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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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giudici tutelari

COMUNICATO STAMPA L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO HA FAGOCITATO L’INTERDIZIONE E L’INABILITAZIONE: Le dichiarazioni degli avvocati C. Taormina e M. Capano

Diritti alla Follia · 29/07/2023 · 3 commenti

“Non c’è più bisogno di interdizione e inabilitazione perché ormai l’istituto dell’amministrazione di sostegno non differisce per nulla da queste misure. Dov’è la differenza quando l’amministrazione stabilisce per gli amministrati condizioni di segregazione? Divieti di visite, di incontri, ricoveri coatti. Questa situazione è una truffa dal punto di vista giuridico”.

 

Lo ha affermato l’avvocato Michele Capano, presidente dell’associazione radicale “Diritti alla follia”, nel corso della rassegna stampa del 25 luglio, curata settimanalmente dall’associazione.

 

Gli ha fatto eco l’avvocato Carlo Taormina: “L’amministrazione di sostegno si è rivelata assolutamente negativa, sotto tutti i profili. E’ diventata una professione, un ‘affare’ e gli approfittamenti sono continui, i peculati sono decine e decine. L’amministratore dispone di poteri sulla persona e questi poteri sono lasciati alla sua discrezionalità. Invece la Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha detto: basta con questa storia. Abbiamo un mandato dalla Corte di rivedere il nostro istituto di amministrazione di sostegno, perché non può essere che quando il vecchio ti dà fastidio lo sbatti nelle Rsa. E’ tutto da rifare. Serve un’amministrazione che abbia punti specifici rispetto a quanto si può fare quando si incide sulla libertà di una persona”.

 

Avvocato Capano: “Noi, come associazione, abbiamo riflettuto molto sulle cosiddette ‘detenzioni sanitarie’. Ci è stato detto che, in questo campo, le garanzie previste dall’ambito penalistico non si possono pretendere, perché è un ambito sanitario. Quindi il fatto sanitario diventa un lasciapassare attraverso cui eludere quel presidio cruciale che stabilisce la Costituzione quando una persona viene privata della libertà personale. Perché di questo si tratta. Inutile girarci intorno. Queste procedure, in ambito sanitario, avvengono in totale assenza di un avvocato della persona che subisce questa ‘detenzione’. Sulla base di accertamenti medici, d’accordo, ma, con la scusa che i ‘malati di mente’ sono da aiutare senza alcun accertamento processuale, costoro vengono privati di ogni garanzia, anche minima. E’ su questo che vorremmo un’interlocuzione con la Corte Europea e qualcosa ha cominciato a dire all’Italia anche il Comitato per la prevenzione della tortura, che opera nell’ambito del Consiglio d’Europa.

 

Durissimo l’avvocato Taormina, che ha puntato il dito sulla “latitanza” dei giudici tutelari.

“Questa situazione ha un elemento di grandissima disattenzione e incapacità istituzionale che è quella dei giudici tutelari. Per loro la giurisdizione tutelare è una sinecura. Mettono tutto in mano all’amministratore di sostegno o al tutore. Ecco, dunque, il verificarsi di casi come quello di Carlo Gilardi. Troppa gente sta nelle Rsa e non ci dovrebbe stare.  Non c’è nessuna responsabilità di quanto fa o ha fatto l’AdS (ndr. acronimo di amministratore di sostegno).

Quando si tratta di decidere cose fondamentali per la vita di una persona serve un Collegio di magistrati. Invece queste sono tutte situazioni che abbiamo sempre ritenuto di serie C, giustizia di serie C.  E naturalmente serve un avvocato che tuteli la persona da sè stesso e dall’amministratore di sostegno.

 

Barbara Pavarotti, giornalista e conduttrice della rassegna: “Ogni giorno leggiamo di ruberie degli AdS che si appropriano dei soldi del loro assistito e vengono condannati. Ma dove erano i giudici tutelari, non hanno visto i rendiconti? Il giudice che doveva evitare queste ruberie non viene mai chiamato in causa.

 

Avvocato Taormina: “E’ vero. Il giudice tutelare, se l’AdS sbaglia o si frega soldi, non ne risponde mai. Anche se ha avuto tutta la documentazione e non l’ha controllata. Nel 99% delle procedure di amministrazione di sostegno, il giudice se ne frega e si basa su carte prodotte da medici. Invece dovrebbe convocare questi esperti, valutare l’accertamento. Non è possibile basare la decisione se X deve andare in Rsa sul parere dello psicologo di turno. Il giudice deve convocare tutti, valutare gli accertamenti medici e poi decidere. E questo deve essere frutto di una decisione collegiale, non affidata al singolo giudice. Sono scelte troppo delicate per affidarle a una singola persona”.

