L’assemblea dell’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’, riunita da venerdì 1° a domenica 3 dicembre 2023 – con partecipazione in modalità telematica ed in presenza – in Via delle Coppelle n. 35 a Roma, presso l’Istituto Luigi Sturzo, per il VI Congresso, udite:
– la relazione del presidente Michele Capano, tesa a denunciare, ad oltre quarant’anni dalla cosiddetta “chiusura dei manicomi”, la perdurante condizione di segregazione in cui vivono decine di migliaia di cittadini e cittadine, ed attuata attraverso gli istituti del trattamento sanitario obbligatorio, dell’interdizione, dell’inabilitazione, dell’amministrazione di sostegno, delle misure di sicurezza per i non imputabili (ed in particolare della libertà vigilata);
– la relazione della tesoriera Susanna Brunelli, diretta ad evidenziare come l’ulteriore portato di questa cultura della segregazione sia rappresentato dalla sistematica esclusione degli utenti, dei “diretti interessati”, sia dai consessi dove vengano elaborate le politiche in materia di cosiddetta “salute mentale”, sia dalla possibilità di dare un contributo al concreto funzionamento dei servizi di salute mentale (“esperti per esperienza”);
– la relazione della segretaria Cristina Paderi, che ha illustrato la proposta di riforma dell’associazione in tema di Trattamento Sanitario Obbligatorio, evidenziandone le connessioni con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e la Convenzione Europea contro la tortura: tanto che la disciplina italiana della legge 833/1978 viene giudicata incompatibile con i dettami dei due documenti dal Comitato ONU CRPD e dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura;
– la relazione di Andrea Michelazzi, membro del Direttivo, che dopo aver sintetizzato l’evoluzione storica dell’alleanza tra il sistema giuridico e quello sanitario che continua a condizionare la pratica psichiatrica e quella della salute mentale, ha evidenzialto come questa contraddizione si espliciti nelle prospettive più proibizioniste o più antiproibizioniste all’interno di queste pratiche, che dipende dalla maggiore o minore sensibilità verso la libertà e i diritti delle persone. In questo senso ha sottolineato l’importanza di una prospettiva governamentale che ha definito “Aproibizionista”, una terza via che vada a privare della sua essenza la prospettiva proibizionista senza scadere però nei rischi di quella antiprobizionista, andando nello stesso tempo a recuperare valore sociale;
– la relazione di Maria Rosaria D’Oronzo, membro del Direttivo, che ha messo in luce la passata ed attuale, costante “clandestinizzazione” degli approcci non coercitivi al disagio psicosociale, con riferimento all’esperienza di Giorgio Antonucci e – tra le altre – a quella di Stefania Guerra Lisi, egualmente intervenuta all’assemblea per illustrare i caratteri dell’approccio basato sulla “Globalità dei Linguaggi”. L’occultamento, e talora – come nel caso di Giorgio Antonucci – il tentativo di “criminalizzazione” di tali approcci non coercitivi corrispondano all’autodifesa di un sistema che ha bisogno di rappresentarsi come privo di alternative praticabili;
le approva.
L’Assemblea ringrazia Barbara Pavarotti e Roberta Zanzarelli per la messa a disposizione del docu-film “La prigionia dei vecchi e degli inutili” ed “RSA, privilegio dei bianchi”, proiettati nell’ambito delle discussioni: 1) in tema di amministrazione di sostegno: istituto di cui sono stati per l’ennesima volta illustrati , con testimonianze, i drammatici risvolti concreti, e per cui è stata nuovamente esposta la proposta di riforma di cui l’associazione è portatrice; in tema di RSA: luoghi dove sono condannate alla segregazione forzata decine di migliaia di persone private dei diritti umani fondamentali, a partire – molto spesso – della libertà di comunicare e vedere le persone cui sono legate da rapporti affettivi.
