Dallo “spaccato” dei reparti di psichiatria italiani che il caso Mastrogiovanni rivelò nel 2009 , e con il moltiplicarsi dei casi di “morte per Tso” di cui sempre più spesso si ha notizia, nasce l’idea di una proposta di legge per riformare l’istituto del Trattamento sanitario obbligatorio che a 43 anni dalla legge “Basaglia” nella sua applicazione concreta ha perpetuato una concezione manicomiale del trattamento psichiatrico.
Non esistono statistiche specifiche e precise sull’applicazione dei TSO, gli unici dati disponibili sono quelli relativi alle dimissioni, che descrivono un fenomeno enorme: circa trenta al giorno.
Occorre una legge che in primis preveda un’assistenza legale obbligatoria per coloro che si trovino in queste situazioni: chi è sottoposto a Tso deve avere immediatamente un avvocato.
Il secondo punto, invece, è sulla disciplina del reparto in cui si svolge il trattamento sanitario obbligatorio: va garantita la massima trasparenza su ciò che avviene all’interno dei reparti psichiatrici. Perché ai parenti non viene consentito di entrare in una stanza d’ospedale?
Nel caso del maestro di Vallo della Lucania ai familiari non è stata permessa neppure una visita in reparto per sincerarsi delle condizioni del congiunto.
Soltanto dopo l’apertura dell’inchiesta poterono rendersi conto di quanto fosse avvenuto tra le mura del reparto attraverso le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza. Video che furono anche resi pubblici.
Ecco i punti al centro della proposta di riforma : l’introduzione di una “difesa tecnica” (cioè dell‘assistenza di un avvocato per il paziente “come presidio utile ad approfondire e rendere effettivo il controllo di legalità della procedura”) e quindi di diritto di informazione e ricorso a beneficio di chi è sottoposto a Tso;
il divieto di utilizzare strumenti di contenzione meccanica;
la garanzia del diritto di visita all’interno dei reparti psichiatrici e di poter comunicare con l’esterno;
il limite al numero di rinnovi, oggi non previsto dalla legge;
la segnalazione di ogni rinnovo al Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.
Siamo di fronte a un’emergenza culturale. Psichiatri e giuristi tra i più illuminati segnalano come il ricorso al Tso sia spesso disposto con superficialità e sottovalutando la privazione della libertà che esso determina. Per questo occorre rafforzare il sistema di garanzie, introducendo per chi è sottoposto a TSO le stesse tutele previste per le persone in stato di arresto.