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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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CRPD

Novità dalle Reti amiche internazionali: ENUSP e lo Shadow Report sulla CRPD

Diritti alla Follia · 19/09/2022 · Lascia un commento

L’associazione “Diritti alla Follia” in qualità di membro dell’ENUSP  (European Network of (Ex-)Users and Survivors of Psychiatry) parteciperà con un suo contributo all’elaborazione del Rapporto Ombra (Shadow Report) sull’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle persone con Disabilità (CRPD) da parte dell’Unione Europea.

L’Italia, Stato parte CRPD che quest’anno avrebbe dovuto presentare un rapporto sullo stato dell’arte riguardo all’applicazione della Convenzione secondo la cosiddetta “procedura semplificata”, non ha neanche inviato la “Lista di Domande” (List of issues) preliminari al rapporto stesso, la cui adozione da parte del Comitato CRPD, prevista per aprile 2022, è stata rinviata a data da destinarsi.

“Diritti alla Follia”  parteciperà agli incontri tematici previsti ed organizzati dall’ENUSP  dedicati a diversi argomenti connessi alla CRPD.

Il  primo incontro, previsto ad ottobre, sarà dedicato al tema della coercizione in generale (articolo 14 della CRPD e correlati), ad una discussione più approfondita sullo stesso tema nei Paesi associati a  ENUSP e sul ruolo dell’UE.

L’ENUSP è interessata a conoscere le nostre esperienze e a ricevere dati, statistiche, testimonianze, casi giudiziari, articoli dei media, violazioni, casi estremi, ecc.

Non ci tireremo di certo indietro.

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LA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA’ CIVILE ALL’ESAME DELL’ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’(CRPD)

Diritti alla Follia · 05/04/2022 · Lascia un commento

Poiché il Comitato per i diritti delle persone con disabilità e la Convenzione hanno reso possibile la partecipazione della società civile alle varie fasi dell’esame dell’attuazione della convenzione, è importante che le Organizzazioni ne conoscano i meccanismi e sappiano come utilizzarli.

L’Italia invierà a breve il suo secondo rapporto sull’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) al Comitato che si occupa della sua attuazione.

L’associazione Diritti alla Follia ha elaborato una serie di  domande che verrà resa pubblica a breve (cosiddetta List of issues) e che sarà inviata al Comitato quale espressione del coinvolgimento in questo processo,  Questa è una occasione preziosa che permette di influenzare direttamente l’attuazione della Convenzione e di evidenziare questioni che altrimenti potrebbero essere trascurate.

Ci sono quattro fasi in cui è possibile partecipare: la fase di reporting, la lista delle domande, il dialogo e le osservazioni conclusive.

I rapporti delle ONG sono molto apprezzati dal Comitato, sono chiamati rapporti “alternativi” o “ombra”. Uno dei modi migliori per contribuire a un processo di revisione è quello di presentare il proprio rapporto “alternativo” al Comitato.

Questi rapporti possono fornire al Comitato informazioni vitali per la revisione e rappresentano una narrazione diversa da quella fornita dallo Stato.

COME INFLUENZARE LE DOMANDE DEL COMITATO ALLO STATO PARTE

Il Comitato preposto al monitoraggio dell’applicazione della Convenzione pone allo Stato Parte una serie di domande finalizzate a chiarire o completare le informazioni fornite nel rapporto governativo  o per chiedere allo Stato parte di aggiornare il Comitato su qualsiasi cambiamento recente avvenuto dopo la presentazione del suo rapporto.

 La lista delle domande viene inviata allo Stato parte prima dell’esame del rapporto in sessione plenaria e lo Stato parte è invitato a rispondere per iscritto a queste domande con largo anticipo rispetto alla sessione di revisione. 

L’obiettivo è quello di ottenere il maggior numero di informazioni e chiarimenti per integrare il rapporto dello Stato parte e per garantire che il dialogo interattivo tra lo Stato parte e il Comitato sia il più costruttivo e ben informato possibile.

LE PROPOSTE DELLA RETE ENUSP

Proposte della ENUSP (Rete Europea di (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria) riguardo all’elenco delle priorità relative  al rapporto sull’attuazione da parte dell’Unione Europea della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD).

