E’ prevista il 16 ottobre 2025, dopo il rinvio disposto in data odierna, la conclusione a Venezia, a palazzo Grimani, del processo di appello seguito alla tragica morte di Eugenio Carpanedo, morto asfissiato nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Santorso-Vicenza, dove era divampato un incendio nella notte del 24 marzo 2017.
L’associazione “Cittadinanza e Salute”, anche oggi presente in aula con la Presidente Aida Brusaporco e una rappresentanza di soci, ha cercato di promuovere un accertamento compiuto su quanto accaduto, con particolare riguardo al grave sospetto che Eugenio Carpanedo, resosi protagonista di una serata agitata, fosse stato oggetto di contenzione, e che per questo non sia poi riuscito a mettersi in salvo una volta diffusosi il fumo.
I tre infermieri condannati in primo grado per non avere adeguatamente controllato anche Carpanedo in quella situazione di emergenza sono comunque il segno della consueta volontà di occultare le responsabilità connesse ad una “organizzazione” del reparto che poteva consentire agli stessi di contenere “in autonomia”. Incredibilmente, il giudice di prime cure non ha tuttavia ritenuto provata la contenzione:
1) c’è’ un “braccialetto” bianco sul polso di Carpanedo (ossia una parte di pelle non ustionata)? Per il Giudice non è una fascetta di contenzione ma un braccialetto identificativo dei pazienti (di cui mai si è parlato come usuale nel reparto);
2) gli infermieri, dopo l’ agitazione di Carpanedo in serata, spostano il letto del paziente fuori dal fuoco del monitor che registra ed armeggiano attorno allo stesso? Per il Giudice non lo hanno contenuto in quel frangente, perché non avrebbero avuto ragione di nascondere l’intenzione dal momento che nel reparto era contemplata. Carpanedo però non si alzerà più, evidentemente lo avevano calmato …
L’avv. Michele Capano, presidente di “Diritti alla Follia” ed avvocato della costituita parte civile Associazione “Cittadinanza e Salute”, ha dichiarato: ” Saremo qui anche il 16 ottobre per seguire l’epilogo di una vicenda che resta “viva” nel ricordo indignato dei veneti solo grazie al grande lavoro di “Cittadinanza e Salute”, che ringraziamo di averci coinvolto, in particolare con l’amico Edoardo Berton. I Vigili del Fuoco, quando accorsero per spegnere l’incendio, trovarono chiusa la porta della stanza di Carpanedo, nella quale l’incendio si era sviluppato. Ci è stato detto che ciò accadde perché si ritenne Carpanedo spacciato, e ci si dedicò a mettere in salvo gli altri pazienti (magari chiudendo la porta per impedire che fumo e fiamme si propagassero). Noi pensiamo che la porta era chiusa perché, trovato Carpanedo morto asfissiato, lo stesso fu “liberato” dalla contenzione e “affidato” a fiamme che cancellassero le tracce dell’accaduto. Torneremo a sostenerlo qui, a Venezia, con “Cittadinanza e Salute” anche il 16 ottobre, sperando che a Palazzo Grimani la Corte d’Appello trovi la forza per metterlo nero su bianco“.
Comunicato stampa
A fianco dell’Associazione Cittadinanza e Salute per chiedere parole di verità sul “caso Carpanedo”
Di Michele Capano
Si è svolta oggi, giovedì 8 maggio, la prima udienza del processo di appello relativo al caso di Eugenio Carpanedo, morto il 24 marzo del 2017 nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso (Vicenza), in circostanze mai del tutto chiarite.
Carpanedo muore asfissiato a seguito di un incendio sviluppatosi nella notte proprio dalla stanza in cui era degente. L’Associazione Cittadinanza e Salute, oggi presieduta da Aida Brusaporco (nella foto gli associati Bruna ed Edoardo Berton), ha seguito costantemente l’evoluzione delle indagini, poi costituendosi parte civile nel processo che mette sul banco degli imputati due infermieri ed una OSS condannati poi in primo grado per omicidio colposo in rapporto al mancato tempestivo soccorso a Carpanedo, ed al mancato controllo esercitato quella notte, nonostante le condizioni di difficoltà del paziente.
