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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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trattamento sanitario obbligatorio

TSO: I DATI SONO SOTTOSTIMATI E DIETRO OGNI NUMERO C’È UNA STORIA…

Diritti alla Follia · 04/02/2025 · Lascia un commento

Il Ministero della Salute ha pubblicato il “Rapporto Salute Mentale 2023“, che riporta i dati ufficiali sui Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO). Tuttavia, secondo l’Associazione “Diritti alla Follia“, questi numeri risultano fortemente sottostimati a causa delle modalità di rilevazione adottate.

Inoltre, dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una persona privata della propria libertà senza adeguate garanzie.

L’Associazione “Diritti alla Follia” denuncia una grave mancanza di trasparenza nel conteggio dei TSO, dovuta all’uso delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), che non rilevano i TSO effettuati durante la degenza o quelli extraospedalieri. Di conseguenza, il numero reale delle persone sottoposte a TSO potrebbe essere molto più alto di quello ufficialmente dichiarato.

Il metodo adottato dal Ministero della Salute presenta evidenti criticità:

  • Registra solo i TSO che coincidono con la dimissione del paziente, escludendo quelli avvenuti durante la degenza.
  • Non considera i TSO extraospedalieri, che quindi rimangono invisibili.
  • Non fornisce dati chiari sulle conversioni tra TSO e Trattamenti Sanitari Volontari (TSV).

Al di là dei numeri, il TSO rappresenta un’esperienza profondamente traumatica, spesso segnata da isolamento, contenzione e somministrazione forzata di farmaci. Chi vi è sottoposto non ha la possibilità di opporsi né di far sentire la propria voce.

Inoltre, la normativa attuale presenta gravi lacune:

  • Assenza di una partecipazione effettiva della persona al procedimento;
  • Mancata notifica del provvedimento di TSO alla persona e al suo rappresentante legale;
  • Controllo giurisdizionale limitato e spesso puramente formale;
  • Persistente utilizzo della contenzione meccanica e farmacologica;
  • Carenza di supervisione e monitoraggio indipendente.

Per questo motivo, “Diritti alla Follia” promuove una riforma del TSO che garantisca maggiore trasparenza, tutela procedurale e supervisione esterna, nel rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali dell’Italia.

La proposta di riforma dell’Associazione si basa su principi sanciti da organismi internazionali quali il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD), il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT), il Sottocomitato per la Prevenzione della Tortura (SPT) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Essa integra anche i rilievi della giurisprudenza nazionale, in particolare l’ordinanza n. 24124 del 09 settembre 2024 della Corte di Cassazione.

Le direttrici fondamentali della riforma sono:

  1. Centralità del consenso informato: ogni intervento sanitario deve rispettare la volontà della persona, salvo casi di eccezionale necessità.
  2. Supervisione indipendente: strumenti di controllo esterni per prevenire abusi e garantire trasparenza.
  3. Partecipazione attiva: la persona coinvolta deve poter esercitare un ruolo nel procedimento, con adeguate garanzie procedurali.

“Diritti alla Follia” ha più volte chiesto chiarimenti al Ministero della Salute e alla Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica (SISM), senza ottenere alcuna risposta. Alla luce dell’opacità del sistema, abbiamo rivolto al Ministero alcune domande fondamentali:

  • Quanti TSO vengono realmente eseguiti durante la degenza, ma non compaiono nelle SDO?
  • Quanti pazienti inizialmente volontari vengono trasformati in TSO e viceversa?
  • Perché i TSO extraospedalieri non sono conteggiati in maniera sistematica?
  • È possibile ottenere il dato disaggregato di questi TSO?
  • Quanti TSV vengono autorizzati da amministratori di sostegno, curatori o tutori?

Nonostante ripetuti solleciti, il Ministero continua a non rispondere.

Il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha già espresso preoccupazione per la mancanza di dati sui trattamenti sanitari imposti senza consenso libero e informato. Il problema, quindi, non riguarda solo l’Italia, ma ha rilevanza internazionale.

