centro studi africani in Italia. E racconta: “Nel mio villaggio gli anziani sono persone che tramandano la cultura e i valori, non esiste l’esclusione. Primeggia l’essere e non l’avere, come invece è nella cultura occidentale. Per noi africani che stiamo in Italia è inconcepibile portare le persone in RSA, sarebbe contro i diritti umani. Questo distacco fra l’anziano e la famiglia, invece di migliorarli, aumenta i problemi della possibilità di vita per gli anziani.

In Occidente vediamo che l’anziano è diventato un peso per la famiglia. E, dall’altra parte, c’è la cultura di non fare figli. Quindi è una cultura della morte. Ci criticano perché noi africani facciamo tanti figli. Ma fare figli è una banca della vita.  Quello che guarisce è la vicinanza, la condivisione. Un sorriso di un medico potrebbe curare  più di un farmaco. Invece nella RSA l’anziano è un oggetto di guadagno per chi dovrebbe curare.

Voi medicalizzate, internate e separate gli anziani dal mondo. Mi chiedete come ci  comportiamo noi in Mozambico con chi soffre di demenza? Io, in famiglia, ho una persona con demenza. E’ a casa, vive con noi, lo curiamo. Lo portiamo in ospedale quando necessario e poi lo riportiamo a casa.

Devo dire però che c’è un’Africa moderna che è fotocopia dell’Occidente, ma questi centri di ricovero sono contestati perché la maggioranza della nostra popolazione, diciamo il 75%, vive ancora nei villaggi, nell’ambiente rurale. L’Africa al momento è fatta di due culture in conflitto: la cultura tradizionale, al momento, per fortuna, in maggioranza, e l’imitazione dell’Occidente.

Roberta Zanzarelli, ideatrice, regista e sceneggiatrice del primo e unico docufilm  dedicato ai migranti anziani in Italia, “RSA: ‘privilegio’ dei bianchi”, in collaborazione con la giornalista Barbara Pavarotti,  riferisce altre testimonianze,  fra cui quella di una coppia musulmana a Torino:  “Costoro mi hanno detto che per l’Islam il modo con il quale accudisci i genitori anziani sarà la chiave per il Paradiso. E in questo fanno riferimento a specifici versetti del Corano. Inoltre sono molto riconoscenti per la vita e l’educazione ricevuta, quindi si occupano dell’anziano genitore per restituirgli almeno un 10% di quanto hanno avuto. Il marito ha detto: “Le chiamate case di cura o di riposo. Perché non le chiamate case per abbandonare i genitori?”.

“I figli che ricoverano i genitori – prosegue la regista Zanzarelli – sono il frutto del ‘pensa a te stesso, fai carriera, non guardare in faccia a nessuno. Sempre la cultura dell’avere e non dell’essere. E l’hanno interiorizzata così tanto da non guardare in faccia nemmeno i loro genitori”.

Rosaria Impenna, antropologa: “Tempo fa ho letto che la Cassazione ha sentenziato: se i nipoti non vogliono andare a trovare i nonni, ne hanno tutto il diritto. Ci rendiamo conto del punto a cui siamo arrivati? L’anziano come figura sempre più lontana dalla famiglia, un disturbo. La voragine è data dall’istituzione della famiglia ormai sconquassata.  In Occidente siamo diventati antropofagi, ci stiamo divorando. L’anziano non ha salvezza, è una merce di scarto.  Il suo unico diritto è quello di morire, la sua unica funzione è riversare i beni che ha accumulato in vita agli eredi. Perché l’anziano spesso possiede, quantomeno una casetta, quindi la sua eliminazione ci permette di migliorare la nostra condizione economica.  I cronicari rappresentano un passo molto più atroce della badante, che consente di rimanere in casa, coi propri ricordi. Appena lo si sposta in RSA precipita in uno stato comatoso psico-fisico”.