 

Avvocato Capano: “I decreti di nomina degli amministratori di sostegno autorizzano ogni sostituzione rispetto alla volontà dell’amministrato. Tipo la scelta delle cure. L’AdS si sostituisce al consenso sulle cure anche in caso di ricovero. Il coinvolgimento del beneficiario è solo teorico. Il grande equivoco è che non vengono definiti ‘trattamenti sanitari obbligatori’, ma volontari. Volontari, ma decisi da altri. Poi l’AdS si sostituisce alla persona nello stabilirne la residenza. E questo nonostante nel 2016, lo specifico Comitato Onu abbia raccomandato all’Italia di abrogare tutte le figure sostitutive della persona, AdS compresi. Noi speravamo, con la legge che ha istituito nel 2004, la figura degli amministratori di sostegno, in un protagonismo del beneficiario. Così non è stato”.

 

Avvocato Taormina: “L’amministrazione di sostegno sta fagocitando interdizione e inabilitazione, perché è molto più semplice farla. Invece questa distinzione deve rimanere, è ineludibile. Almeno, in queste procedure, si fanno seri approfondimenti. E la responsabilità della deriva dell’amministrazione di sostegno non è nemmeno della legge, ma della superficialità con cui la si applica.

La verità è che si sono miliardi di interessi sull’amministrazione di sostegno. E’ diventata un centro di affari, di interessi e di soldi che fa comodo a tanta gente. Gente che vota. E i politici che la difendono si buttano pure su questo.

 

Avvocato Capano: “Le parole del sottosegretario alla Giustizia Del Mastro con cui in sostanza il Governo fa quadrato e blinda la legge sugli AdS, che anzi va rafforzata ed espansa, segnano probabilmente la parola ‘fine’ alle illusioni suscitate dalla recente sentenza Cedu sul caso Gilardi, nonostante le doglianze espresse in passato da Giorgia Meloni, prima che diventasse Presidente del Consiglio”.

 

Avvocato Taormina: “No, l’Italia adesso deve fare. Se non fa nulla va contro la Corte Europea che ha dato indicazioni ben precise. Bisogna ‘tipicizzare’ tutti gli interventi che riguardano la privazione della libertà delle persone. Scavare, andare a fondo. Senza questo, nessuna limitazione può essere posta. E’ vero che la Corte Europea non ha posto obblighi all’Italia, ma se dice che solo determinate situazioni possono comportare un intervento che incide sulla personalità, allora è un po’ complicato che lo Stato non ne dia seguito.

Quanto al caso Gilardi, è chiaro che lui sta in maniera illegale nella Rsa. Ma ci vuole un magistrato coraggioso che agisca per sequestro di persona per la collocazione in Rsa. Che vada lì e dica: ‘Signori, che volete fare?’. Lo stesso sottosegretario Del Mastro ha detto che lui vuole tornare a casa sua, anche nelle condizioni in cui si trova. Ci vuole che la procura disponga l’arresto di qualcuno. Solo allora si muoverà qualcosa.

Una parola di speranza? La speranza è che in questo Paese gli ‘scarti’ siano ritenuti più importanti di chi non siamo abituati a scartare”.

 Roma 28 luglio 2023

https://youtu.be/iEMpeXjFbQ4

 

 

 

 

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RUBERIE DI AMMINISTRATORI DI SOSTEGNO. CONDANNATI. Indispensabile una Commissione d’inchiesta parlamentare

Diritti alla Follia · 22/06/2023 · 5 commenti

Basta unire i puntini, ovvero tutti gli articoli usciti sui giornali locali sulle ruberie degli amministratori di sostegno, per capire quanto ormai sia urgente una Commissione d’inchiesta parlamentare. E non sono indiziati, ma CONDANNATI.

Chi vuole continuare così senza fare nulla è complice.

Come al solito piatto ricco, ma per gli amministratori di sostegno.

Unione Sarda, Ansa 25 maggio

 Amministratore di sostegno ruba 620.000 euro a suoi assistiti. In 8 anni, dal 2012 al 2020, a ben 40 persone. Ha ristrutturato casa, comprato auto di lusso, pagati debiti. Suoi, ovviamente. Avvocatessa, cinquantenne. 