Il documento ha lo scopo di fornire informazioni supplementari al Comitato sull’attuazione della CRPD nell’Unione Europea, in modo che  esse vengano prese in considerazione nella compilazione dell’elenco delle questioni preliminari al rapporto per l’Unione Europea.

La Rete Europea degli (ex) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (ENUSP) è l’organizzazione di riferimento, indipendente e rappresentativa degli utenti dei servizi di salute mentale e dei sopravvissuti alla psichiatria a livello europeo. I membri dell’ ENUSP sono organizzazioni regionali, nazionali e locali e singole persone, con sede in Europa. Fin dalla sua fondazione nel 1991, l’ ENUSP ha condotto una campagna in favore dei diritti umani e della dignità degli utenti dei servizi di salute mentale e dei sopravvissuti alla psichiatria e per l’abolizione di tutte le leggi e le pratiche che ci discriminano. L’ENUSP è attualmente consulente della Commissione Europea, dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’ENUSP è membro del Forum Europeo della Disabilità (EDF) e del Forum Europeo dei Pazienti (EPF) e fa parte della Rete Mondiale di Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (WNUSP).

Il documento evidenzia le questioni chiave che saranno sollevate più approfonditamente nel prossimo rapporto parallelo dell’ ENUSP sull’attuazione della CRPD nell’UE, atteso prima della prossima sessione del Comitato CRPD nel 2022.

Presentazione delle priorità

Sebbene la ratifica della CRPD debba portare alla promozione dei diritti delle persone con disabilità psicosociali, e nonostante il fatto che l’UE possa intraprendere una serie di azioni per porre rimedio alle violazioni dei diritti umani delle persone con disabilità psicosociali in seno all’UE, l’UE non ha intrapreso azioni su questi temi.

La Rete Europea degli (ex) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (ENUSP) è fortemente preoccupata per la situazione delle persone con disabilità psicosociali in Europa. L’ENUSP sollecita l’UE ad agire per includere i diritti delle persone con disabilità psicosociali nella propria agenda dei diritti umani e a porre rimedio alle diffuse violazioni dei diritti umani contro le persone con disabilità psicosociali nell’UE.

L’UE sembra non opporre resistenza alle violazioni della CRPD  per quanto riguarda le persone con disabilità psicosociali. Finora, nessuno degli Stati europei firmatari della CRPD ha abolito completamente il ricorso alla sostituzione nel processo decisionale e gli interventi psichiatrici forzati, anche se l’Irlanda e la Spagna hanno fatto degli sforzi per farlo. Invece, la maggior parte dei paesi europei mantiene leggi, o crea nuove leggi che autorizzano queste pratiche, e quindi agiscono in contrasto con i loro obblighi come Stati che hanno ratificato la CRPD. Finora, l’Unione Europea non ha  mostrato alcuna forma di opposizione alle riforme legislative degli Stati membri che sono contrarie alla CRPD e non intraprende alcuna azione contro le leggi nazionali e internazionali discriminatorie promulgate nei suoi Stati membri che permettono la privazione della capacità giuridica sulla base della disabilità psicosociale.

In modo analogo, un altro punto di preoccupazione è il diritto alla libertà e il diritto ad una vita libera da torture e maltrattamenti. Nessuno degli Stati europei aderenti alla Convenzione ha ripristinato il diritto alla libertà delle persone con disabilità psicosociali su base di uguaglianza con gli altri. E nessuno degli Stati parti europei ha vietato i trattamenti psichiatrici forzati. L’istituzionalizzazione forzata e i trattamenti forzati delle persone con disabilità psicosociali sono autorizzati nelle normative di tutti i paesi europei, e infatti questa pratica è anche legata a varie direttive vincolanti del Consiglio d’Europa, come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, articolo 5.1.e, e la Convenzione di Oviedo, così come il protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo, che vanno contro la CRPD, autorizzando la detenzione per motivi legati alla salute mentale e ai trattamenti psichiatrici non consensuali. Anche se il Consiglio d’Europa non fa parte dell’UE, la situazione dei diritti delle persone con disabilità psicosociali all’interno dell’UE è comunque profondamente influenzata dai trattati e dalle norme del Consiglio d’Europa che si applicano in tutta Europa, anche negli Stati membri dell’UE e alla Corte europea dei diritti umani.