“Cittadinanza e Salute” ha sempre richiamato l’attenzione sul sospetto che Carpanedo si trovasse almeno parzialmente “contenuto” , e che per questo, nonostante l’avanzate del fumo e delle fiamme, non fosse riuscito a mettersi in salvo.
Un’area “bianca” sul polso, trovata sul cadavere, fu attribuita dal CTU alla presenza di un braccialetto identificativo (come quelli dei nidi per neonati degli ospedali) e non di una fascetta contenitiva.
Si dice dai periti che la morte non sia intervenuta prima di sette minuti dall’inizio delle fiamme, ma non si spiega allora come mai – se libero di farlo – Carpanedo non si fosse allontanato …
Oggi, dinanzi alla Corte d’Appello di Venezia, la richiesta è di scrivere parole chiare su quello che accadde nel reparto dove morì – uno tra i tanti – un uomo affidato alle cure della Repubblica, restituito poi cadavere ai suoi cari.
Grazie all’ Associazione Cittadinanza e Salute per avere lavorato e per continuare a lavorare a che si conservi la memoria di questa morte, di questa vicenda, di questa vergogna.
Michele Capano, Presidente Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’
COMUNICATO STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ‘DIRITTI ALLA FOLLIA’: Giustizia tradita: Lo Stato punisce chi difende la libertà e protegge un sistema criminale
Purtroppo è giunta oggi, 20 marzo 2025, la notizia del rigetto, da parte della Corte di Cassazione, del ricorso di Fabio Degli Angeli e Gabriella Cassano avverso la sentenza della Corte di Appello di Lecce che li aveva condannati (con altri due coimputati).
Secondo i Giudici pugliesi (ora anche secondo la Corte di Cassazione) Fabio e Gabriella sono responsabili di sequestro di persona, di abbandono di incapace, di circonvenzione di incapace, di sottrazione di incapace. Quattro reati commessi – secondo l’accusa – “ai danni” di Marta Garofalo Spagnolo: una ragazza morta a trent’ anni (oltre tre anni dopo i fatti di causa e l'”allontanamento” di Fabio e Gabriella) in una struttura psichiatrica dopo oltre dieci anni di ricoveri coatti effettuati grazie all’amministrazione di sostegno cui era sottoposta. Questa sentenza, ingiusta, punisce Fabio e Gabriella per avere cercato di aiutare Marta a vivere la vita che desiderava vivere, a sottrarsi dalla reclusione forzata che viveva già da anni, a liberarsi dalla morsa di un “sistema” criminale che – raccontando a sè stesso di agire “per proteggere” le persone con disabilità – stritola gli individui, ha stritolato Marta, sta stritolando Fabio e Gabriella, per i quali si aprono drammaticamente le porte del carcere.
Fabio e Gabriella sono innocenti. Marta Garofalo Spagnolo voleva sottrarsi al suo destino di reclusione ed ha chiesto loro aiuto. Gli alti valori – di cui si parla ogni giorno senza viverli mai – della fratellanza e dell’umana solidarietà hanno loro imposto di non restare indifferenti a tale richiesta di aiuto. Per questo vengono condannati dai Tribunali di una Repubblica delinquente, che continua a tenere sequestrate migliaia di persone con disabilità psicosociale nonostante sia teoricamente obbligata a rispettare la Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) per la quale “nessuno può essere privato della libertà personale in ragione della propria condizione di disabilità “.
Questa Repubblica colpevole infierisce oggi contro gli innocenti Fabio e Gabriella: un uomo ed una donna che hanno dimostrato che “un altro mondo è possibile, che un’altra umanità è possibile”, e che oggi pagano per questo.
Li invitiamo a “non mollare”, a continuare in un impegno diretto a riformare questo sistema criminale: noi ci siamo, ‘Diritti alla Follia’ c’è: ci auguriamo che abbiano la forza e la determinazione per continuare ad esserci anche loro.
