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Diritti alla follia

Associazione impegnata sul fronte della tutela e della promozione dei diritti fondamentali delle persone in ambito psichiatrico e giuridico.

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Articoli

Duplice appello al Ministro della Giustizia Carlo Nordio per il riconoscimento dei “Diritti alla Follia”

Diritti alla Follia · 14/10/2024 · Lascia un commento

L’associazione “Diritti alla Follia” si batte da anni per una riforma profonda dell’attuale sistema dell’amministrazione di sostegno in Italia, una legge che, pur nata con l’intento di tutelare le persone direttamente coinvolte nella procedura, sta causando sofferenze e ingiustizie per molti di coloro che dovrebbero esserne i beneficiari.

Tra le sue voci, c’è quella di Giancarlo De Palo, che nelle scorse settimane ha scritto due lettere aperte al Ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio, per denunciare la propria drammatica esperienza e chiedere un intervento urgente.

Giancarlo è noto soprattutto per la sua attività a favore della sorella Graziella De Palo, giornalista investigativa. Ventiquattrenne, Graziella sparì a Beirut il 2 settembre 1980, insieme al collega Italo Toni. Da allora Giancarlo è impegnato per ottenere la verità sulla vicenda e sul ruolo delle organizzazioni terroristiche, coperte dai nostri Servizi segreti in ossequio al “Lodo Moro”: la magistratura romana, sulla base del materiale da lui raccolto, giunse all’arresto dello 007 italiano, colonnello Stefano Giovannone, mentre tutta la vicenda fu messa a tacere dal Segreto di Stato opposto dall’allora Presidente del consiglio Bettino Craxi.

Giancarlo De Palo ha dedicato e dedica ancora gran parte della propria vita a sensibilizzare l’opinione pubblica e a cercare giustizia per sua sorella.

Nella sua lettera aperta, egli racconta come, dal 15 marzo 2022, sia stato trascinato in un “circuito psichiatrico” senza apparente via d’uscita. Questo percorso ha avuto inizio presso un Centro di Salute Mentale a Roma.

Da quel momento, racconta, è stato costretto al ricovero in una clinica, in cui è stato obbligato a subire, per la prima volta nella sua vita, trattamenti farmacologi invasivi, come il potente neurolettico “Mantena dépôt”, che gli ha subito provocato un netto peggioramento delle condizioni fisiche e psichiche ed una confusione costante tra il sogno e la realtà, andate avanti con gravi malattie e ricoveri prolungati.

Il racconto di Giancarlo è una cronaca di sofferenze, tra patologie debilitanti ed un doloroso allontanamento dal proprio quotidiano, in quanto il suo amministratore di “sostegno”, racconta Giancarlo, decise di affittare il suo appartamento, che si trova sullo stesso pianerottolo di quello nel quale vive sua madre, separandolo da lei.

Questa situazione, gestita dal giudice tutelare e dall’amministratore stesso, si è rivelata un incubo senza fine per Giancarlo, che ora si trova in una casa alloggio vicino Roma, dove è stato portato e depositato “come un pacco postale”.

L’appello di Giancarlo De Palo non si ferma alla sua personale vicenda: egli chiede appunto una riforma radicale della legge sull’amministrazione di sostegno, una legge atipica rispetto a quelle vigenti nelle democrazie liberali avanzate che è stata fortemente messa in discussione fin dall’inizio dall’Associazione “Diritti alla Follia”. Il suo desiderio è che il suo caso serva ad esempio per una discussione legislativa più ampia, che porti ad un cambiamento reale ed equo per tutte le persone coinvolte in queste situazioni.

In una seconda lettera, Giancarlo De Palo denuncia la propria “deportazione” nella struttura in cui si trova attualmente e nella quale risiede con altre persone che condividono la sua stessa situazione, vittime della medesima legge. La richiesta è chiara: la liberazione dalle loro attuali condizioni e un’accelerazione delle pratiche che consenta loro il controllo delle proprie vite.