Tale legislazione internazionale e nazionale, discriminatoria in tutti gli stati membri dell’UE, non solo supporta pratiche lesive contro le persone con disabilità psicosociali, ma pone anche barriere insormontabili all’effettivo accesso alla giustizia per le persone con disabilità psicosociali che sono anche state danneggiate, maltrattate, torturate o addirittura uccise da interventi psichiatrici forzati, e i responsabili sono solitamente impuniti, poiché tali violazioni sono considerate legittime in base a questi standard obsoleti – anche in caso di morte della persona. Ancora una volta, l’UE non mostra alcuna forma di opposizione a queste leggi nazionali e internazionali discriminatorie che permettono la privazione della libertà , tortura e maltrattamenti in ragione della disabilità psicosociale.

Gli Stati membri dell’UE devono affrontare degli obblighi in conflitto tra l’attuazione della Convenzione ONU CRPD da un lato, e dall’altro, gli standard ancora esistenti contenuti in diverse convenzioni vincolanti del Consiglio d’Europa e la corrispondente giurisprudenza dei meccanismi indipendenti (non UE).

Le chiare raccomandazioni date dal Comitato CRPD attraverso le Osservazioni Conclusive  sull’UE e le Linee Guida sull’Articolo 14 che sono state pubblicate nel settembre 2015 non sono state accompagnate da azioni specifiche da parte dell’UE per migliorare la situazione di milioni di persone con disabilità psicosociali private della loro libertà nell’UE.

 Qui di seguito il testo integrale del documento dell’ENUSP

https://tbinternet.ohchr.org/_layouts/15/treatybodyexternal/Download.aspx?symbolno=INT%2fCRPD%2fICS%2fEUR%2f48016&Lang=en

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La Francia sotto i riflettori

Diritti alla Follia · 22/03/2022 · Lascia un commento

dell’associazione Advocacy-France, associazione di (ex)utenti della salute mentale

In occasione dell’esame da parte del Comitato CRPD delle Nazioni Unite del rapporto governativo francese, ad Agosto 2021 l’associazione Advocacy-France ha inviato al Comitato il suo contributo critico , cosiddetto rapporto-ombra o rapporto alternativo.

Advocacy-FranceDownload

Qui di seguito la traduzione di un estratto del rapporto.

Advocacy-France, fondata nel 1997, è un’organizzazione nazionale francese senza scopo di lucro di (ex)utenti della salute mentale.
Il direttivo è composto per gran parte da (ex)utenti dei servizi, familiari e amici, professionisti e volontari non utenti rappresentano una minoranza.
Gli obiettivi sono: promuovere e diffondere il concetto e le pratiche di “advocacy” in Francia adattandole alla cultura e alla situazione specifica francese; agire per fornire accesso a ricorsi e rimedi affinché la voce e le richieste degli utenti siano ascoltate, per il rispetto e la dignità e i diritti degli utenti dei servizi di salute mentale in ambito medico, giuridico e sociale.

Dal rapporto :

“Raccomandiamo che la Francia metta veramente in atto le azioni necessarie per i regimi di decisione assistita attraverso la promozione e il riconoscimento delle “persone di fiducia”, dei “consulenti e delle persone di sostegno” e delle “Direttive anticipate in psichiatria”, tra le altre misure di sostegno che devono essere rese facilmente accessibili alle persone in difficoltà. In passato, per esempio, l’agenzia di servizi alle famiglie (Caisses d’allocations familiales – CAF) forniva consulenti economici e sociali nei centri socio-culturali (e non nelle strutture di assistenza sociale o medico-sociale) con un’assistenza personalizzata offerta alle famiglie (aiuto nella gestione del budget alimentare e degli assegni sociali).

Questo servizio tradizionale aperto a tutti, era anche un approccio molto meno stigmatizzante, di cui i nostri membri con disabilità hanno potuto beneficiare.