Per maggiori informazioni sulla vicenda di Marta Garofalo, vi segnaliamo i seguenti link:
- https://dirittiallafollia.it/2024/07/01/il-blocco-dellillegalita-istituzionale-italiana-si-manifesta-nella-drammatica-vicenda-di-marta-garofalo-spagnolo/
- https://mad-in-italy.com/tag/marta-garofalo-spagnolo/
- https://informareunh.it/lamministrazione-di-sostegno-e-leffetto-terra-bruciata/
Diritti alla Follia ti invita a sostenere due proposte di legge di iniziativa popolare che mettono i diretti interessati al centro delle decisioni
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ECCO LE PROPOSTE DI LEGGE:
- Abolizione dell’Interdizione e dell’Inabilitazione e Riforma dell’Amministrazione di Sostegno
Superiamo strumenti obsoleti e discriminanti per garantire diritti, trasparenza e protagonismo a chi vive queste realtà - Riforma del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO)
Adeguamento alla Costituzione e agli obblighi internazionali per garantire il rispetto dei diritti fondamentali, la difesa effettiva e un controllo giurisdizionale rigoroso e sostanziale
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Comunicato stampa:Processo a Gigi Monello:una vicenda simbolo di ingiustizia e una richiesta di cambiamento
Cagliari, 19 dicembre 2024 – È forse il caso più emblematico dei paradossi insiti nella Legge 6/2004 sull’Amministrazione di Sostegno. Sin dal settembre 2020, la nostra Associazione segue con apprensione e indignazione la vicenda giudiziaria di Gigi Monello: ex insegnante, scrittore, editore, oggi attivista della nostra rete. Un uomo colpevole, a quanto pare, di aver troppo amato e protetto sua madre, “disturbando” gli ingranaggi di un sistema consolidato che si articola in tre elementi: Amministratori di Sostegno (AdS), Giudici Tutelari e Procure della Repubblica.
Il caso Monello si è trascinato per tre anni in Tribunale, con sette udienze e accuse che oscillano tra il surreale e il calunnioso: maltrattamenti e stalking. Il prossimo 19 dicembre 2024, alle ore 10:30, nel Tribunale di Cagliari, si svolgerà l’ultima udienza, che culminerà con le richieste del PM, l’arringa difensiva e la sentenza.
Dietro le accuse, emerge un disegno inquietante: l’allontanamento di un figlio dalla madre – un rapporto affettivo durato 67 anni – sancito dall’intervento di un’Amministratrice di Sostegno estranea alla famiglia, con il pieno avallo di un Giudice Tutelare e la complicità della Procura. Una decisione che non può lasciare indifferenti: siamo di fronte alla negazione dei legami familiari e alla violazione del diritto di affetto e cura.
La vicenda di Gigi Monello è solo una delle centinaia di storie di relazioni affettive violate che la nostra Associazione, Diritti alla Follia, ha portato alla luce in questi anni. Non ci fermeremo. L’aberrazione giuridica e umana generata da questa Legge impone una riflessione collettiva e una riforma urgente.
Ad ogni udienza del processo, siamo stati presenti, documentando e commentando in diretta sui nostri canali social.
Mesi fa Diritti alla Follia ha depositato presso la Cancelleria della Corte Suprema di Cassazione una Proposta di Legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’interdizione e dell’inabilitazione, nonché per la riforma dell’Amministrazione di Sostegno. La Campagna di raccolta firme, “Fragile a Chi?!”, è in corso.
Il 19 dicembre, intorno alle ore 12.00 saremo sulla scalinata d’accesso al Palazzo di Giustizia di Cagliari, per far sentire la nostra voce, con coraggio e determinazione.
Invitiamo la stampa locale, i cittadini, le associazioni e le persone sensibili a queste tematiche a unirsi a noi.
FIRMA ORA LA PROPOSTA DI LEGGE – DA OGGI, ONLINE!
Abolizione dell’Interdizione e dell’Inabilitazione e riforma dell’Amministrazione di Sostegno, strumenti obsoleti e discriminanti devono lasciare spazio a diritti, trasparenza e protagonismo per chi vive questa realtà.
Bastano pochi clic per fare la differenza: firma gratuitamente online con SPID, CIE o CNS sulla piattaforma pubblica, senza uscire di casa.