Torino Today, 11 giugno

Denaro sottratto ai disabili di cui era tutrice: ex assistente sociale sconta la pena al canile.

Unione sarda, Nuoro, 13 giugno

Rubava i soldi degli assistiti, arrestata amministratrice di sostegno. Confiscati 194.000 euro ad amministratrice e coniuge. Soldi usati per beni di lusso, cure dentistiche, ristrutturazioni di due B&B. 

Il Mattino di Padova, 15 giugno

Intasca i risparmi della zia. Amministratore di sostegno condannato a 4 anni. 84.000 ero dai conti della zia ricoverata e nemmeno saldava le rette dell’ospizio. E’ un giocatore d’azzardo.

La Nuova Sardegna, Oristano, 13 giugno

Assisteva anziani e disabili. Convinse 84 enne a dargli 300.000 euro. Condannato a 6 anni. 

Resto del Carlino, 16 giugno

 Consigliere comunale condannato perché da amministratore di sostegno del cognato avrebbe trattenuto soldi. 

Ansa Sardegna, 13 giugno

 Lusso coi soldi dell’amministrato: in cella amministratore di sostegno infedele. Seguiva anche altre 30 persone

La nuova Sardegna, 14 giugno

La gestione allegra degli amministratori di sostegno. Altri 55 casi al vaglio della procura

La Nazione, 16 giugno

Professionista alla sbarra. Avrebbe venduto l’auto del suo assistito alla sorella per una cifra inferiore di 5 volte rispetto al prezzo di mercato.

La grande novità è l’inchiesta di due pagine sul quotidiano La Verità sugli abusi degli amministratori di sostegno, realizzata da Serenella Bettin. Si tratta della prima inchiesta del genere realizzata da un quotidiano nazionale. Non tratta solo di singoli casi più o meno struggenti, o di singole ruberie degli amministratori di sostegno, ma riassume un po’ tutti i problemi.

L’occhiello (ovvero la scritta che sta sopra al titolo) è:

LA BIBBIANO DEI NONNI

  Il titolo:

I NOSTRI ANZIANI SEQUESTRATI DA CHI DOVREBBE PROTEGGERLI

Si tratta di un primo passo perché il tema abusi esca dal recinto dell’informazione di settore? Speriamo, anche se siamo fin troppo abituati all’omertà totale su questo tema da parte dei grandi media. Tema che invece meriterebbe davvero ormai una commissione d’inchiesta parlamentare. Anzi, sarebbe essenziale.

Prosegue inoltre lo scenario aperto da Canale 81, tv del Lazio, sul pianeta Amministrazione di sostegno. Il giornalista Raffale Di Ronza in pochi giorni ha realizzato e trasmesso svariate importanti interviste.

                                                                                                                       Roma 22-06-23

Per l’associazione ‘Diritti alla Follia’

Michele Capano, Presidente

Cristina Paderi, Segretaria

Susanna Brunelli, Tesoriera

Si ringrazia Simona Lancioni del Centro Informare un’h per aver rilanciato il Comunicato https://www.informareunh.it/amministratori-di-sostegno-condannati-per-furto-venga-istituita-una-commissione-dinchiesta-parlamentare/

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LA PRIGIONIA DEI VECCHI E DEGLI “INUTILI” il DOCUFILM di Barbara Pavarotti

Diritti alla Follia · 16/05/2023 · Lascia un commento

È finalmente online il docufilm La prigionia dei vecchi e degli ‘inutili‘ realizzato dalla giornalista Barbara Pavarotti, con la regia di Roberta Zanzarelli e lo speaker Massimo Veschi. Si tratta del primo e unico docufilm finora realizzato in Italia sugli abusi verso gli anziani sottoposti ad amministrazione di sostegno.