Se il Ministero stesso riconosce che le SDO non sono uno strumento adeguato per contare i TSO, perché continua a usarle? Perché non si adottano metodi più precisi? Perché non si vogliono rendere pubblici dati più dettagliati?

Una raccolta dati più trasparente e accurata non sarebbe solo un esercizio statistico, ma uno strumento essenziale per comprendere la reale entità della coercizione psichiatrica in Italia e valutare se il sistema attuale sia davvero rispettoso dei diritti umani.

Chiediamo al Ministero della Salute di adottare misure immediate per:

  • Contare tutti i TSO, inclusi quelli extraospedalieri;
  • Pubblicare dati reali e non cifre filtrate da sistemi inadeguati;
  • Garantire maggiore attenzione ai diritti delle persone sottoposte a trattamenti psichiatrici forzati

Firma la proposta di riforma online!

UNA FIRMA PER LE RIFORME – DA OGGI, ONLINE!

La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti (Nelson Mandela)


FONTI:

  • Ministero della Salute – Ex DGSISS – Ufficio di statistica “Rapporto sulla salute mentale. Anno 2023” https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3288_allegato.pdf
  • Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, Osservazioni Conclusive al primo Rapporto dell’Italia, punto 63, 2016 https://www.osservatoriodisabilita.gov.it/media/1355/osservazioni-conclusive-al-primo-rapporto-dell-italia.docx

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Comunicato stampa: Cassazione: riforma urgente del TSO, svolta in linea con la proposta di ‘Diritti alla Follia’

Diritti alla Follia · 11/09/2024 · Lascia un commento

Era ora: la Cassazione conferma l’urgenza di riformare il TSO, in linea con la proposta dell’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’, che da anni – tra l’ostilità dell’intero mondo psichiatrico, giudiziario ed istituzionale –  sottolinea l’incostituzionalità della norma.

L’associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ sottolinea l’importanza (seppure la tardività) della recente ordinanza n. 24124 della prima sezione civile della Corte di Cassazione, che ha sollevato rilevanti questioni di legittimità costituzionale in merito al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Questa decisione conferma l’esigenza di una revisione profonda delle norme attuali, per garantire una tutela effettiva dei diritti delle persone sottoposte a TSO, in linea con i principi sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani.

L’ordinanza riconosce chiaramente come l’attuale normativa sul TSO, basata sugli articoli 33, 34 e 35 della Legge n. 833/1978, sia carente nel garantire al diretto interessato il diritto all’informazione tempestiva e alla partecipazione attiva nei processi decisionali. La Cassazione evidenzia che tali lacune compromettono il diritto di autodeterminazione e di difesa del diretto interessato, rappresentando un potenziale rischio di restrizioni arbitrarie della libertà personale.

Questa riflessione non è isolata. L’ordinanza rispecchia infatti le raccomandazioni del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) all’Italia in tema di TSO, ribadendo l’importanza di un maggiore coinvolgimento del diretto interessato nel percorso decisionale. In questo contesto, la proposta di riforma avanzata da ‘Diritti alla Follia’ disponibile al seguente link https://dirittiallafollia.it/2021/04/26/riforma-della-procedura-di-applicazione-del-trattamento-sanitario-obbligatorio/ emerge come una soluzione non solo necessaria, ma anche la più garantista, rispetto alle attuali esigenze di tutela dei diritti fondamentali.

La Corte rileva la non conformità alla Costituzione della Repubblica (artt. 2, 3, 13, 24, 32 e 111, nonché all’ art. 117 in relazione agli artt. 6 e 134 CEDU) per la mancata previsione “della notifica dei provvedimenti, nonché di passaggi procedimentali a garanzia del diritto al contraddittorio, alla difesa e ad un ricorso tempestivo ed effettivo avverso decisioni che limitano il diritto di autodeterminarsi in materia di trattamenti sanitari e la libertà personale, compresa l’ audizione del soggetto interessato”.

Le garanzie proposte dal 2017 dall’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ (accolte con indifferenza e scherno generali) si rivelano in linea con le valutazioni della Suprema Corte.