Come scritto in questo secondo appello, Giancarlo si iscrive contestualmente all’associazione “Diritti alla Follia”, riconoscendo il valore della sua battaglia per i diritti delle persone sottoposte a trattamenti e amministrazioni forzate.

Queste due lettere aperte rappresentano un grido d’aiuto e un’accusa nei confronti di un sistema che, secondo Giancarlo De Palo, non tutela, ma imprigiona.

L’associazione “Diritti alla Follia” continua a sostenere la necessità di una riforma, affinché casi come quello di Giancarlo e di molti altri, possano essere affrontati con rispetto della dignità e dei diritti fondamentali, partendo proprio da coloro che vivono la situazione di Giancarlo.

Visita la pagina della Campagna

https://dirittiallafollia.it/campagna-riforma-amministrazione-sostegno/

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Il TSO sotto esame: La Corte Suprema riconosce le criticità e invita alla riforma

Diritti alla Follia · 29/09/2024 · Lascia un commento

L’ordinanza n. 24124 della Corte Suprema di Cassazione, depositata il 9 settembre 2024, ha sollevato importanti questioni di legittimità costituzionale riguardo al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), previsto dagli articoli 33, 34 e 35 della Legge 833/1978. Questa decisione è stata accolta con favore da diverse associazioni, in particolare l’Associazione “Diritti alla Follia”, che da anni denuncia l’incostituzionalità delle norme attuali.

L’ordinanza è stata emessa in seguito a un caso specifico in cui una donna sottoposta a TSO ha lamentato di non aver ricevuto tempestivamente né il provvedimento del sindaco né la notifica della convalida da parte del giudice tutelare. Questo le ha impedito di presentare opposizione al trattamento entro i termini previsti. La Corte ha evidenziato che l’attuale normativa non garantisce il diritto all’informazione e alla partecipazione attiva nel processo decisionale per gli individui soggetti a TSO, compromettendo così il loro diritto di autodeterminazione e difesa.

Punti chiave dell’ordinanza

– Legittimità Costituzionale: La Corte ha ritenuto che le disposizioni attuali del TSO possano violare diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione italiana, in particolare quelli relativi alla libertà personale e al giusto processo.

– Necessità di riforma: È stata sottolineata l’urgenza di riformare la disciplina del TSO per garantire una protezione adeguata dei diritti delle persone coinvolte. Le attuali procedure sono state giudicate insufficienti e potenzialmente arbitrarie.

– Critiche internazionali: La Corte ha richiamato le raccomandazioni del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa, che ha criticato la prassi attuale, evidenziando l’assenza di garanzie per i pazienti durante il processo di TSO.

L’ordinanza della Corte Suprema rappresenta un passo significativo verso la revisione della legge sul TSO in Italia. Essa non solo riconosce le lacune esistenti nella normativa attuale, ma invita anche a una riforma che possa garantire i diritti fondamentali delle persone sottoposte a trattamenti sanitari obbligatori.

Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) ha sollevato diverse critiche significative riguardo alla normativa attuale sul Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) in Italia. Queste critiche si concentrano principalmente su aspetti legati alla protezione dei diritti delle persone coinvolte e alla trasparenza delle procedure.

Principali critiche del CPT

1. Mancanza di informazione e coinvolgimento:

 Il CPT ha evidenziato che le persone sottoposte a TSO spesso non ricevono informazioni adeguate riguardo al loro status giuridico e alle procedure in corso. Questa mancanza di comunicazione compromette il diritto all’informazione e alla partecipazione attiva nel processo decisionale, essenziale per il rispetto dell’autodeterminazione.

2. Assenza di audizioni dirette: Una delle critiche più rilevanti riguarda l’assenza di audizioni dirette da parte del giudice tutelare. Il CPT ha sottolineato che la prassi attuale, in cui i pazienti non vengono mai incontrati di persona dal giudice, è incompatibile con le garanzie previste dalla Costituzione italiana, in particolare con l’articolo 13, che tutela la libertà personale.