Barbara Pavarotti ricorda che Piero Coppo, il fondatore dell’etnopsichiatria, nei suoi libri spiega come, in culture che l’Occidente ha il vizio di considerare poco sviluppate, la comunità viene considerata come una rete. Se si apre un buco nella rete, con persone in crisi per vari motivi, questa va ricucita. Se ne occupano i guaritori e chi, per esempio –secondo i nostri canoni occidentali – perde il contatto con la realtà non è un demente, ma una persona entrata in contatto col mondo degli spiriti, che è un mondo divino, sacro. Nel nostro Occidente super sviluppato, invece, chi perde il senno è un problema, non serve più a nulla, è un peso morto di cui disfarsi.

Infine l’appello di Doumbia e Celestino agli occidentali.

Doumbia: “Per me quello che manca agli europei è la dignità degli esseri umani. L’Occidente deve tornare a occuparsi degli anziani e a rispettarli”

Celestino: “Basta con la cultura dell’avere e non dell’essere. Sì alla banca della vita, non dei soldi. L’Occidente deve ripensare la famiglia. Una cultura che delega agli altri, agli stranieri, la cura della vita, è una cultura che ha perso ogni orizzonte”.

Per chi lo vuole vedere, ecco il trailer del docufilm: “Rsa ‘privilegio’ dei bianchi.

https://www.youtube.com/watch?v=ev5EtEOxxBU

https://www.facebook.com/DirittiallaFollia/videos/670584875046984

 

 

 

 

 

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COMUNICATO STAMPA L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO HA FAGOCITATO L’INTERDIZIONE E L’INABILITAZIONE: Le dichiarazioni degli avvocati C. Taormina e M. Capano

Diritti alla Follia · 29/07/2023 · 3 commenti

“Non c’è più bisogno di interdizione e inabilitazione perché ormai l’istituto dell’amministrazione di sostegno non differisce per nulla da queste misure. Dov’è la differenza quando l’amministrazione stabilisce per gli amministrati condizioni di segregazione? Divieti di visite, di incontri, ricoveri coatti. Questa situazione è una truffa dal punto di vista giuridico”.

 

Lo ha affermato l’avvocato Michele Capano, presidente dell’associazione radicale “Diritti alla follia”, nel corso della rassegna stampa del 25 luglio, curata settimanalmente dall’associazione.

 

Gli ha fatto eco l’avvocato Carlo Taormina: “L’amministrazione di sostegno si è rivelata assolutamente negativa, sotto tutti i profili. E’ diventata una professione, un ‘affare’ e gli approfittamenti sono continui, i peculati sono decine e decine. L’amministratore dispone di poteri sulla persona e questi poteri sono lasciati alla sua discrezionalità. Invece la Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha detto: basta con questa storia. Abbiamo un mandato dalla Corte di rivedere il nostro istituto di amministrazione di sostegno, perché non può essere che quando il vecchio ti dà fastidio lo sbatti nelle Rsa. E’ tutto da rifare. Serve un’amministrazione che abbia punti specifici rispetto a quanto si può fare quando si incide sulla libertà di una persona”.

 

Avvocato Capano: “Noi, come associazione, abbiamo riflettuto molto sulle cosiddette ‘detenzioni sanitarie’. Ci è stato detto che, in questo campo, le garanzie previste dall’ambito penalistico non si possono pretendere, perché è un ambito sanitario. Quindi il fatto sanitario diventa un lasciapassare attraverso cui eludere quel presidio cruciale che stabilisce la Costituzione quando una persona viene privata della libertà personale. Perché di questo si tratta. Inutile girarci intorno. Queste procedure, in ambito sanitario, avvengono in totale assenza di un avvocato della persona che subisce questa ‘detenzione’. Sulla base di accertamenti medici, d’accordo, ma, con la scusa che i ‘malati di mente’ sono da aiutare senza alcun accertamento processuale, costoro vengono privati di ogni garanzia, anche minima. E’ su questo che vorremmo un’interlocuzione con la Corte Europea e qualcosa ha cominciato a dire all’Italia anche il Comitato per la prevenzione della tortura, che opera nell’ambito del Consiglio d’Europa.

