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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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Dati tso

Usi ed abusi del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio):un piccolo vademecum

Diritti alla Follia · 17/02/2025 · Lascia un commento

* Di Federico Valenti

Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è un intervento sanitario imposto a una persona contro la sua volontà, che dovrebbe tuttavia rispettare precise garanzie legali. In Italia, è regolato dalla legge 833/1978 (artt. 33-34-35).

Il TSO dovrebbe essere applicato seguendo un iter procedurale ben definito. Prima deve esserci la visita di un medico, dopodiché devono sussistere queste condizioni:

  • Il medico rileva uno stato di alterazione psichica tale da richiedere interventi terapeutici urgenti non rimandabili
  • Il medico propone tali interventi, ma la persona li rifiuta
  • Non sussistono le condizioni per eseguire gli interventi terapeutici in contesti non ospedalieri.

Nell’esecuzione di un TSO, il medico dovrebbe cercare di convincere la persona a dare il consenso, al fine di ottenere un TSV (ricovero volontario). Se la persona continua a non accettare il ricovero, il medico deve redigere un certificato in cui specifica le generalità della persona, il motivo della richiesta di TSO e descrive le iniziative intraprese per convincerla ad accettare un ricovero volontario.

 Spesso, però, tutto ciò non avviene.

Dopo il primo medico, la persona deve essere visitata da un secondo medico, il quale redige un ulteriore certificato e indica il reparto psichiatrico denominato SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) in cui dovrà avvenire il ricovero. Se il secondo medico conferma la necessità del TSO, la proposta viene inoltrata al sindaco del comune di residenza della persona interessata. Il sindaco, una volta ricevuti i certificati, ha 48 ore di tempo per emettere un’ordinanza di TSO oppure respingerla. La decisione del sindaco dovrebbe essere notificata alla persona interessata, ma la legge non lo prevede.

Il Sindaco trasmette l’ordinanza all’ufficio della Polizia municipale, che è l’organo che materialmente la rende esecutiva e ne vigila la corretta esecuzione.

La polizia municipale, insieme al personale sanitario, accompagna la persona sino al reparto psichiatrico (SPDC), situato all’interno di strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate.

In casi particolari, potrebbe essere richiesta la presenza delle forze dell’ordine.

Il provvedimento con il quale il Sindaco dispone il T.S.O. in regime di degenza ospedaliera, corredato dalla proposta medica motivata e dalla convalida, deve essere notificato, entro 48 ore dal ricovero, al Giudice Tutelare nella cui circoscrizione rientra il comune.

Il Giudice Tutelare, entro le successive 48 ore dal ricevimento dell’ordinanza, ricevute le informazioni e disposti gli eventuali accertamenti, provvede con decreto motivato a convalidare o non convalidare il provvedimento e ne dà comunicazione al Sindaco.

Poiché il TSO rappresenta un atto di limitazione della libertà personale, la sua esecuzione dovrebbe rispettare rigorosamente le procedure e i diritti della persona. Tuttavia, in molti casi il TSO si trasforma in un abuso.

I diritti della persona

Il TSO deve essere disposto sempre secondo l’articolo 32 della Costituzione, nel rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti civili e politici.

  • La persona ha diritto alla libera scelta del luogo di cura, anche se la prassi spesso è ben diversa
  • La persona ha diritto alla libera scelta del medico curante, quindi potrebbe scegliere un medico diverso da quello che l’ha sottoposta al TSO, anche se questo sembra quasi impossibile, vista la reale modalità di esecuzione della misura
  • La persona ha diritto alla comunicazione con l’esterno. Ergo, non possono sottrarle telefonini, PC o qualsiasi strumento per comunicare con familiari o amici riguardo al fatto che sia stata sottoposta a tale misura contro la sua volontà
  • La persona può ricevere visite da chiunque voglia autorizzare, sempre secondo gli orari del reparto in cui è reclusa
  • Sebbene la persona non possa rifiutare le cure, ha diritto alla scelta terapeutica, anche se questo non è esplicitamente previsto nella normativa del TSO. Ogni individuo dovrebbe poter scegliere tra diverse modalità di erogazione dei trattamenti sanitari (Fonte: Carta europea dei diritti del malato)
  • La persona ha diritto all’informazione: può sempre sapere informazioni sul suo stato di salute (Fonte: Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei malati in Europa)
  • Se la persona ritiene che ci sia stato un abuso o una violazione, deve poter comunicare con il giudice tutelare competente per il territorio. È importante sottolineare che non possono rifiutarsi di metterla in contatto con il giudice tutelare
  • Il TSO ha una durata di 7 giorni, ed è prolungabile praticamente all’infinito (non esiste una normativa che indichi un limite temporale)
  • La persona ha il diritto di contattare un avvocato di fiducia (anche se questo non è esplicitamente previsto nella normativa, rientra sempre nel diritto di comunicazione con chiunque)
  • La persona ha il diritto di consultare la sua cartella clinica.