Firma qui per la riforma dell’Amministrazione di Sostegno
https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/1800001
VII Congresso Annuale “Diritti alla Follia”: (R)esistenze e (In)dipendenze:Voci e Riforme per i Diritti Milano 14-15 dicembre 2024 – Comunicato stampa
Milano 14-15 dicembre 2024
Il VII Congresso annuale dell’Associazione Radicale “Diritti alla Follia” si terrà a Milano il 14 e 15 dicembre presso la sede di ChiaAmaMilano in Via Laghetto,2. Con il titolo “(R)esistenze e (In)dipendenze: Voci e Riforme per i Diritti”, l’evento si propone di rovesciare la narrativa dominante: non più fragilità, non più vittime, ma protagonisti che rivendicano spazio, diritti e autodeterminazione.
Il Congresso sarà un “luogo” di proposte e azione. Non sarà un rifugio per “ultimi” o “invisibili” ma una chiamata collettiva per riconoscere la forza della resistenza. Le persone non chiedono compassione: esigono una società capace di accogliere e valorizzare le differenze, abbandonando per sempre la logica del controllo e della coercizione.
Sabato 14 dicembre
La mattinata si aprirà con gli interventi di Michele Capano, presidente dell’associazione, che sottolineerà quanto sia urgente abbattere gli ostacoli ancora presenti nella legislazione e nella cultura italiana; seguirà Cristina Paderi, segretaria, che illustrerà il cammino che ha condotto ad iniziative come la Campagna “Fragile a Chi?!”. Giuseppe Alterio, membro del direttivo, illustrerà i passi concreti per riformare l’Amministrazione di Sostegno e il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), grazie anche alla partecipazione attiva dei cittadini. La mattinata proseguirà con l’intervento di Michela Corallo, docente di sostegno, che affronterà il tema del disagio giovanile a scuola, proponendo metodologie di intervento alternative al trattamento farmacologico.
La giornata proseguirà con una tavola rotonda sulla costituzionalità del TSO, dove si discuterà se sia accettabile che lo Stato possa limitare la libertà personale senza garantire trasparenza e difesa legale. Interverranno esperti come Andrea Michelazzi e Carlo Piazza, psichiatri, insieme a Francesco Maisto, Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà.
Maria Rosaria D’Oronzo, evidenzierà come la mentalità manicomiale persista sotto nuove forme, mentre Christian Loda (CPT) e Maja Bova (CIDU) offriranno prospettive sui diritti umani e sugli standard europei.
Nel pomeriggio, la tavola rotonda “L’inganno della protezione giuridica: il difficile cammino dei diritti umani affermati dalla CRPD” smaschererà le contraddizioni dei sistemi di tutela. Elisa Marino (FISH) analizzerà l’art. 12 della CRPD, mentre Amalia Gamio (Comitato ONU CRPD) denuncerà l’istituzionalizzazione come alibi per evitare il confronto con la diversità. Marine Uldry (EDF) presenterà il rapporto sull’autonomia nell’UE, e Olga Kalina (ENUSP) illustrerà alternative alle misure coercitive in psichiatria. Chiuderanno Giampiero Griffo (DPI) e Carla Maria Reale (Università di Genova), con un focus su capacità giuridica ed empowerment. La discussione sarà moderata dalle attiviste Anna Estdhal e Cristina Paderi.
Domenica 15 dicembre
Il secondo giorno sarà dedicato al supporto tra pari (Peer Support), con gli interventi di Marcello Maviglia (Università del New Mexico), Federica Mangione ed Elena Faccio, che esploreranno il ruolo degli ESP (Esperti in Supporto tra Pari) come strumento di emancipazione e oggetto di ricerca. Simona Lancioni (Centro Informare un’h) parlerà di auto-rappresentanza, mentre Jennifer Alvarez offrirà una testimonianza di speranza e empowerment.
Anna Barracco rifletterà su come gli ESP possano favorire l’indipendenza dai servizi istituzionali, e Liuska Sanna (MHE) presenterà la guida internazionale sul Peer Support, collegando esperienze italiane ed europee.
Il dibattito, moderato da Susanna Brunelli, mostrerà il potenziale trasformativo del supporto tra pari per mettere al centro la persona e la sua autonomia.
Contatti e informazioni: dirittiallafollia@gmail.com
Il programma completo è disponibile in allegato