La stessa Pavarotti, assieme all’Associazione Diritti alla Follia, è promotrice di una petizione denominata “No alla reclusione dei vecchi e degli ‘inutili’ imposta per legge”, ospitata sulla piattaforma Change.org, che ha la finalità di promuovere la riforma di questo istituto di tutela e che può essere sottoscritta da chiunque ne condivida le finalità. La petizione fa propri gli elementi cardine di una proposta su questa materia elaborata dall’Associazione Diritti alla Follia di cui si può leggere a questo link, che sono i seguenti:
– Garantire il diritto alla difesa, per legge, a chiunque sia oggetto di un ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno
;
– Togliere ad un unico Giudice monocratico il potere di decidere sulla vita di una persona, e affidarlo ad un Collegio, composto anche da figure specialistiche in materia di disabilità;
– Stabilire, per gli amministratori di sostegno, l’obbligo tassativo di non avere in carico più di un beneficiario;
– Riconoscere al beneficiario il diritto ad essere direttamente sentito dal Giudice Tutelare;
– Equiparare, in ordine ai rapporti affettivi da preservare, congiunti di fatto e amici di lunga data, ai congiunti di sangue. 

 Il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità vieta espressamente che gli istituti di tutela, «compreso il meccanismo dell’amministratore di sostegno», possano essere applicati nei termini di regimi decisionali sostitutivi della volontà delle persone con disabilità, ed invita il nostro Paese ad «emanare e attuare provvedimenti per il sostegno alla presa di decisioni», così si legge al punto 28 delle Osservazioni Conclusive al primo rapporto dell’Italia sull’applicazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, pubblicate nel 2016 ed ancora del tutto ignorate.

https://www.change.org/p/no-alla-reclusione-dei-vecchi-e-degli-inutili-imposta-per-legge

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“La prigionia dei vecchi e degli inutili”: il trailer del Docufilm di Barbara Pavarotti

Diritti alla Follia · 29/04/2023 · Lascia un commento

Ho fatto il primo e unico Docufilm finora realizzato in Italia sugli abusi legati all’amministrazione di sostegno per gli anziani, sbattuti a centinaia di migliaia in strutture contro la loro volontà. Parcheggio in attesa della morte. In queste strutture oggi 100.000 persone sono ancora sottoposte a contenzione.
 Negli Usa si fanno inchieste giornalistiche, girano documentari, in Italia nulla. Il mio Docufilm si chiama “La prigionia dei vecchi e degli inutili” e contiene decine di testimonianze inedite. Sono diventata un’esperta in materia, mi contattano una marea di “vittime”.
Ti chiedo aiuto, con la tua firma, perché il presidente Mattarella può, se vuole, chiedere di cambiare la legge. Troppo vaga e fonte di abusi pazzeschi, come dimostro, con tante testimonianze, nel mio Docufilm. 
Ecco il trailer di due minuti  “La prigionia dei vecchi e degli inutili” che presenterò pubblicamente a breve.
Barbara Pavarotti, giornalista

Una situazione paradossale e scandalosa, che riguarda centinaia di migliaia di anziani e di soggetti fragili, favorita dalla pessima applicazione di una legge che, varata a fin di bene, è stata applicata male dal sistema giudiziario, con il proliferare di innumerevoli abusi su soggetti vulnerabili da parte di una particolare figura, l’amministratore di sostegno (AdS), della cui legge istitutiva l’associazione ‘Diritti alla Follia’ propone una riforma radicale e urgente, chiedendo il sostegno di Mattarella.

La legge in questione (numero 6/2004) risale a quasi venti anni fa, essa ha prodotto innegabili buoni risultati su un fronte, promuovendone però pessimi su un altro. Tutte le volte, infatti, che per via di conflitti endofamiliari non è possibile attribuire la funzione a un familiare, il Giudice tutelare, quasi in automatico, nomina un amministratore esterno.

Primo risultato: mentre in passato la nomina di un tutore per le persone anziane, con infermità fisiche o psichiche, era un fatto raro, «la plasticità del nuovo istituto (strumento omnibus, applicabile ai casi più vari: dall’anziano al tossicodipendente, dall’utente psichiatrico al ludopatico), la facilità di accesso alla procedura e una certa dose di disinformazione, hanno fatto esplodere le istanze presso i tribunali. Si è così formata una domanda, a soddisfare la quale è puntualmente arrivata l’offerta.

Vi sono amministratori di sostegno, di solito avvocati, con ben 50 incarichi di questo tipo.

Non crediamo di esagerare affermando che oggi l’amministratore di sostegno è diventato uno degli snodi strategici di un colossale business, che comincia a funzionare appena fuori dall’aula del tribunale e termina nelle Residenze sanitarie assistite (RSA), dove l’anziano o il disabile, ridotto a cosa da nutrire e nettare, perduto ogni valido riferimento affettivo, vive un crollo psicologico che è l’anticamera di quello fisico. Per contro, sovraccarico di fascicoli vecchi e nuovi, il Giudice tutelare, nella maggior parte dei casi, lascia fare.