È importante sapere che non esiste nessuna normativa che permetta allo psichiatra di contenere fisicamente il paziente.

Le procedure sopra descritte riguardano l’esecuzione corretta del TSO, che dovrebbe coinvolgere autorità sanitarie, funzionari pubblici e forze di polizia. Ma, come sappiamo, spesso i TSO vengono eseguiti con brutalità, semplicemente dai sanitari e dalla polizia. In questi casi, i sanitari possono somministrare un farmaco calmante e portare la persona nel reparto SPDC senza che questa possa protestare o far valere i propri diritti.

Numerosi sono i casi di abuso, come ad esempio quello di Francesco Mastrogiovanni, legato al letto per 87 ore di fila senza cibo né acqua, che portò al suo decesso per edema polmonare. Oppure Andrea Soldi, sottoposto a TSO a Torino e immobilizzato da un agente con una stretta al collo in modo violento, che portò alla sua morte per asfissia. Anche Giuseppe Casu, un venditore ambulante, fu sottoposto a TSO e legato per una settimana a letto in ospedale. Morì per tromboembolia polmonare.

Spesso i familiari delle persone sottoposte a TSO non denunciano gli abusi subiti, e questo contribuisce a mantenere il fenomeno in ombra. Tuttavia, è evidente come i diritti e le procedure descritte sopra siano spesso ignorati, e il trattamento diventi un vero e proprio abuso, che in alcuni casi, come negli esempi sopra, può portare alla morte.

Alla luce delle numerose criticità evidenziate, è fondamentale avviare un processo di riforma del TSO, per garantire il rispetto delle procedure legali, la tutela dei diritti delle persone coinvolte e la prevenzione di abusi e trattamenti disumani.

Per questo motivo, invito chi leggerà questo articolo a unirsi alla battaglia dell’associazione “Diritti alla Follia” per una riforma del trattamento sanitario obbligatorio, che mira a rendere la procedura del trattamento sanitario obbligatorio (TSO) in ambito psichiatrico più garantista e articolata, nel rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali dell’Italia. L’obiettivo è superare le gravi criticità del sistema attuale, garantendo maggiore trasparenza, tutela procedurale e supervisione esterna.

FIRMA ORA  https://bit.ly/4gadjYU

* Federico Valenti (Milano, 30 maggio 1999) studia giornalismo presso la scuola di Panorama e scrive per un magazine. Da sempre appassionato di informazione, storia, politica ed esteri, dedica il suo tempo all’analisi e alla divulgazione.

È attivamente impegnato nelle battaglie sociali, in particolare come membro dell’associazione ‘Diritti alla Follia’ con cui collabora come editor e co-conduttore della rubrica “Rassegna Stampa”, contribuendo alla diffusione di notizie e approfondimenti.

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TSO: I DATI SONO SOTTOSTIMATI E DIETRO OGNI NUMERO C’È UNA STORIA…

Diritti alla Follia · 04/02/2025 · Lascia un commento

Il Ministero della Salute ha pubblicato il “Rapporto Salute Mentale 2023“, che riporta i dati ufficiali sui Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO). Tuttavia, secondo l’Associazione “Diritti alla Follia“, questi numeri risultano fortemente sottostimati a causa delle modalità di rilevazione adottate.

Inoltre, dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una persona privata della propria libertà senza adeguate garanzie.

L’Associazione “Diritti alla Follia” denuncia una grave mancanza di trasparenza nel conteggio dei TSO, dovuta all’uso delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), che non rilevano i TSO effettuati durante la degenza o quelli extraospedalieri. Di conseguenza, il numero reale delle persone sottoposte a TSO potrebbe essere molto più alto di quello ufficialmente dichiarato.