3. Procedure arbitrarie e discrezionali: Le decisioni relative al TSO sono spesso lasciate alla discrezionalità del giudice tutelare, senza garanzie sufficienti per le persone. Questo porta a situazioni in cui le misure restrittive possono essere imposte senza un adeguato contraddittorio o senza che il diretto interessato possa contestare efficacemente tali decisioni.

4. Critiche alla tempestività delle notifiche: Il CPT ha messo in evidenza che le notifiche relative ai provvedimenti di TSO non vengono sempre effettuate, impedendo alle persone coinvolte di presentare opposizione entro i termini previsti. Questo è stato un punto centrale anche nell’ordinanza della Corte Suprema di Cassazione, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di garantire un ricorso tempestivo ed effettivo.

5. Inadeguatezza delle garanzie procedurali: La normativa attuale non prevede sufficienti garanzie procedurali per proteggere i diritti delle persone coinvolte, come il diritto a un ricorso effettivo contro decisioni che limitano la libertà personale. Questo è stato considerato un potenziale rischio di restrizioni arbitrarie della libertà.

Queste critiche hanno portato a una crescente richiesta di riforma della legge sul TSO, al fine di garantire una maggiore protezione dei diritti umani e una procedura più equa e trasparente per gli individui coinvolti.

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Sorpresa!? Il TSO è incostituzionale: dialogo su una controriforma – Webinar di ‘Diritti alla Follia’

Diritti alla Follia · 22/09/2024 · Lascia un commento

La legge sul Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è incostituzionale? È questo uno dei temi centrali che affronteremo nel prossimo webinar organizzato dall’Associazione Radicale Diritti alla Follia. Partendo dalla recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 27413/2023 https://dirittiallafollia.it/wp-content/uploads/2024/09/24124_2024_ORDINANZA-INTERLOCUTORIA-1.pdf , che ha sollevato dubbi rilevanti sulla legittimità costituzionale delle attuali norme del TSO, discuteremo dell’urgenza di una riforma per garantire la piena tutela dei diritti delle persone direttamente coinvolte.

Dettagli dell’evento:

  • Data: 2 ottobre 
  • Ora: 16:00 
  • 📍 In diretta su: https://www.facebook.com/DirittiallaFollia

Durante l’incontro, analizzeremo sia l’ordinanza della Corte di cassazione, sia la proposta di legge avanzata dalla nostra associazione per la riforma del TSO. L’obiettivo è rendere il Trattamento Sanitario Obbligatorio una misura che rispetti pienamente i diritti fondamentali della persona coinvolta nella procedura. I temi principali includono:

– Diritto all’informazione tempestiva: La persona deve essere immediatamente informata delle ragioni del suo TSO, della sua durata e delle opzioni di ricorso.

– Diritto al contraddittorio e alla difesa: È essenziale assicurare che ogni individuo sottoposto a TSO possa avere una difesa legale obbligatoria e gratuita, per garantire una vera rappresentanza legale e un controllo giudiziario effettivo.

– Rafforzamento della tutela giurisdizionale: Occorre migliorare i meccanismi di controllo da parte delle autorità competenti, evitando convalide automatiche e rafforzando il monitoraggio tramite il Garante Nazionale dei Detenuti e Ristretti.

Interventi previsti:

– Michele Capano, presidente di ‘Diritti alla Follia’

– Alessandro Attilio Negroni, giurista e professore di Filosofia del Diritto presso l’Università di Genova 

– Gioacchino Di Palma, avvocato 

– Alberto Brugnettini, vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani 

La necessità di una riforma

La legge del 1978 che regola il TSO presenta molte lacune, come rilevato dalla Corte di Cassazione nella recente ordinanza n. 27413/2023. Le persone sottoposte a TSO non sono adeguatamente coinvolte nel processo decisionale e spesso non ricevono una comunicazione chiara e tempestiva sulla loro condizione.

I controlli da parte delle autorità, come Sindaco e Giudice Tutelare, spesso si limitano a mere formalità.

 Di conseguenza, il TSO diventa una limitazione della libertà personale senza un vero contraddittorio.

L’uso della contenzione e la mancanza di comunicazione con l’esterno aggravano ulteriormente la situazione.

