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Infrangere i tabù e rivendicare i propri diritti
Oggigiorno parlare delle proprie esperienze in ambito psichiatrico è un tabù.
Spesso i tabù hanno una funzione e una di queste può essere quella di sopprimere le voci che turbano una determinata struttura sociale. Sebbene nessuno possa definire cosa significhi norma o “normale”, è chiaro che alcuni individui o gruppi vengono definiti “folli” o “pazzi” o con altre espressioni negative. In caso di allucinazioni e comportamenti non conformi alla norma, alcune persone hanno il potere di rinchiudere il “pazzo” in un reparto psichiatrico. Spesso le persone etichettate come “pazze” vengono curate contro la loro volontà, costrette ad assumere farmaci o sistematicamente convinte che questo sia l’unico modo per reintegrarsi nella società. I cosiddetti “pazienti” sono privati della libertà, del libero arbitrio e di molti altri diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con Disabilitò (CRPD). La Convenzione viene applicata anche alle persone con disabilità psicosociale. Nonostante i diritti continuino ad essere violati, la psichiatria esiste ancora nel senso più convenzionale del termine.
Il progetto “Unsilence-Your-Voice” intende parlare di queste esperienze, a volte terribili. È un’occasione per esprimere artisticamente i propri sentimenti, i ricordi e le ferite causate dal “trattamento” psichiatrico.
I partecipanti al progetto hanno la possibilità di creare un’opera d’arte per esprimere e, allo stesso tempo far emergere, queste esperienze. Sebbene il progetto non si limiti alle espressioni artistiche, ne rappresenta la prima parte. L’arte è intesa in senso molto ampio. I partecipanti possono disegnare, dipingere, comporre, scrivere, cantare, scolpire, ballare, ecc. L’arte funziona come un mediatore: Non è l’oggetto del progetto, ma veicola le esperienze dei partecipanti a livello emotivo. Spesso, queste forme di espressione raggiungono un livello più immediato rispetto all’impatto di una relazione o di un articolo scientifico.
La seconda fase del progetto consiste nel trovare una relazione con la CRPD delle Nazioni Unite. Ciò significa che attraverso l’arte, o attraverso una descrizione aggiuntiva dell’opera d’arte, diventa chiaro quali diritti sono stati maggiormente violati attraverso il cosiddetto “trattamento” nei reparti psichiatrici.
Un esempio è una poesia che ho scritto e che riassume le mie esperienze in psichiatria. In un testo aggiuntivo, elaboro le violazioni dei miei diritti secondo la CRPD delle Nazioni Unite. Mostro stralci della poesia e li metto in relazione con alcuni articoli della Convenzione. Un esempio è l’articolo 15 che vieta i trattamenti o le pene inumane e degradanti.
Questo diritto è stato violato quando sono stata “lasciata nella doccia, nuda e bagnata”, sebbene non potessi muovermi o utilizzare il mio corpo come ero abituata a fare a causa del pesante effetto dei farmaci.
Avrei avuto bisogno di aiuto.
Il progetto “Unsilence-Your-Voice” vuole rompere il silenzio di coloro che hanno subito ingiustizie e coercizioni in contesti psichiatrici. La riappropriazione della propria voce avviene sia attraverso espressioni artistiche che a livello giuridico, facendo riferimento alla CRPD delle Nazioni Unite.
Annemarie Arnold
Il progetto è stato avviato da circa due mesi in collaborazione con la rete ENUSP, la rete europea degli utenti, ex utenti e sopravvissuti alla psichiatria https://enusp.org/
E’ prevista la pubblicazione di una e-zine (rivista in formato elettronico)
Annemarie Arnold, promotrice del progetto, è membro individuale di ENUSP, di cui fa parte anche l’associazione ‘Diritti alla Follia’
Via al Progetto ‘Un-silence your voice’: voce ai diretti interessati
“Non silenziare la tua voce”, un’iniziativa rivolta a persone con esperienza psichiatrica
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