* Di Federico Valenti
Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è un intervento sanitario imposto a una persona contro la sua volontà, che dovrebbe tuttavia rispettare precise garanzie legali. In Italia, è regolato dalla legge 833/1978 (artt. 33-34-35).
Il TSO dovrebbe essere applicato seguendo un iter procedurale ben definito. Prima deve esserci la visita di un medico, dopodiché devono sussistere queste condizioni:
- Il medico rileva uno stato di alterazione psichica tale da richiedere interventi terapeutici urgenti non rimandabili
- Il medico propone tali interventi, ma la persona li rifiuta
- Non sussistono le condizioni per eseguire gli interventi terapeutici in contesti non ospedalieri.
Nell’esecuzione di un TSO, il medico dovrebbe cercare di convincere la persona a dare il consenso, al fine di ottenere un TSV (ricovero volontario). Se la persona continua a non accettare il ricovero, il medico deve redigere un certificato in cui specifica le generalità della persona, il motivo della richiesta di TSO e descrive le iniziative intraprese per convincerla ad accettare un ricovero volontario.
Spesso, però, tutto ciò non avviene.
Dopo il primo medico, la persona deve essere visitata da un secondo medico, il quale redige un ulteriore certificato e indica il reparto psichiatrico denominato SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) in cui dovrà avvenire il ricovero. Se il secondo medico conferma la necessità del TSO, la proposta viene inoltrata al sindaco del comune di residenza della persona interessata. Il sindaco, una volta ricevuti i certificati, ha 48 ore di tempo per emettere un’ordinanza di TSO oppure respingerla. La decisione del sindaco dovrebbe essere notificata alla persona interessata, ma la legge non lo prevede.
Il Sindaco trasmette l’ordinanza all’ufficio della Polizia municipale, che è l’organo che materialmente la rende esecutiva e ne vigila la corretta esecuzione.
La polizia municipale, insieme al personale sanitario, accompagna la persona sino al reparto psichiatrico (SPDC), situato all’interno di strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate.
In casi particolari, potrebbe essere richiesta la presenza delle forze dell’ordine.
Il provvedimento con il quale il Sindaco dispone il T.S.O. in regime di degenza ospedaliera, corredato dalla proposta medica motivata e dalla convalida, deve essere notificato, entro 48 ore dal ricovero, al Giudice Tutelare nella cui circoscrizione rientra il comune.
Il Giudice Tutelare, entro le successive 48 ore dal ricevimento dell’ordinanza, ricevute le informazioni e disposti gli eventuali accertamenti, provvede con decreto motivato a convalidare o non convalidare il provvedimento e ne dà comunicazione al Sindaco.
Poiché il TSO rappresenta un atto di limitazione della libertà personale, la sua esecuzione dovrebbe rispettare rigorosamente le procedure e i diritti della persona. Tuttavia, in molti casi il TSO si trasforma in un abuso.
I diritti della persona
Il TSO deve essere disposto sempre secondo l’articolo 32 della Costituzione, nel rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti civili e politici.
- La persona ha diritto alla libera scelta del luogo di cura, anche se la prassi spesso è ben diversa
- La persona ha diritto alla libera scelta del medico curante, quindi potrebbe scegliere un medico diverso da quello che l’ha sottoposta al TSO, anche se questo sembra quasi impossibile, vista la reale modalità di esecuzione della misura
- La persona ha diritto alla comunicazione con l’esterno. Ergo, non possono sottrarle telefonini, PC o qualsiasi strumento per comunicare con familiari o amici riguardo al fatto che sia stata sottoposta a tale misura contro la sua volontà
- La persona può ricevere visite da chiunque voglia autorizzare, sempre secondo gli orari del reparto in cui è reclusa
- Sebbene la persona non possa rifiutare le cure, ha diritto alla scelta terapeutica, anche se questo non è esplicitamente previsto nella normativa del TSO. Ogni individuo dovrebbe poter scegliere tra diverse modalità di erogazione dei trattamenti sanitari (Fonte: Carta europea dei diritti del malato)
- La persona ha diritto all’informazione: può sempre sapere informazioni sul suo stato di salute (Fonte: Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei malati in Europa)
- Se la persona ritiene che ci sia stato un abuso o una violazione, deve poter comunicare con il giudice tutelare competente per il territorio. È importante sottolineare che non possono rifiutarsi di metterla in contatto con il giudice tutelare
- Il TSO ha una durata di 7 giorni, ed è prolungabile praticamente all’infinito (non esiste una normativa che indichi un limite temporale)
- La persona ha il diritto di contattare un avvocato di fiducia (anche se questo non è esplicitamente previsto nella normativa, rientra sempre nel diritto di comunicazione con chiunque)
- La persona ha il diritto di consultare la sua cartella clinica.
È importante sapere che non esiste nessuna normativa che permetta allo psichiatra di contenere fisicamente il paziente.
Le procedure sopra descritte riguardano l’esecuzione corretta del TSO, che dovrebbe coinvolgere autorità sanitarie, funzionari pubblici e forze di polizia. Ma, come sappiamo, spesso i TSO vengono eseguiti con brutalità, semplicemente dai sanitari e dalla polizia. In questi casi, i sanitari possono somministrare un farmaco calmante e portare la persona nel reparto SPDC senza che questa possa protestare o far valere i propri diritti.
Numerosi sono i casi di abuso, come ad esempio quello di Francesco Mastrogiovanni, legato al letto per 87 ore di fila senza cibo né acqua, che portò al suo decesso per edema polmonare. Oppure Andrea Soldi, sottoposto a TSO a Torino e immobilizzato da un agente con una stretta al collo in modo violento, che portò alla sua morte per asfissia. Anche Giuseppe Casu, un venditore ambulante, fu sottoposto a TSO e legato per una settimana a letto in ospedale. Morì per tromboembolia polmonare.
Spesso i familiari delle persone sottoposte a TSO non denunciano gli abusi subiti, e questo contribuisce a mantenere il fenomeno in ombra. Tuttavia, è evidente come i diritti e le procedure descritte sopra siano spesso ignorati, e il trattamento diventi un vero e proprio abuso, che in alcuni casi, come negli esempi sopra, può portare alla morte.
Alla luce delle numerose criticità evidenziate, è fondamentale avviare un processo di riforma del TSO, per garantire il rispetto delle procedure legali, la tutela dei diritti delle persone coinvolte e la prevenzione di abusi e trattamenti disumani.
Per questo motivo, invito chi leggerà questo articolo a unirsi alla battaglia dell’associazione “Diritti alla Follia” per una riforma del trattamento sanitario obbligatorio, che mira a rendere la procedura del trattamento sanitario obbligatorio (TSO) in ambito psichiatrico più garantista e articolata, nel rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali dell’Italia. L’obiettivo è superare le gravi criticità del sistema attuale, garantendo maggiore trasparenza, tutela procedurale e supervisione esterna.
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* Federico Valenti (Milano, 30 maggio 1999) studia giornalismo presso la scuola di Panorama e scrive per un magazine. Da sempre appassionato di informazione, storia, politica ed esteri, dedica il suo tempo all’analisi e alla divulgazione.
È attivamente impegnato nelle battaglie sociali, in particolare come membro dell’associazione ‘Diritti alla Follia’ con cui collabora come editor e co-conduttore della rubrica “Rassegna Stampa”, contribuendo alla diffusione di notizie e approfondimenti.
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