Tali indicazioni sono perfettamente in linea con la proposta elaborata dall’associazione ‘Diritti alla Follia’ che – in sintesi, prevede tra l’altro:

1. Notifica tempestiva e completa: assicurare che il diretto interessato riceva una notifica chiara, immediata e comprensibile del provvedimento sindacale che ordina il TSO e dei documenti che lo supportano (proposta di un medico, conferma del secondo medico, decreto del giudice tutelare), insieme alla possibilità di opporsi o richiederne la revoca prima che il trattamento sia convalidato;

2. Diritto al contraddittorio: garantire che il diretto interessato venga sempre ascoltato direttamente in udienza dal Giudice tutelare chiamato a convalidare l’ordinanza di TSO, se necessario con appositi spazi nei luoghi di degenza;

3. Diritto di difesa: prevedere la necessaria nomina di un avvocato (d’ufficio se non di fiducia) per garantire una tutela legale piena anche in situazioni di incapacità temporanea;

4. Effettività della tutela giurisdizionale: rafforzare il controllo giurisdizionale, oggi limitato alla correttezza formale della procedura, ma anche sul merito del provvedimento, valutando attentamente le condizioni specifiche del diretto interessato, se necessario con l’ausilio di consulenti

La proposta è stata sottoposta da anni all’attenzione di partiti e di parlamentari, del mondo psichiatrico, dell’associazionismo che a vario titolo si muove attorno alla cosiddetta “salute mentale”. Le unanimi reazioni sono state rappresentate talora da un assordante silenzio alla nostra richiesta di interlocuzione, talaltre (dalla SIP, Società Italiana di Psichiatria, con un articolo pubblicato  su ‘Quotidiano Sanità’ nel 2017 a firma del suo Presidente, disponibile al seguente link  https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=52756 , alla cosiddetta psichiatria “progressista” di Psichiatria Democratica e dei “triestini” autonominatisi custodi dell’ortodossia “basagliana”) di aperta ostilità.

Ci si è detto che attaccavamo un modello che ci è internazionalmente invidiato, che si trattava della migliore legge concepibile, che dovevamo contemperare il “diritto alla salute” del malato con la procedura giuridica del TSO, senza blaterare di garanzie che avrebbero intralciato il lavoro dei medici. Lo dicano adesso ai Giudici della Prima Sezione della Suprema Corte (destatisi da un sonno quarantennale), lo dicano alla Corte Costituzionale chiamata ad una importante sentenza (speriamo finalmente seria e coraggiosa) che – tuttavia – non può eludere la funzione che spetta al legislatore, e che l’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ continuerà a sollecitare nei prossimi mesi, magari con l’aiuto dei cittadini che vorranno unirsi a quest’ impegno.

                                                                                                   Roma, 11 settembre 2024

Associazione ‘Diritti alla Follia’


ORDINANZA INTERLOCUTORIA
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Trattamento sanitario obbligatorio, alla Consulta la mancata informazione del “paziente”: violato il diritto di difesa | NT+ Diritto

Trattamento Sanitario Obbligatorio, ora la parola passa alla Corte Costituzionale  – Quotidiano Sanità

 

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Sfortunato un mio articolo sul TSO, di Fabio Massimo Nicosia

Diritti alla Follia · 25/05/2023 · Lascia un commento

Lo inviai al Foglio, che mi aveva pubblicato da poco un articolo di tema epistemologico, niente.

Lo inviai a Nicola Porro, che mi ha sempre pubblicato, niente.

Eppure posi in evidenza come lo psichiatra abbia più poteri coercitivi di un magistrato e come dove non arriva il diritto penale arriva il diritto sanitario, con la clausola di “anomalie comportamentali”.

Si vede che il tema non interessa.