Il metodo adottato dal Ministero della Salute presenta evidenti criticità:

  • Registra solo i TSO che coincidono con la dimissione del paziente, escludendo quelli avvenuti durante la degenza.
  • Non considera i TSO extraospedalieri, che quindi rimangono invisibili.
  • Non fornisce dati chiari sulle conversioni tra TSO e Trattamenti Sanitari Volontari (TSV).

Al di là dei numeri, il TSO rappresenta un’esperienza profondamente traumatica, spesso segnata da isolamento, contenzione e somministrazione forzata di farmaci. Chi vi è sottoposto non ha la possibilità di opporsi né di far sentire la propria voce.

Inoltre, la normativa attuale presenta gravi lacune:

  • Assenza di una partecipazione effettiva della persona al procedimento;
  • Mancata notifica del provvedimento di TSO alla persona e al suo rappresentante legale;
  • Controllo giurisdizionale limitato e spesso puramente formale;
  • Persistente utilizzo della contenzione meccanica e farmacologica;
  • Carenza di supervisione e monitoraggio indipendente.

Per questo motivo, “Diritti alla Follia” promuove una riforma del TSO che garantisca maggiore trasparenza, tutela procedurale e supervisione esterna, nel rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali dell’Italia.

La proposta di riforma dell’Associazione si basa su principi sanciti da organismi internazionali quali il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD), il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT), il Sottocomitato per la Prevenzione della Tortura (SPT) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Essa integra anche i rilievi della giurisprudenza nazionale, in particolare l’ordinanza n. 24124 del 09 settembre 2024 della Corte di Cassazione.

Le direttrici fondamentali della riforma sono:

  1. Centralità del consenso informato: ogni intervento sanitario deve rispettare la volontà della persona, salvo casi di eccezionale necessità.
  2. Supervisione indipendente: strumenti di controllo esterni per prevenire abusi e garantire trasparenza.
  3. Partecipazione attiva: la persona coinvolta deve poter esercitare un ruolo nel procedimento, con adeguate garanzie procedurali.

“Diritti alla Follia” ha più volte chiesto chiarimenti al Ministero della Salute e alla Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica (SISM), senza ottenere alcuna risposta. Alla luce dell’opacità del sistema, abbiamo rivolto al Ministero alcune domande fondamentali:

  • Quanti TSO vengono realmente eseguiti durante la degenza, ma non compaiono nelle SDO?
  • Quanti pazienti inizialmente volontari vengono trasformati in TSO e viceversa?
  • Perché i TSO extraospedalieri non sono conteggiati in maniera sistematica?
  • È possibile ottenere il dato disaggregato di questi TSO?
  • Quanti TSV vengono autorizzati da amministratori di sostegno, curatori o tutori?

Nonostante ripetuti solleciti, il Ministero continua a non rispondere.

Il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha già espresso preoccupazione per la mancanza di dati sui trattamenti sanitari imposti senza consenso libero e informato. Il problema, quindi, non riguarda solo l’Italia, ma ha rilevanza internazionale.

Se il Ministero stesso riconosce che le SDO non sono uno strumento adeguato per contare i TSO, perché continua a usarle? Perché non si adottano metodi più precisi? Perché non si vogliono rendere pubblici dati più dettagliati?

Una raccolta dati più trasparente e accurata non sarebbe solo un esercizio statistico, ma uno strumento essenziale per comprendere la reale entità della coercizione psichiatrica in Italia e valutare se il sistema attuale sia davvero rispettoso dei diritti umani.

Chiediamo al Ministero della Salute di adottare misure immediate per:

  • Contare tutti i TSO, inclusi quelli extraospedalieri;
  • Pubblicare dati reali e non cifre filtrate da sistemi inadeguati;
  • Garantire maggiore attenzione ai diritti delle persone sottoposte a trattamenti psichiatrici forzati

Firma la proposta di riforma online!

UNA FIRMA PER LE RIFORME – DA OGGI, ONLINE!

La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti (Nelson Mandela)


FONTI:

  • Ministero della Salute – Ex DGSISS – Ufficio di statistica “Rapporto sulla salute mentale. Anno 2023” https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3288_allegato.pdf
  • Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, Osservazioni Conclusive al primo Rapporto dell’Italia, punto 63, 2016 https://www.osservatoriodisabilita.gov.it/media/1355/osservazioni-conclusive-al-primo-rapporto-dell-italia.docx

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