 

Durissimo l’avvocato Taormina, che ha puntato il dito sulla “latitanza” dei giudici tutelari.

“Questa situazione ha un elemento di grandissima disattenzione e incapacità istituzionale che è quella dei giudici tutelari. Per loro la giurisdizione tutelare è una sinecura. Mettono tutto in mano all’amministratore di sostegno o al tutore. Ecco, dunque, il verificarsi di casi come quello di Carlo Gilardi. Troppa gente sta nelle Rsa e non ci dovrebbe stare.  Non c’è nessuna responsabilità di quanto fa o ha fatto l’AdS (ndr. acronimo di amministratore di sostegno).

Quando si tratta di decidere cose fondamentali per la vita di una persona serve un Collegio di magistrati. Invece queste sono tutte situazioni che abbiamo sempre ritenuto di serie C, giustizia di serie C.  E naturalmente serve un avvocato che tuteli la persona da sè stesso e dall’amministratore di sostegno.

 

Barbara Pavarotti, giornalista e conduttrice della rassegna: “Ogni giorno leggiamo di ruberie degli AdS che si appropriano dei soldi del loro assistito e vengono condannati. Ma dove erano i giudici tutelari, non hanno visto i rendiconti? Il giudice che doveva evitare queste ruberie non viene mai chiamato in causa.

 

Avvocato Taormina: “E’ vero. Il giudice tutelare, se l’AdS sbaglia o si frega soldi, non ne risponde mai. Anche se ha avuto tutta la documentazione e non l’ha controllata. Nel 99% delle procedure di amministrazione di sostegno, il giudice se ne frega e si basa su carte prodotte da medici. Invece dovrebbe convocare questi esperti, valutare l’accertamento. Non è possibile basare la decisione se X deve andare in Rsa sul parere dello psicologo di turno. Il giudice deve convocare tutti, valutare gli accertamenti medici e poi decidere. E questo deve essere frutto di una decisione collegiale, non affidata al singolo giudice. Sono scelte troppo delicate per affidarle a una singola persona”.

 

Avvocato Capano: “I decreti di nomina degli amministratori di sostegno autorizzano ogni sostituzione rispetto alla volontà dell’amministrato. Tipo la scelta delle cure. L’AdS si sostituisce al consenso sulle cure anche in caso di ricovero. Il coinvolgimento del beneficiario è solo teorico. Il grande equivoco è che non vengono definiti ‘trattamenti sanitari obbligatori’, ma volontari. Volontari, ma decisi da altri. Poi l’AdS si sostituisce alla persona nello stabilirne la residenza. E questo nonostante nel 2016, lo specifico Comitato Onu abbia raccomandato all’Italia di abrogare tutte le figure sostitutive della persona, AdS compresi. Noi speravamo, con la legge che ha istituito nel 2004, la figura degli amministratori di sostegno, in un protagonismo del beneficiario. Così non è stato”.

 

Avvocato Taormina: “L’amministrazione di sostegno sta fagocitando interdizione e inabilitazione, perché è molto più semplice farla. Invece questa distinzione deve rimanere, è ineludibile. Almeno, in queste procedure, si fanno seri approfondimenti. E la responsabilità della deriva dell’amministrazione di sostegno non è nemmeno della legge, ma della superficialità con cui la si applica.

La verità è che si sono miliardi di interessi sull’amministrazione di sostegno. E’ diventata un centro di affari, di interessi e di soldi che fa comodo a tanta gente. Gente che vota. E i politici che la difendono si buttano pure su questo.