Fortunatamente, è in declino il costume di quegli utenti di Facebook, i quali, di fronte a commenti che non condividono, lanciano l’invocazione “TSO subito!”. Facebook punisce chi si lasci andare ad insulti nei confronti dell’interlocutore, ma, in tal caso, il sacro algoritmo non ha ancora introiettato che augurare un TSO a qualcuno non è come augurargli buon week end: un TSO rappresenta pur sempre un’aggressione al corpo di una persona per invocati motivi sanitari, che già detto così appare brutto, dato che evoca scenari da guerra fredda, quando ci raccontavano che nel lontano oriente europeo la psichiatria era uno strumento di repressione del dissenso.

Nessuno pensa che da noi possa avvenire nulla di simile, tuttavia alcune puntualizzazioni si rendono necessarie, soprattutto dopo che la rinomata “Rivista di Psichiatria” ha pubblicato un saggio di un tal prof. Bersani, il quale rivendicava un ruolo attivo per lo psichiatra nella gestione della pandemia, in modo da porre in condizione di non nuocere no vax e negazionisti, inovazione che a qualcuno è apparsa inquietante.

Cerchiamo quindi di capire che cosa sia e come funzioni il trattamento sanitario obbligatorio secondo la normativa vigente e secondo la prassi psichiatrica. Secondo la disciplina precedente, la legge Giolitti del 1904 (Disposizioni sui manicomi e sugli alienati), dovevano essere custodite e curate nei manicomi le persone soggette ad alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri”.

Negli anni ’70, i radicali avevano promosso un referendum per abrogare tale norma in nome dei principi basagliani, con la conseguenza che, al fine di evitare il referendum -prassi del tutto italiana, per la quale è occupazione della politica preoccuparsi di “evitare i referendum”-, venne approvata la legge detta appunto Basaglia, poi riversata nella riforma sanitaria del 1978.

Ne è uscito però un testo normativo tutt’altro che perfetto, il quale ha figliato una prassi ancora peggiore, con l’avallo delle stesse correnti progressiste del mondo psichiatrico: vale a dire che, nell’apprezzabile intento di scindere il concetto di paziente psichiatrico da quello di “pericolosità”, allo scopo di sottrarre al paziente lo stigma dell’essere soggetto pericoloso per definizione, si è abrogato contro ogni logica il fondamentale inciso “quando siano pericolose a sé o agli altri”, con la conseguenza di avere, nella prassi psichiatrica, legittimato i trattamenti sanitari obbligatori anche nei confronti dei soggetti non pericolosi, il che è un assurdo.

L’opinione pubblica è infatti convinta che il provvedimento di TSO sia, come la Corte di Cassazione ha del resto stabilito dovrebbe essere, un’extrema ratio riferita a situazioni di pericolo imminente, conseguente ad atteggiamenti incontrollati di soggetti in preda a raptus o simili. E invece nella prassi non si tratta affatto di questo: lo psichiatra dispone i trattamenti sanitari obbligatori tutte le volte che ritiene di dovere imporre delle cure, senza alcuna considerazione del diritto al consenso informato e del diritto, riconosciuto dalla legge, di rifiutare le cure: in questo senso è stata interpretata l’abrogazione del requisito esplicito della pericolosità, aprendo lo spazio ad ogni arbitrio in violazione del principio dell’habeas corpus.

Capita così che lo psichiatra abbia di fatto poteri di disposizione della libertà personale del cittadino maggiori rispetto a quelli di un magistrato: il magistrato, infatti, deve operare nell’ambito del rispetto di un rigoroso, almeno in teoria, principio di legalità, essendo i reati da colpire un elenco improntato al principio di tipicità: vale a dire che i reati sono quelli, e non se ne possono inventare a piacere.

Al contrario, lo psichiatra non è vincolato da nulla di simile, e quindi ritiene di potere esercitare poteri di compressione dei diritti fondamentali dei cittadini a propria piena discrezione, e dove non arriva il diritto penale, arriva il diritto sanitario: ad esempio, abbiamo assistito a TSO disposti per “anomalie comportamentali”. Che cosa saranno mai queste anomalie comportamentali? Perché, se si tratta di reati, sarà compito della magistratura e delle forze dell’ordine intervenire per impedirne il compimento o per reprimerli; ma se si tratta di comportamenti penalmente leciti, su quali basi uno psichiatra può disporre provvedimenti restrittivi della libertà personale a fronte di condotte perfettamente lecite, solo perché ha stabilito che l’”anomalo” deve essere curato a forza?