Principali criticità dell’attuale sistema:

1. Mancanza di consapevolezza tra gli operatori sanitari: Il TSO viene spesso considerato una procedura medica di routine, senza riconoscere le sue gravi implicazioni legali.

2. Inefficacia del controllo: Le richieste di TSO sono approvate quasi automaticamente, senza un esame approfondito delle reali necessità della persona.

3. Mancanza di informazione: Le persone sottoposte a TSO spesso non conoscono le ragioni del loro ricovero e non sono informate adeguatamente sui trattamenti che ricevono.

4. Uso di misure coercitive: Pratiche come la contenzione meccanica e farmacologica sono ampiamente utilizzate, anche in mancanza del consenso informato del paziente, in violazione dei diritti delle persone direttamente coinvolte.

 La Proposta di Riforma di ‘Diritti alla Follia’

Per affrontare questi problemi, l’Associazione ‘Diritti alla Follia’ ha avanzato una proposta di riforma che mira a garantire maggiore trasparenza e garanzie per le persone sottoposte a TSO. Tra le modifiche principali proposte:

1. Notifica obbligatoria del provvedimento di TSO: Ogni persona sottoposta a TSO deve ricevere una comunicazione immediata e chiara del provvedimento, con indicazione delle motivazioni e delle possibilità di ricorso.

2. Difesa legale obbligatoria e gratuita: Il diritto alla difesa è fondamentale. Chi è sottoposto a TSO deve poter nominare un avvocato di fiducia o ricevere una difesa d’ufficio per garantire un controllo giurisdizionale effettivo.

3. Limite ai rinnovi del TSO: La proposta introduce un limite ai rinnovi del TSO, stabilendo che il trattamento possa essere rinnovato solo una volta. Questo evita che la misura si prolunghi per periodi indefiniti, garantendo un controllo più rigoroso

4. Stato di necessità come condizione essenziale del TSO: La proposta di TSO deve dimostrare l’urgenza dell’intervento, in conformità con l’art. 54 del codice penale, giustificando la necessità del trattamento come extrema ratio.

5. Divieto di contenzione meccanica e farmacologica: Viene proposto un divieto esplicito dell’uso di strumenti coercitivi.

6. Installazione di telecamere nei reparti psichiatrici: Per garantire maggiore trasparenza e tutela, è previsto l’obbligo di installare telecamere di sorveglianza nei reparti di psichiatria, le cui registrazioni saranno soggette a norme stringenti sulla privacy e utilizzabili solo per garantire il rispetto dei diritti delle persone ricoverate.

Unisciti a noi in diretta il 2 ottobre su Facebook https://www.facebook.com/DirittiallaFollia e partecipa a questo importante dibattito. Il cambiamento è possibile solo se ne siamo parte!

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Comunicato stampa: Cassazione: riforma urgente del TSO, svolta in linea con la proposta di ‘Diritti alla Follia’

Diritti alla Follia · 11/09/2024 · Lascia un commento

Era ora: la Cassazione conferma l’urgenza di riformare il TSO, in linea con la proposta dell’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’, che da anni – tra l’ostilità dell’intero mondo psichiatrico, giudiziario ed istituzionale –  sottolinea l’incostituzionalità della norma.

L’associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ sottolinea l’importanza (seppure la tardività) della recente ordinanza n. 24124 della prima sezione civile della Corte di Cassazione, che ha sollevato rilevanti questioni di legittimità costituzionale in merito al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Questa decisione conferma l’esigenza di una revisione profonda delle norme attuali, per garantire una tutela effettiva dei diritti delle persone sottoposte a TSO, in linea con i principi sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani.

L’ordinanza riconosce chiaramente come l’attuale normativa sul TSO, basata sugli articoli 33, 34 e 35 della Legge n. 833/1978, sia carente nel garantire al diretto interessato il diritto all’informazione tempestiva e alla partecipazione attiva nei processi decisionali. La Cassazione evidenzia che tali lacune compromettono il diritto di autodeterminazione e di difesa del diretto interessato, rappresentando un potenziale rischio di restrizioni arbitrarie della libertà personale.