L’assemblea prende atto con soddisfazione:
– dell’avvenuta adesione dell’associazione all’ Agenzia “Mental Health Europe”, con lo scopo di proporre le proprie priorità programmatiche all’agenda di MHE;
– della presenza al Congresso della Presidente ENUSP (Network europeo di associazioni, singoli utenti e sopravvissuti alla psichiatria) Olga Kalina, nel segno della continuità di una collaborazione segnata dall’adesione di ‘Diritti alla Follia’ ad Enusp, e – da ultimo – di un comune lavoro sul “rapporto ombra” al Comitato CRPD sull’attuazione nell’Unione Europea della Convenzione;
– della continuità del rapporto tra l’associazione ed il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT). L’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ è stata individuata, nel Report del 2023 sulla visita del CPT in Italia, nei luoghi di privazione della libertà personale (avvenuta nel 2022), come (unico) “partner’ di riferimento in relazione alle ‘detenzioni sanitarie’;
– dell’avvio del rapporto dell’associazione con il Comitato ONU CRPD, consacrata dalla presenza al Congresso (prima presenza in Italia) di Amalia Gamio, Vicepresidente dello stesso Comitato ONU, e copresidente del gruppo di lavoro che ha prodotto le “Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza” emanate nel 2022 e tradotte in italiano dall’Associazione radicale ‘Diritti alla Follia’;
– della nascita, promossa da ‘Diritti alla Follia’, in adempimento della mozione del Congresso del 2022, della rete ALIBES (Alleanza per la Libertà di scelta e il Bene-Essere psicosociale): un “cartello” di circa venti associazioni che condividono la necessità di superare l’imperante approccio esclusivamente sanitario ed incapacitante al disagio psicosociale, per dare spazio ad un sistema integrato che valorizzi il dialogo ed il supporto sociale, e che hanno avviato un’attività di confronto e lavoro comuni: da proseguire e rafforzare. L’ esclusività e la pervasività dell’apporto farmacologico, all’ opposto hanno raggiunto anche i “Centri di permanenza e rimpatrio” (CPR), e le “Residenze sanitarie assistite” (RSA), oltre che le carceri: tutti luoghi di detenzione in cui è ordinario l’uso della sedazione a scopo di controllo e quale strumento di più agevole gestione dei ristretti.
– dell’avvenuta nomina del Garante della Regione Sardegna per le persone private della libertà personale: a colmare una lacuna istituzionale segnalata da anni dall’Associazione, che ha dedicato iniziative ed impegno finalizzati a sollecitare il Consiglio regionale sardo ad adempiere al proprio dovere istituzionale.
L’Assemblea segnala come i “tavoli”, variamente costituiti presso i ministeri, nei quali i temi oggetto dell’’interesse dell’Associazione si discutono in chiave di riforma, continuano a vedere l’illegale – a lume della CRPD e della legge 18/2009 che ha reso esecutiva la Convenzione in Italia – esclusione di realtà associative che esprimano interessi ed aspirazioni degli utenti della ‘salute mentale’. Stesso dicasi per la recente nuova composizione dell’Osservatorio sulla disabilità, operante presso l’omonimo Ministero per la disabilità. Nessuna associazione di utenti della ‘salute mentale’, ivi compresa l’associazione radicale ‘Diritti alla Follia’, che aveva esplicitamente posto la propria candidatura, è chiamata a far parte dell’Osservatorio: a conferma del grande ritardo dell’Italia nel garantire – come segnalato in apertura di Congresso da Susanna Brunelli – il (dovuto) coinvolgimento dei “diretti interessati” nelle questioni che li riguardano direttamente.
Su questo piano, il Congresso saluta con favore la progressiva, anche se lenta, affermazione della figura del “Peer specialist”, ossia dell’“esperto per esperienza”, cui è stata dedicata una apposita sessione dei lavori: l’ex utente che all’indomani di un percorso di formazione possa essere inserito nell’attività dei servizi di salute mentale per migliorarne l’efficacia di azione e l’attitudine al rispetto dei diritti fondamentali degli utenti. A fronte di una larga e soddisfacente diffusione della figura sul piano internazionale (il dottor Marcello Maviglia ha esposto dati significativi sui benefici e i vantaggi riscontrati nell’ “l’impiego” nei servizi statunitensi, del New Mexico in particolare, la dott.ssa Kirsten Maria Dϋsberg ha parlato della presenza dei “peer supporters” in Europa), in Italia si è appena conclusa la prima edizione italiana del percorso formativo “Ex-in”, con venti “esperti per esperienza” selezionati. L’assemblea sottolinea l’importanza e la possibile vitalità dell’istituto, in grado di rappresentare un significativo passo in avanti anche nel garantire il rispetto dei diritti fondamentali degli utenti, ove la sua implementazione sia accompagnata, oltre che da un adeguato percorso formativo, da uno “status” che lo renda totalmente indipendente, pur all’ interno di un rapporto di fattiva collaborazione, dagli altri operatori dei servizi (ed anzitutto dai medici psichiatri).
