Oggi, 3 Novembre, la seconda sezione penale della Corte di Appello di Firenze, ha assolto Jeanette Fraga dalla condanna per “sequestro di persona”, a carico della figlia Yaska, inflitta dal Tribunale di Firenze (dott.ssa Cannata’).
L’avv. Michele Capano, difensore di Jeanette Fraga, ha dichiarato: “cade oggi, con la quarta assoluzione di Jeanette Fraga – dopo quelle che avevano riguardato le accuse di maltrattamenti, concorso in violenza sessuale e disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone – l’intero castello di accuse che era stato costruito, da sette anni a questa parte, nell’ambito di una inaudita violenza istituzionale diretta a scoraggiare Jeanette Fraga dall’occuparsi della figlia, dal continuare a pretendere che la figlia non venga dimenticata in una delle centinaia di discariche manicomiali che l’ Italia “basagliana” ha creato, ma possa accedere – nonostante la disabilità connessa ad una diagnosi di schizofrenia – ad una vita dignitosa. La ricostruzione secondo cui la madre di Yaska si sarebbe resa responsabile di condotte integranti reati ha consentito, in questi sette anni, di interdire Yaska, di attribuire alla ragazza una tutrice esterna alla famiglia (famiglia di “cattivi”), quindi di rinchiuderla in strutture privandola di ogni libertà di comunicazione, di circolazione, di coltivare gli affetti familiari. È ora che a questa situazione sia posto rimedio, ed è quello che ora chiederemo al Giudice tutelare”.
L’ Associazione Radicale “Diritti alla Follia” è stata presente con il consueto “presidio” dinanzi al Tribunale di Firenze, per difendere i diritti fondamentali di Yaska e di Jeanette. Cristina Paderi, segretaria dell’associazione, ha dichiarato: “siamo sempre stati al fianco di Jeanette perché la sua innocenza, oggi sancita dai Giudici fiorentini che cestinano accuse infondate, ci è subito apparsa chiara. Saremo il 10 novembre davanti ad un altro Tribunale, quello di Cagliari, a sostenere le ragioni di un altro “imputato” (l’editore Gigi Monello, accusato di maltrattamenti ai danni della madre) di questo sistema teso ad evitare “disturbi” a Giudici tutelari ed amministratori di sostegno/tutori, teso a criminalizzare i familiari che “rompano le scatole” difendendo diritti e prerogative di familiari “sequestrati”. Siamo in presenza di un “protocollo” collaudato: il familiare che non si “arrende” con gli inviti bonari, viene criminalizzato e processato se pretende che “il fragile” debba e possa vivere, non arrendendosi a “sopravvivenze” vegetali nei tanti cronicari delle strutture pubbliche, o private, o in case dove a nessuno è consentito di entrare (familiari e/o amici) o di uscire (il disabile). Ora, con l’assoluzione di Jeanette, chiediamo che sia Yaska ad essere “liberata”: dalla tutrice esterna, dalla segregazione, dalle mille restrizioni che la inchiodano, oggi, ad una condizione di enorme sofferenza. Al nostro Congresso, in programma a Cagliari dal 10 al 13 novembre, presenteremo la nostra proposta di legge per abolire l’interdizione e riformare profondamente l’istituto dell’ amministrazione di sostegno. Non può essere consentito “impadronirsi” dei (cosiddetti) “fragili”, bensì occorrono strumenti per supportarli nel processo decisionale autonomo, senza scorciatoie coercitive e tentazioni manicomiali.
Al presidio, oltre a familiari ed amici di Jeanette e Yaska, erano presenti Bruna Bellotti, dell’ associazione “Diritti senza Barriere”, Alberto Brugnettini e Maria Gainuta del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, Simona Lancioni, di “Informare Un’H”, Maria Rosaria D’Oronzo, del Centro Relazioni Umane.
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