Questa riflessione non è isolata. L’ordinanza rispecchia infatti le raccomandazioni del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) all’Italia in tema di TSO, ribadendo l’importanza di un maggiore coinvolgimento del diretto interessato nel percorso decisionale. In questo contesto, la proposta di riforma avanzata da ‘Diritti alla Follia’ disponibile al seguente link https://dirittiallafollia.it/2021/04/26/riforma-della-procedura-di-applicazione-del-trattamento-sanitario-obbligatorio/ emerge come una soluzione non solo necessaria, ma anche la più garantista, rispetto alle attuali esigenze di tutela dei diritti fondamentali.

La Corte rileva la non conformità alla Costituzione della Repubblica (artt. 2, 3, 13, 24, 32 e 111, nonché all’ art. 117 in relazione agli artt. 6 e 134 CEDU) per la mancata previsione “della notifica dei provvedimenti, nonché di passaggi procedimentali a garanzia del diritto al contraddittorio, alla difesa e ad un ricorso tempestivo ed effettivo avverso decisioni che limitano il diritto di autodeterminarsi in materia di trattamenti sanitari e la libertà personale, compresa l’ audizione del soggetto interessato”.

Le garanzie proposte dal 2017 dall’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ (accolte con indifferenza e scherno generali) si rivelano in linea con le valutazioni della Suprema Corte.

Tali indicazioni sono perfettamente in linea con la proposta elaborata dall’associazione ‘Diritti alla Follia’ che – in sintesi, prevede tra l’altro:

1. Notifica tempestiva e completa: assicurare che il diretto interessato riceva una notifica chiara, immediata e comprensibile del provvedimento sindacale che ordina il TSO e dei documenti che lo supportano (proposta di un medico, conferma del secondo medico, decreto del giudice tutelare), insieme alla possibilità di opporsi o richiederne la revoca prima che il trattamento sia convalidato;

2. Diritto al contraddittorio: garantire che il diretto interessato venga sempre ascoltato direttamente in udienza dal Giudice tutelare chiamato a convalidare l’ordinanza di TSO, se necessario con appositi spazi nei luoghi di degenza;

3. Diritto di difesa: prevedere la necessaria nomina di un avvocato (d’ufficio se non di fiducia) per garantire una tutela legale piena anche in situazioni di incapacità temporanea;

4. Effettività della tutela giurisdizionale: rafforzare il controllo giurisdizionale, oggi limitato alla correttezza formale della procedura, ma anche sul merito del provvedimento, valutando attentamente le condizioni specifiche del diretto interessato, se necessario con l’ausilio di consulenti

La proposta è stata sottoposta da anni all’attenzione di partiti e di parlamentari, del mondo psichiatrico, dell’associazionismo che a vario titolo si muove attorno alla cosiddetta “salute mentale”. Le unanimi reazioni sono state rappresentate talora da un assordante silenzio alla nostra richiesta di interlocuzione, talaltre (dalla SIP, Società Italiana di Psichiatria, con un articolo pubblicato  su ‘Quotidiano Sanità’ nel 2017 a firma del suo Presidente, disponibile al seguente link  https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=52756 , alla cosiddetta psichiatria “progressista” di Psichiatria Democratica e dei “triestini” autonominatisi custodi dell’ortodossia “basagliana”) di aperta ostilità.

Ci si è detto che attaccavamo un modello che ci è internazionalmente invidiato, che si trattava della migliore legge concepibile, che dovevamo contemperare il “diritto alla salute” del malato con la procedura giuridica del TSO, senza blaterare di garanzie che avrebbero intralciato il lavoro dei medici. Lo dicano adesso ai Giudici della Prima Sezione della Suprema Corte (destatisi da un sonno quarantennale), lo dicano alla Corte Costituzionale chiamata ad una importante sentenza (speriamo finalmente seria e coraggiosa) che – tuttavia – non può eludere la funzione che spetta al legislatore, e che l’Associazione Radicale ‘Diritti alla Follia’ continuerà a sollecitare nei prossimi mesi, magari con l’aiuto dei cittadini che vorranno unirsi a quest’ impegno.