Riempirsi la bocca delle parole “esperti per esperienza” non porterà mai a un vero riconoscimento finché i problemi di rappresentanza e di autonomia delle persone con disabilità non saranno risolti.

La recente decisione di non costituzionalità pronunciata dal Consiglio costituzionale francese il 4 giugno 2021 su una domanda di pronuncia pregiudiziale prioritaria di costituzionalità presentata da un’organizzazione per la difesa dei diritti in psichiatria (Cercle de Réflexion et de Proposition d’Actions sur la psychiatrie – CRPA) afferma che il controllo giurisdizionale sulle misure di contenzione e di isolamento è necessario poiché esse costituiscono una privazione della libertà. Questa decisione porterà ad una nuova riforma legislativa sulla segregazione e la contenzione dei pazienti psichiatrici, ma solo per quanto riguarda il controllo giurisdizionale sistematico necessario per il mantenimento di tali misure secondo termini e condizioni che restano da determinare, e non per prevedere l’eliminazione di queste pratiche come richiesto dal Comitato ONU.

La Francia rifiuta di capire che le misure di privazione della capacità giuridica, della libertà, dell’isolamento e della contenzione si basano su pratiche discriminatorie basate sulla nozione di carenze reali o percepite e sulla negazione della volontà e delle preferenze delle persone che sono considerate incapaci di acconsentire o di prendere decisioni a causa della loro “condizione” giudicata dagli psichiatri (art. L.3211-2 del Codice della Salute Pubblica).
Questo costituisce anche un rifiuto di riconoscere la disabilità in favore di un approccio biomedico. Di conseguenza, il rispetto della dignità della persona, l’informazione fornita, la presa in considerazione della volontà e delle preferenze della persona e la reintegrazione nella comunità sono quasi impossibili, come possiamo vedere lavorando sul campo.
 
Le procedure di appello e di ricorso non sono sufficientemente accessibili. Le “Commissioni dipartimentali dei servizi di assistenza psichiatrica” (CDSP) citati dalla Francia non hanno i mezzi per svolgere le loro missioni di controllo e valutazione. Ancora più grave, dalla legge 2019-222 (articoli 102 e 109) per la programmazione 2018-2022 e la riforma della giustizia, i magistrati che siedono nel CDSP non sono più rimpiazzati alla fine del loro mandato.
Diverse associazioni hanno protestato perché la mancanza di magistrati è in totale contraddizione con gli orientamenti dati attraverso la “road map della salute mentale e della psichiatria” del 28 giugno 2018 che viene propagandata. Si tratta di una grave battuta d’arresto per la protezione delle libertà individuali e dei diritti fondamentali nelle istituzioni psichiatriche.

La giudiziarizzazione del ricovero e del trattamento non volontario con l’intervento di un giudice delle Libertà e la detenzione per il riesame entro 12 giorni dalla detenzione e dal trattamento della persona non costituisce un vero e proprio rimedio. Con l’effetto di potenti trattamenti farmacologici, le persone hanno grandi difficoltà a difendersi, e i giudici si allineano semplicemente all’opinione dello psichiatra, tenendo conto solo della validità della procedura.
Inoltre, il moltiplicarsi di leggi contraddittorie lascia i tribunali con dilemmi irrisolti .

L’ipocrisia legata alla decisione del Consiglio di Stato secondo cui i trattamenti ambulatoriali forzati (“programmes de soins”) non possono essere soggetti a coercizione – o attuati con la forza fisica – il che significherebbe che sarebbero quindi “liberamente acconsentiti” dalla persona. Tuttavia, in caso di rifiuto, la persona vedrà ripartire nei suoi confronti tutta la procedura di ricovero forzato a tempo pieno.