Per porre fine a questa «strage a fin di bene» l’associazione ‘Diritti alla Follia’ invita Mattarella a «esercitare sul Parlamento quella giusta pressione morale, capace di far sentire a tutti l’importanza e l’indifferibilità di un intervento legislativo su questa materia».

 La riforma proposta si basa su cinque punti:

 1) diritto della persona, proposta o già sottoposta ad Ads, alla difesa tecnica da parte di un legale di fiducia;

 2) diritto della persona, proposta o già sottoposta ad Ads, ad essere ascoltata direttamente dal giudice tutelare;

3) diritto del congiunto di fatto (ivi compresi gli amici di vecchia data) a mantenere rapporti, al pari dei congiunti di sangue, con l’anziano o con il fragile beneficiario;

 4) obbligo per l’amministratore di sostegno di non prendere in carico più di un beneficiario;

 5) riforma dell’ufficio del giudice tutelare, che da monocratico diviene collegiale”.

PROPOSTA di RIFORMA AMMINISTRAZIONE di SOSTEGNO

Firma anche tu, se sei d’accordo, per chiedere al Governo di rivedere la legge 6/2004

Inviando una mail a dirittiallafolli@gmail.com

Grazie !

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Amministrazione di sostegno: un sistema ben congegnato

Diritti alla Follia · 18/04/2023 · 3 commenti

Pubblichiamo la storia che ci ha inviato C.R che inizia così:

La storia che vi racconto è particolare ma non dissimile a quella che sta accadendo agli anziani amministrati in questo momento a causa di una legge sbagliata o mal interpretata.

Dagli anni 2000 conosco tramite mia suocera una coppia di anziani signori, persone rispettabilissime, lui avvocato stimato e cassazionista in pensione, lei ex docente di scuola pubblica anch’essa in pensione.

I due sono sempre stati indipendenti, non hanno mai avuto figli ed hanno dei parenti in altre zone d’Italia con cui, a loro dire si sono sempre sentiti pochissimo. Da quello che si vedeva hanno sempre disposto di somme rilevanti in base al loro tenore di vita ed hanno sempre speso tantissimo per la loro casa, le loro auto, la loro persona. Hanno sempre avuto al loro fianco persone come cameriere, autista e segretaria di studio per il marito; quest’ultimo verso la fine degli anni 2000, a circa 90 anni, comincia ad avere problemi relativi all’età di tipo fisico, mai mentale. Viene curato su sua richiesta tramite migliori ospedali anche a pagamento, durante questo periodo viene assistito da molte persone ma mai nessuno ha toccato il loro patrimonio che comunque spendevano liberamente. In quel periodo io ho aiutato il signor R. nelle varie faccende, mi chiese di seguire le sue utenze, raccomandate, ed altro, mai alcun riferimento a banca e gestione immobiliare. Poco dopo il signor R. viene a mancare per l’età ma anche per le malattie che da tempo lo affliggevano. Da qui comincia una strana storia.
Tutta la contabilità di solito veniva gestita dal marito che comunque prima di morire aveva assicurato alla moglie un grande patrimonio che l’avrebbe accompagnata ed assicurata. Qui ad un certo punto, per il funerale si presentano dei nipoti di terzo grado, mai visti in casa, mai sentiti. Dicono alla consorte del defunto che si occuperanno loro del funerale, la vedova, signora A. felicissima di questo lascia a loro l’incarico.

Il funerale viene eseguito tramite una ditta comunale con un furgone bianco, in quel momento la signora A. rimase di sdegno, tuttavia cercò di andare avanti. Due settimane dopo venne un incaricato delle imprese funebri comunali a richiedere il pagamento della quota, la signora procedette con l’emissione di un assegno, ma pochi giorni dopo venne a sapere che il conto non aveva disponibilità per coprire un importo di soli € 1.600. La signora rimase impaurita del fatto, mia suocera che nel frattempo era badante del marito e della signora A. vedendo la signora affranta mi chiamò, sembrava infatti strano che non ci fossero soldi.