                                                                                                   Roma, 11 settembre 2024

Associazione ‘Diritti alla Follia’


ORDINANZA INTERLOCUTORIA
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Trattamento sanitario obbligatorio, alla Consulta la mancata informazione del “paziente”: violato il diritto di difesa | NT+ Diritto

Trattamento Sanitario Obbligatorio, ora la parola passa alla Corte Costituzionale  – Quotidiano Sanità

 

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ULTIMI A CHI ? Una sfida politica per i diritti degli utenti della salute mentale

Diritti alla Follia · 07/09/2024 · Lascia un commento

Lettera aperta congiunta

Il Meeting di Rimini 2024*, giunto alla sua 45ª edizione e svoltosi dal 20 al 25 agosto con il tema “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?“, ha incluso un panel dedicato alla salute mentale intitolato “Disagio mentale e compassione“. Questo spazio di discussione ha affrontato la questione del disagio psichico utilizzando termini come “compassione” e “ultimi”, concetti che, sebbene centrali nel discorso possono risultare problematici per diversi motivi.

Questo linguaggio, frequentemente riscontrato nel discorso pubblico, riduce la complessità delle vite e delle esperienze delle persone coinvolte, rischiando di perpetuare una visione distorta e altamente stigmatizzante. Nel nostro paese, è comune sentire discorsi che dipingono gli utenti della salute mentale come “ultimi”, “deboli”, “fragili” o “emarginati”. Sebbene probabilmente non intenzionato a offendere, questo modo di esprimersi contribuisce a mantenere un’immagine di fragilità e marginalità che non riflette la realtà complessa e diversificata delle persone coinvolte e dei loro famigliari.  Tale retorica ostacola un vero progresso sociale, mantenendole ai margini del dibattito pubblico.

Quindi, ci sta sfuggendo di mano l’essenziale per rafforzare la grande fatica a resistere?

Considerare gli utenti della salute mentale come “ultimi” riflette una visione limitata e antiquata che non riconosce appieno i loro diritti e il loro valore come cittadini a pieno titolo. Continuare a usare questo linguaggio rinforza una narrativa ed enfatizza il concetto di inferiorità sociale, distogliendo l’attenzione dai reali problemi che devono essere affrontati e dalle soluzioni da implementare.

Inoltre, vedere le persone che manifestano una qualche sofferenza psichica come “ultime” suggerisce che i curanti non abbiano una chiara comprensione di come affrontare la loro sofferenza, se non attraverso la “sedazione”. Questo atteggiamento riflette un modello biomedico dei disturbi psichici, che considera le persone “malate”, rendendo evidente l’incapacità degli operatori sanitari nel comprendere le cause del disagio e nell’adottare le strategie necessarie per superarlo.

La questione non riguarda solo il linguaggio, ma anche l’approccio della società e della politica verso i diritti degli utenti della salute mentale. Parlare di “ultimi” in questi termini rischia di ridurre il dibattito a una questione di compassione piuttosto che di giustizia. Queste persone non devono essere viste come soggetti da compatire ma come individui che meritano pieno rispetto e diritti, inclusa la partecipazione attiva alla società.

Queste riflessioni in realtà riguardano tutti.  Politici, media, operatori del settore, persone con esperienza di disagio emotivo, dovrebbero essere tra i primi ad impegnarsi per un cambiamento radicale di questa narrativa ottusa e reazionaria.

Concludendo, con questa lettera, invitiamo a riflettere sull’importanza di cambiare il paradigma linguistico e sociale da un linguaggio di marginalizzazione a uno che riconosce la piena dignità e i diritti di questi individui e, in definitiva, di tutta la collettività.

* https://www.meetingrimini.org/edizioni/edizione-2024/programma-2024/

Gli amministratori di ‘Mad in Italy’, portale di informazione scientifica

L’ Associazione ‘Diritti alla Follia’ 

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