Raccomandiamo anche che il Comitato chieda alla Francia di mettere in atto un’ampia gamma di servizi che rispondano alle richieste delle persone con disabilità psicosociali, che rispettino la loro autonomia, le loro scelte e la loro dignità, compreso il sostegno tra pari e altre alternative al modello biomedico di salute mentale che è estremamente prevalente in Francia.
Questi servizi devono essere finanziati per un’esistenza sostenibile e integrati in tutto il paese, non implementati come progetti una tantum.
Devono essere liberamente acconsentiti e progettati, gestiti e valutati con la stretta collaborazione e il coinvolgimento di tutte le associazioni che rappresentano le persone con disabilità psicosociali, tra cui:

  • centri di accoglienza di emergenza e di crisi,
  • case di accoglienza (non limitate ai senzatetto), come la Soteria,
  • la formazione basata sul recupero e sui diritti umani in linea con le recenti linee guida dell’OMS per servizi di salute mentale centrati sulla persona e basati sui diritti umani,
  • l’effettiva implementazione del programma OMS Quality Rights che è poco conosciuto nel nostro paese e scarsamente finanziato,
  • Collegi di recovery come il COFOR (Centre de Formation au Rétablissement),
  • Direttive anticipate in psichiatria,
  • Accesso a uno psicologo di propria scelta e a ” terapie di dialogo ” rimborsate dal sistema sanitario pubblico senza dover ricorrere, come è previsto attualmente, a medici generali e psichiatri per un numero limitato di sedute.

Mesi fa il Ministero della Salute ha organizzato un “Summit globale della salute mentale” senza coinvolgerci. Queste ” grandi masse “, come vengono chiamate in Francia, non risolvono mai le questioni e non sono altro che una vetrina.

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ASSOCIAZIONE “DIRITTI ALLA FOLLIA”: PRESIDIO DINANZI AL TRIBUNALE DI FIRENZE il 23 MARZO. UDIENZA PER LA PRESUNTA VIOLENZA SESSUALE A CARICO DI YASKA GHODS: LA STESSA PROCURA CHIEDE L’ASSOLUZIONE PER LA MADRE JEANETTE FRAGA.

Diritti alla Follia · 06/03/2022 · Lascia un commento

Colpo di scena nel processo a carico di Jeanette Fraga, rinviata a giudizio con l’accusa di concorso in violenza sessuale a danno della figlia Yaska Ghods.

All’ indomani dell’ assoluzione perché il fatto non sussiste del fidanzato di Yaska, F.F., che aveva optato per il giudizio abbreviato, arriva la richiesta della Procura di Firenze di un’assoluzione “lampo” per Jeanette Fraga, ancor prima che il processo che la riguarda entri nel vivo.

Già all’ udienza del 23 marzo potrebbe esserci una decisione a riguardo.

L’Avv. Michele Capano, legale di Jeanette Fraga, ha dichiarato: “Questa vicenda, drammatica per i protagonisti, e non ancora conclusa, segna una delle pagine più nere della magistratura italiana. L’accanimento della Procura nei confronti di Jeanette Fraga, rea soprattutto di non arrendersi alla violenza istituzionale perpetrata ai danni della figlia, si è magicamente fermato quando si è profilato il concreto rischio di conseguenze penali a carico del Giudice tutelare dell’ interdetta Yaska Ghods.

Giacché  Jeanette Fraga, sul presupposto che la figlia non sia in grado di autodeterminarsi ad un rapporto sessuale, veniva accusata di avere concorso alla violenza sessuale agevolando rapporti intimi “impropri”, abbiamo denunciato alla Procura di Genova il Giudice tutelare e lo stesso PM (altresì chiedendo che il processo venisse per connessione celebrato per tutti a Genova), chiarendo che  era stato informato dei rapporti intimi di Yaska, e non aveva avuto nulla da obiettare, pur essendo investito di ogni potere di intervento sulla vita dell’ interdetta (avendo cioè una posizione di garanzia).

Solo a questo punto, per salvare “uno di loro”(e anzi più di uno) , cioè un magistrato, le procure di Firenze  e Genova hanno cominciato a fare marcia indietro.

Arriva l’assoluzione di F.F., fidanzato di Yaska, (nell’ ambito di un giudizio abbreviato  in cui viene interrogato senza che la Procura gli faccia una domanda! Mai vista una cosa del genere!), ed arriva da Genova poi, a stretto giro,  la richiesta di archiviazione per il Giudice  motivata (guarda un po’) con l’assoluzione di F. (quindi con l’insussistenza di “violenza sessuale”).