Come si vede, siamo di fronte a un istituto che cammina sul filo del rasoio, situazione aggravata dagli atteggiamenti culturali conservatori del mondo psichiatrico, pur quando “di sinistra” -è noto come il moralismo di sinistra possa essere micidiale nel ritenere la necessità che certi comportamenti “eccentrici” siano repressi in quanto “non conformi” a qualche imprecisato standard etico-; siamo di fronte oltretutto a un ambiente del tutto ignaro di quali siano i principi fondamentali in materia di diritti individuali in una società liberal-democratica, nella quale non risulta che allo psichiatra, nell’ambito della divisione dei poteri, sia mai stata assegnata alcuna legittimazione ad amministrare i diritti dei cittadini sulla base di propri discrezionali criteri di giudizio.

La verità è che, avendo il legislatore abrogato l’inciso sulla “pericolosità”, lo psichiatra ha pensato di essersi visto ampliato e non ridotto il proprio potere di intervento, e oggi la categoria difende con le unghie e con i denti un tale effetto forse inintenzionale di un cattivo modo di legiferare.

Che cosa direbbe oggi Basaglia di un simile guazzabuglio creato in suo nome? Sarebbe interessante saperlo, ma ovviamente la nostra curiosità non potrà mai essere soddisfatta: possiamo però pretendere che una tale situazione non sia sottovalutata e venga costantemene monitorata dalle forze politiche più attente ai diritti dei cittadini, sempre che ancora ve ne siano.

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La pari dignità di ogni essere umano anche se ritenuto appartenente a categoria psichiatrica

Diritti alla Follia · 25/06/2021 · Lascia un commento

Di Antonella Amato

https://antonellaamato.blogspot.com/2021/06/la-pari-dignita-di-ogni-essere-umano.html?m=1

Taormina. Gullotta: “Approvata in Giunta una delibera di indirizzo per la tutela delle persone sottoposte a Tso”

Ho riportato sopra il link dell’articolo del giornale online vaitaormina, che contiene le parole dell’assessore Francesca Gullotta,  a spiegazione della delibera approvata dalla Giunta comunale di Taormina.

Come potete evincere dalle stesse parole dell’assessore Gullotta, questa delibera garantisce la notifica e quindi la comunicazione agli interessati dell’esecuzione di Accertamento sanitario obbligatorio e Trattamento sanitario obbligatorio, in nome dei diritti e della tutela che, i sottoposti a tali misure di accertamento e di trattamento, detengono come sancito dalla Costituzione Italiana.

L’articolo menziona in maniera chiara la tutela della dignità della persona cui l’art. 1 della Costituzione riconosce l’inviolabilità che deve essere rispettata e tutelata, e mi permetto di spiegare il termine “tutelata”, in quanto deve essere protetta da violazioni.

Questo  diritto umano dal quale nessuna persona può essere esclusa è inalienabile e quindi ogni paese o nazione per ritenersi civile deve garantire dignità alle persone in ogni fase della loro vita e pertanto le procedure sanitarie o detentive devono essere nel rispetto dell’inviolabile dignità di tutti gli umani che hanno quindi diritto ad essere informati dei procedimenti sanitari disposti a loro carico anche se solo a livello di accertamento.

La pari dignità è il diritto che ci fa scendere in piazza e ci fa urlare e manifestare in nome dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Questo diritto inalienabile è alla base dei principi liberali e democratici e le libertà conquistate nel lavoro, in famiglia, nella società, dalle donne, e in nome delle diverse professioni di fede ed espressioni della propria natura sessuale da ogni individuo, non possono prescindere dalla salvaguardia della dignità per ogni essere umano.

Antonella Amato 25 giugno 2021

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