 

Avvocato Capano: “Le parole del sottosegretario alla Giustizia Del Mastro con cui in sostanza il Governo fa quadrato e blinda la legge sugli AdS, che anzi va rafforzata ed espansa, segnano probabilmente la parola ‘fine’ alle illusioni suscitate dalla recente sentenza Cedu sul caso Gilardi, nonostante le doglianze espresse in passato da Giorgia Meloni, prima che diventasse Presidente del Consiglio”.

 

Avvocato Taormina: “No, l’Italia adesso deve fare. Se non fa nulla va contro la Corte Europea che ha dato indicazioni ben precise. Bisogna ‘tipicizzare’ tutti gli interventi che riguardano la privazione della libertà delle persone. Scavare, andare a fondo. Senza questo, nessuna limitazione può essere posta. E’ vero che la Corte Europea non ha posto obblighi all’Italia, ma se dice che solo determinate situazioni possono comportare un intervento che incide sulla personalità, allora è un po’ complicato che lo Stato non ne dia seguito.

Quanto al caso Gilardi, è chiaro che lui sta in maniera illegale nella Rsa. Ma ci vuole un magistrato coraggioso che agisca per sequestro di persona per la collocazione in Rsa. Che vada lì e dica: ‘Signori, che volete fare?’. Lo stesso sottosegretario Del Mastro ha detto che lui vuole tornare a casa sua, anche nelle condizioni in cui si trova. Ci vuole che la procura disponga l’arresto di qualcuno. Solo allora si muoverà qualcosa.

Una parola di speranza? La speranza è che in questo Paese gli ‘scarti’ siano ritenuti più importanti di chi non siamo abituati a scartare”.

 Roma 28 luglio 2023

https://youtu.be/iEMpeXjFbQ4

 

 

 

 

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LA PRIGIONIA DEI VECCHI E DEGLI “INUTILI” il DOCUFILM di Barbara Pavarotti

Diritti alla Follia · 16/05/2023 · 1 commento

È finalmente online il docufilm La prigionia dei vecchi e degli ‘inutili‘ realizzato dalla giornalista Barbara Pavarotti, con la regia di Roberta Zanzarelli e lo speaker Massimo Veschi. Si tratta del primo e unico docufilm finora realizzato in Italia sugli abusi verso gli anziani sottoposti ad amministrazione di sostegno.

La stessa Pavarotti, assieme all’Associazione Diritti alla Follia, è promotrice di una petizione denominata “No alla reclusione dei vecchi e degli ‘inutili’ imposta per legge”, ospitata sulla piattaforma Change.org, che ha la finalità di promuovere la riforma di questo istituto di tutela e che può essere sottoscritta da chiunque ne condivida le finalità. La petizione fa propri gli elementi cardine di una proposta su questa materia elaborata dall’Associazione Diritti alla Follia di cui si può leggere a questo link, che sono i seguenti:
– Garantire il diritto alla difesa, per legge, a chiunque sia oggetto di un ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno
;
– Togliere ad un unico Giudice monocratico il potere di decidere sulla vita di una persona, e affidarlo ad un Collegio, composto anche da figure specialistiche in materia di disabilità;
– Stabilire, per gli amministratori di sostegno, l’obbligo tassativo di non avere in carico più di un beneficiario;
– Riconoscere al beneficiario il diritto ad essere direttamente sentito dal Giudice Tutelare;
– Equiparare, in ordine ai rapporti affettivi da preservare, congiunti di fatto e amici di lunga data, ai congiunti di sangue. 

 Il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità vieta espressamente che gli istituti di tutela, «compreso il meccanismo dell’amministratore di sostegno», possano essere applicati nei termini di regimi decisionali sostitutivi della volontà delle persone con disabilità, ed invita il nostro Paese ad «emanare e attuare provvedimenti per il sostegno alla presa di decisioni», così si legge al punto 28 delle Osservazioni Conclusive al primo rapporto dell’Italia sull’applicazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, pubblicate nel 2016 ed ancora del tutto ignorate.

https://www.change.org/p/no-alla-reclusione-dei-vecchi-e-degli-inutili-imposta-per-legge

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