A seguito, dunque , la richiesta di assoluzione della Procura di Firenze per Jeanette Fraga (dunque il PM, con insolita mitezza, invece di fare appello avverso

 l’assoluzione di F. sceglie di “chiudere”).

Naturalmente occorrerà attendere le scelte del Tribunale, ma  quello che è accaduto è una (consueta) vergogna. In molti devono delle scuse a Jeanette Fraga; purtroppo nessuno le farà. Le nostre azioni continuano per fare giustizia delle violenze istituzionali di cui Yaska e la sua famiglia sono vittime da anni.

 Medici, magistrati, avvocati. Troveremo un Giudice, prima o poi; certo non a Firenze. Magari a Strasburgo”.

Cristina Paderi, Segretaria dell’ Associazione Radicale “Diritti alla Follia”, ha dichiarato: “Saremo il 23 marzo con il nostro presidio davanti al Tribunale di Firenze, con i nostri militanti ed i familiari ed amici della famiglia di Yaska. Sentiamo che la Procura oggi chiede l’assoluzione per Jeanette Fraga. Ma il male è fatto.

 La relazione tra   Yaska ed il suo fidanzato è stata distrutta: giacché dopo quelle accuse infamanti il ragazzo non si è più fatto vivo con lei (magari per beccarsi un altro processo …), che soffre tutti i giorni per questo e chiede quotidianamente ed inutilmente notizie del fidanzato. Yaska continua a vivere in una condizione di reclusione: negli ultimi tre mesi, ci fanno sapere che sarebbe  uscita per 11 ore dalla struttura che la ospita, ed allo stato le sarebbe impedito il contatto (neanche “protetto”) con i familiari. Questa mostruosità deve cessare, e purtroppo dubitiamo che la città di Firenze, le cui Istituzioni l’hanno prodotta, sia in grado di “tornare indietro”. Nei prossimi giorni invieremo un esposto al Comitato Onu di Ginevra  che si occupa dell’attuazione della Convenzione ONU 2006 sui Diritti delle persone con Disabilità (CRPD), violata in quasi tutti gli articoli nella vicenda che riguarda Yaska e la sua famiglia”.

Siete tutti invitati a partecipare

Associazione Radicale “Diritti alla Follia”

Un presidio per chiedere la fine della segregazione di Yaska

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L’associazione radicale “diritti alla follia” scrive all’osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità

Diritti alla Follia · 07/05/2021 · Lascia un commento

L’associazione Radicale “Diritti alla Follia” scrive una nota:

  • al MINISTRO PER LA DISABILITA‘;
  • all’ OSSERVATORIO NAZIONALE SULLA CONDIZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ
  • al COMITATO ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA

con lo scopo di segnalare talune criticità nell’organizzazione e nello svolgimento dei lavori dell’Osservatorio.

In particolare si constata la mancanza di attenzione riguardo alle seguenti raccomandazioni che nel 2016 il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rivolgeva all’Italia:

Raccomandazione n. 28 Il Comitato raccomanda di abrogare tutte le leggi che permettono la sostituzione nella presa di decisioni da parte dei tutori legali, compreso il meccanismo dell’amministratore di sostegno, e di emanare a attuare provvedimenti per il sostegno alla presa di decisioni , compresa la formazione dei professionisti che operano nei sistemi giudiziario, sanitaria e sociale.

Raccomandazione n. 34 Il Comitato raccomanda la riforma delle normative e delle politiche che vietino la detenzione, compresi il ricovero coatto in ospedale e/o il trattamento sanitario obbligatorio, in base alla disabilità come descritto sopra, armonizzando così le leggi e le politiche con la dichiarazione del Comitato sull’articolo 14 della CRPD (Libertà e sicurezza della persona).

Raccomandazione n. 36 Il Comitato raccomanda l’abrogazione delle leggi di diritto penale che consentono di dichiarare le persone con disabilità intellettiva o psicosociale inadatte a ricorrere in giudizio, concedendo la piena applicazione delle regole di un giusto processo. Allo stesso modo, le misure di sicurezza non devono implicare una privazione indefinita della libertà senza una prova di colpevolezza.

Osservatorio-nazionale-CRPD-nota-1Download
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