La signora accompagnata da me ed un avvocato si presentò in banca, in quel frangente il direttore si rifiutò di comunicare alla signora il suo estratto conto perché troppo anziana, la signora minacciò di chiamare la guardia di Finanza e lui cedette. I soldi c’erano ma erano stati totalmente investiti, dai nipoti che avevano una delega anni prima. La signora chiese il giorno stesso lo svincolo di tutte le somme.
Nei giorni seguenti una dei nipoti si presentò dalla signora A. la prese da parte e le disse che ora senza più il caro marito il posto migliore per finire la sua vita sarebbe stata una struttura adeguata ad anziani (una RSA !!) la signora piangendo la pregò di non chiederle quello e che voleva rimanere nella sua casa.
Per fortuna la signora avendo il marito avvocato, chiamo degli amici “storici”. Fui presente quando arrivarono magistrati ed avvocati in pensione, amici da tutta Italia, conto almeno dieci persone, addirittura un Tar di una regione italiana. Gli spiegarono che il comportamento dei nipoti era volto a cercare di farla amministrare, termine che la signora non conosceva, per evitare questo che ormai era inevitabile vista l’età ed il consistente patrimonio immobiliare, doveva subito correre ai ripari. Gli consigliarono vivamente di ritirare la maggior parte dei contanti e tenerli in cassaforte o cederli a fedelissimi perché non ne avrebbe potuto più disporre, le consigliarono anche di procedere con un documento ufficiale notarizzato, in cui chiedeva di non essere mai mandata in una struttura diversa dalla sua casa qualora fosse stata incapace di intendere e di volere, nello stesso documento indicava chi sarebbe dovuto essere il suo amministratore di sostegno qualora fosse avvenuta la richiesta. La signora non ritirò mai tutto il denaro che rimase per sua sfortuna in banca, procedette invece con il documento, cosa molto importante perché le evitò di essere inviata in una RSA.

Nemmeno un mese dopo il documento pervenne una richiesta di amministrazione da parte dei nipoti, da quel momento la signora A. comincio ad effettuare delle visite geriatriche e psichiatriche in ospedali statali che confermavano la sua integrità psicologica onde evitare di essere amministrata. Arrivò il momento dell’udienza la signora era terrorizzata essendo stata avvisata dai nipoti che sarebbe dovuta andare in una RSA, l’avvocato della signora mi chiese di accompagnarla e di testimoniare a suo favore in modo spontaneo. Il giudice del tribunale tutelare, una donna, fu molto sbrigativa, non si presentò nemmeno, cominciò con una valanga di domande a raffica, la signora, di ben 94 anni riusciva a rispondere ma inciampò su una data, a quel punto il giudice volle sapere di più, continuò con domande su domande, ma non tollerò la data sbagliata. Quando venni interpellato io, come amico di famiglia, dimostrai come i soldi della signora furono stati investiti senza il consenso della signora ma soprattutto in titoli tossici tutti in perdita, questa fu una sorpresa anche per i nipoti che invece credevano che il capitale stesse aumentando. La banca sostanzialmente stava fregando la signora ed i nipoti. A quel punto il giudice si rese conto che i nipoti erano li solamente per un fine economico, ossia tutelare l’eventuale eredità, errore grave perché da li in poi è partito l’iter seppur provvisorio dell’amministrazione in attesa della perizia.

Qui comincia la seconda stranezza, stavo comprendendo come funzionava il sistema ben architettato.

Il giorno della perizia psichiatrica inviata dal giudice tutelare accompagno io la signora, si presenta con ben 20 minuti di anticipo, entrando in questo studio troviamo già sul posto un CTU ed il CTP della controparte che parlavano, il CTP della signora si presenta invece con noi e non è mai stato pagato dall’amministratrice che si rifiutò (illegale) ma dalla signora in contanti.