L’assemblea, a valle del dibattito tenutosi in Congresso circa la nascita e/o il rafforzamento di reti di utenti, ribadisce in ogni caso che l’associazione radicale ‘Diritti alla Follia’ si propone quale associazione che possa aggregare gli utenti (oltre che i sopravvissuti) dei servizi psichiatrici, nel perseguimento degli obiettivi di riforma statutari, nella diffusione di un’adeguata informazioni sugli effetti collaterali connessi all’assunzione degli psicofarmaci (di cui si è parlato anche in Congresso grazie alla relazione della farmacologa Laura Guerra di Mad in Italy) in modo da promuoverne un uso consapevole, nel favorire la presenza degli utenti sia nelle attività concrete fornite dai servizi (in posizione di responsabilità ed indipendenza), sia negli organismi di elaborazione dei progetti e di valutazione dell’efficacia dei servizi di salute mentale.
Circa tali servizi, l’assemblea registra le valutazioni compiute dal Comitato di prevenzione della tortura (operante nell’ambito del Consiglio d’Europa) in occasione della visita in Italia nel 2022, ed in particolare la segnalazione all’Italia circa la necessità di adottare formalmente la procedura di TSO al cospetto dei trattamenti coercitivi, giacchè – a chiarimento della bontà delle statistiche esistenti a riguardo… – si è rilevato dal CPT che erano incredibilmente registrati in trattamento sanitario volontario anche pazienti che erano sottoposti a contenzione meccanica.
L’assemblea prende atto della condizione di drammatico isolamento delle proprie posizioni nel confronto con l’approccio dei partiti ai temi afferenti la cosiddetta “salute mentale”. Tanto all’indomani della celebrazione di un Congresso nel quale la necessità di attuare una “rivoluzione copernicana” – tesa a mettere al centro dell’organizzazione dei progetti di riforma dei servizi gli utenti, piuttosto che gli operatori e la parte della società che dagli utenti vorrebbe difendersi – è stata posta all’attenzione delle forze politiche, di cui si è registrata l’assente indifferenza, o la chiara distanza (nel caso della proposta Sensi-Serracchiani presentata in questa legislatura dal Partito Democratico), ma anche possibili aperture (nel caso del Movimento 5 Stelle che ha mostrato attenzione alle proposte di ‘Diritti alla Follia’).
In questa situazione, l’assemblea riconosce come le uniche vie percorribili per la realizzazione delle riforme elaborate dall’associazione, siano rappresentate:
1) dal tentativo di aggregare cittadini e cittadine al fine di presentare la/le proposte di riforma (ivi compresa una proposta per la riforma sulle misure di sicurezza per i non imputabili che non si è riusciti a produrre per il VI Congresso e che vedrà la luce nelle prossime settimane) come disegni di legge di iniziativa popolare. A questo scopo, reso solo oggi praticabile dalla recentissima previsione normativa della possibilità di esercitare le forme di partecipazione popolare al processo normativo anche a mezzo “spid”, l’assemblea dà mandato agli organi dirigenti di individuare, a partire dai partner di ALIBES, e senza alcuna preclusione, le alleanze di soggetti politici e/o associativi con i quali, nel 2024, avviare un primo tentativo di raccolta delle 50.000 firme necessarie al deposito in Parlamento della, o delle, proposte;
2) dalla continuità degli esposti, relativi a casi singoli come alla generale situazione italiana, agli organismi sovranazionali in grado di esercitare una funzione di monitoraggio e sollecitazione all’Italia perché allinei la propria legislazione e la propria prassi amministrativa agli standard, in tema di salvaguardia dei diritti fondamentali degli “utenti”, definiti dalla CRPD;
3) dalla pratica di azioni nonviolente tese a contrastare le violenze istituzionali e le segregazioni illegali a danno degli utenti (e di chi prova a difenderne la dignità e la libertà), anche allo scopo di fare breccia nel muro della disinformazione che impedisce la conoscenza ed il dibattito circa il “manicomio all’italiana” che è andato erigendosi nel nostro Paese nel corso dei decenni, e che sempre più l’associazione è chiamata a documentare e disvelare: nei suoi numeri e nelle sue caratteristiche.
La quota associativa, per l’anno 2023/2024, è confermata in € 35,00 (euro trentacinque,00)
Cristina Paderi, Michele Capano, Susanna Brunelli, Maria Rosaria D’Oronzo, Andrea Michelazzi
Simone Nucci dice
Complimenti a tutti per il lavoro che svolge l’associazione. Grazie di esistere