Il Ministero della Salute ha pubblicato il “Rapporto Salute Mentale 2023“, che riporta i dati ufficiali sui Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO). Tuttavia, secondo l’Associazione “Diritti alla Follia“, questi numeri risultano fortemente sottostimati a causa delle modalità di rilevazione adottate.
Inoltre, dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una persona privata della propria libertà senza adeguate garanzie.
L’Associazione “Diritti alla Follia” denuncia una grave mancanza di trasparenza nel conteggio dei TSO, dovuta all’uso delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), che non rilevano i TSO effettuati durante la degenza o quelli extraospedalieri. Di conseguenza, il numero reale delle persone sottoposte a TSO potrebbe essere molto più alto di quello ufficialmente dichiarato.
Il metodo adottato dal Ministero della Salute presenta evidenti criticità:
- Registra solo i TSO che coincidono con la dimissione del paziente, escludendo quelli avvenuti durante la degenza.
- Non considera i TSO extraospedalieri, che quindi rimangono invisibili.
- Non fornisce dati chiari sulle conversioni tra TSO e Trattamenti Sanitari Volontari (TSV).
Al di là dei numeri, il TSO rappresenta un’esperienza profondamente traumatica, spesso segnata da isolamento, contenzione e somministrazione forzata di farmaci. Chi vi è sottoposto non ha la possibilità di opporsi né di far sentire la propria voce.
Inoltre, la normativa attuale presenta gravi lacune:
- Assenza di una partecipazione effettiva della persona al procedimento;
- Mancata notifica del provvedimento di TSO alla persona e al suo rappresentante legale;
- Controllo giurisdizionale limitato e spesso puramente formale;
- Persistente utilizzo della contenzione meccanica e farmacologica;
- Carenza di supervisione e monitoraggio indipendente.
Per questo motivo, “Diritti alla Follia” promuove una riforma del TSO che garantisca maggiore trasparenza, tutela procedurale e supervisione esterna, nel rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali dell’Italia.
La proposta di riforma dell’Associazione si basa su principi sanciti da organismi internazionali quali il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD), il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT), il Sottocomitato per la Prevenzione della Tortura (SPT) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Essa integra anche i rilievi della giurisprudenza nazionale, in particolare l’ordinanza n. 24124 del 09 settembre 2024 della Corte di Cassazione.
Le direttrici fondamentali della riforma sono:
- Centralità del consenso informato: ogni intervento sanitario deve rispettare la volontà della persona, salvo casi di eccezionale necessità.
- Supervisione indipendente: strumenti di controllo esterni per prevenire abusi e garantire trasparenza.
- Partecipazione attiva: la persona coinvolta deve poter esercitare un ruolo nel procedimento, con adeguate garanzie procedurali.
“Diritti alla Follia” ha più volte chiesto chiarimenti al Ministero della Salute e alla Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica (SISM), senza ottenere alcuna risposta. Alla luce dell’opacità del sistema, abbiamo rivolto al Ministero alcune domande fondamentali:
- Quanti TSO vengono realmente eseguiti durante la degenza, ma non compaiono nelle SDO?
- Quanti pazienti inizialmente volontari vengono trasformati in TSO e viceversa?
- Perché i TSO extraospedalieri non sono conteggiati in maniera sistematica?
- È possibile ottenere il dato disaggregato di questi TSO?
- Quanti TSV vengono autorizzati da amministratori di sostegno, curatori o tutori?
Nonostante ripetuti solleciti, il Ministero continua a non rispondere.
Il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha già espresso preoccupazione per la mancanza di dati sui trattamenti sanitari imposti senza consenso libero e informato. Il problema, quindi, non riguarda solo l’Italia, ma ha rilevanza internazionale.
Se il Ministero stesso riconosce che le SDO non sono uno strumento adeguato per contare i TSO, perché continua a usarle? Perché non si adottano metodi più precisi? Perché non si vogliono rendere pubblici dati più dettagliati?
Una raccolta dati più trasparente e accurata non sarebbe solo un esercizio statistico, ma uno strumento essenziale per comprendere la reale entità della coercizione psichiatrica in Italia e valutare se il sistema attuale sia davvero rispettoso dei diritti umani.
Chiediamo al Ministero della Salute di adottare misure immediate per:
- Contare tutti i TSO, inclusi quelli extraospedalieri;
- Pubblicare dati reali e non cifre filtrate da sistemi inadeguati;
- Garantire maggiore attenzione ai diritti delle persone sottoposte a trattamenti psichiatrici forzati
Firma la proposta di riforma online!
La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti (Nelson Mandela)
FONTI:
- Ministero della Salute – Ex DGSISS – Ufficio di statistica “Rapporto sulla salute mentale. Anno 2023” https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3288_allegato.pdf
- Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, Osservazioni Conclusive al primo Rapporto dell’Italia, punto 63, 2016 https://www.osservatoriodisabilita.gov.it/media/1355/osservazioni-conclusive-al-primo-rapporto-dell-italia.docx
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