La perizia inizia in una stanza con i due CTP ed il CTU, io vengo tenuto all’esterno della stanza. Dall’esterno sento il CTU che fa domande terrorizzando la signora che comunque risponde, la signora si sente male esce e le danno un bicchiere d’acqua, io non capisco cosa succede e chiedo di chiamare un’ambulanza, in quell’istante il CTU cambia totalmente approccio e diventa stranamente più docile. Dopo più di un ora la signora termina, è stremata, non si regge in piedi, chiede continuamente perché deve essere sottoposta a questo ed io non so come giustificarlo, visto che la sto accompagnando, l’avvocato cerca di sostenerla moralmente ma lei è distrutta. Parlo con il CTP della signora che mi confida che sia il CTP che il CTU si conoscono e secondo lui hanno già deciso. A questo punto, su richiesta della signora e del suo avvocato oltre che gli amici di famiglia viene ingaggiato un investigatore privato. Molto velocemente informa la signora che il CTU ed il CTP della controparte si conoscono benissimo, hanno sempre lavorato insieme ed hanno sempre eseguito perizie anche per la stessa persona coordinandosi. Questo punto è molto importante, perché un consulente del tribunale dovrebbe avvisare il giudice di conoscere un consulente di parte, per ovvie ragioni di imparzialità.
insieme agli avvocati leggiamo la perizia e viene confermata come persona non in grado di amministrarsi, le motivazioni sono inverosimili, scrive molte falsità che verranno poi dimostrate. A quel punto, come persona informata dei fatti scrivo una pec all’ordine dei medici per informarli di quanto sta accadendo, rispondono chiedendo di inviarla al tribunale dove è iscritto il CTU, nonostante il medico fosse iscritto all’albo. Da qui senza timori procedo con le prove e scrivo al Tribunale che non ha mai risposto nonostante abbia inviato ben tre PEC. La signora ormai amministrata (come amministratore viene scelta un’amica del giudice, scoperta sempre con l’investigatore privato), nonostante l’amministratrice assegnata sia una brava persona e cerca di accontentarla, la limita economicamente, gli da solo 1/3 di quanto spendeva prima, i nipoti tramite richiesta dell’avvocato chiedono di metterla in una struttura e di limitare le spese, fortunatamente grazie al documento precedentemente notarizzato, il giudice comunque fu comprensivo, e la richiesta non venne accettata. La signora è sempre comunque molto scontenta, nonostante cercammo di portarla in vacanza con noi, a casa mia in montagna…. Si sentiva privata della sua libertà, non poteva più scegliere chi chiamare per pulire la grondaia, chi chiamare per far cambiare la caldaia, fare spese e regali che normalmente tutti gli anni faceva e riceveva ai compleanni (gli amici di lunga data gli inviavano bonifici di € 1.000 per il suo compleanno per intenderci).
La signora A. sempre in buona salute, si ammalò improvvisamente per un calcolo alla colecisti. Il calcolo doveva essere operato, ma i medici seguiti dall’amministratrice dissero che vista l’età bastava dargli degli anti-infiammatori, io a mie spese feci venire un altro medico che invece disse che andava subito operata, pregai l’amministratrice di farlo, me lo impedì, disse che ormai era anziana, anzi doveva molto probabilmente vendere la sua casa viste le spese che stava sostenendo. Era il periodo del Covid, la chiusero in ospedale per la maggior parte del tempo, la chiamavamo, era in stato incosciente sempre sotto tranquillanti, fu struggente, terrificante. La signora venne mandata a casa quando ormai nulla era possibile e per farla morire a casa. Fu un omicidio di stato, il fatto stesso di non operare perché una persona è anziana e che quindi non conviene è spaventoso, nonostante ne avesse capacità economica e psicologica.

Incredibile pensare come una persona che un anno prima era in buona salute, che si godeva la sua vita, i suoi amici, il suo cane, ad un certo punto venga messa in prigione, che sia una RSA oppure nella sua casa senza soldi, da parte di persone estranee è inconcepibile, Io l’ho vissuta da vicino, ho ancora filmati, nomi e cognomi di tutti gli attori e pensare che questo un giorno può accadere a me, ai miei genitori, ma anche allo stesso giudice, all’amministratore di sostegno ad i nipoti, mette paura, la legge va modificata immediatamente. Per quanto mi riguarda, seppur relativamente giovane, sto provvedendo a diversificare i miei beni in altri stati, sto cercando di ottenere una cittadinanza diversa da quella Italiana per essere tutelato all’estero. Dovremmo farlo tutti noi.

Volevo fare un esposto, con nomi cognomi, le registrazioni, le immagini che mi ha dato la signora dell’investigatore privato, mi è stato sconsigliato, mi hanno detto che questo è un sistema ben congegnato, e che verrei minacciato ed indagato dalla procura. Questa è una macchina infallibile dove tutti gli attori ci guadagnano, CTP, CTU, Avvocati, Amministratori di sostegno che a loro volta chiamano ditte “amiche”. Giustificano anche il lavoro del giudice tutelare che ha migliaia di queste cause dove magicamente persone capaci di intendere e volere ad un certo punto non lo sono più.

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